di Stefania Marino | Fotografie di Umberto Griffo
Quasi 600 chilometri in bicicletta per scoprire in 15 tappe la bellezza dei borghi e della natura del parco nazionale del Cilento. In sella lungo la Via Silente
“Favete linguis”, dicevano i latini. Tacete. Non proferite parola. Da qualche anno nel Cilento qualcuno ha disegnato sulla carta un percorso per cicloturisti battezzandolo con vena poetica La Via Silente. Mai nome fu così calzante per descrivere questo tracciato che tocca orizzonti di mare e di alture, sfidando l’altitudine e le cime più selvagge del Cilento. Simona Ridolfi, presidente dell’Associazione La Via Silente ha unito la sua smisurata passione per la bicicletta con un ragionato desiderio di valorizzazione del territorio. Era il 2014 quando insieme a Carla Passarelli decisero di montare in sella e tracciare chilometro dopo chilometro il percorso della Via Silente. Un’esperienza che dopo due anni ha portato alla creazione di un itinerario cicloturistico tanto affascinante quanto non facile, perché la morfologia del territorio – che ricade quasi per intero all’interno del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni – è piuttosto varia: si sale, spesso, arrivando (se si vuole) ai 1800 metri del monte Cervati. Ma quel che si attraversa vale la relativa fatica: paesaggi da ricordare, una natura sovrabbondante come la storia che ha attraversato queste terre, mescolandosi all’arte, e poi musica genuina come il cibo, mastri artigiani. Non un semplice viaggio in bici ma un andare che rimanda al silentium come abbandono e scoperta. Quel tacere che lascia spazio allo sguardo e alla conoscenza. La Via Silente come voce del Cilento.
Il percorso ad anello lungo circa 600 chilometri si articola in 15 tappe, non ci sono tratti di ciclabli, ma si percorrono sempre strade poco trafficate con qualche minimo tratto di sterrato (circa il 10%).
Si parte da Castelnuovo Cilento. Nella piazzetta del paese si trova Casa Silente Km 0 che è il punto di partenza, dove ritirare la mappa, il roadbook e la Silentina, sorta di credenziale dell’ospitalità che attesta man mano tramite dei timbri – come avviene nei Cammini religiosi – il passaggio del cicloturista sulla Via Silente. In sella alla bici ci si avvia lasciandosi alle spalle le sculture di ciottoli dell’artista Guerino Galzerano. La prima tappa attraversa il borgo di Pollica dove si trova il Castello dei Principi Capano. Percorrendo solo pochi chilometri lungo il mare si arriva alla frazione di Acciaroli con il suo borgo, la Torre e il porticciolo. Pollica negli anni ha saputo andare incontro al turismo sostenibile anche grazie all’azione di Angelo Vassallo, il sindaco pescatore, convinto ambientalista, ucciso da un attentato di presunta matrice camorrista il 5 settembre 2010. Qui, nella frazione Pioppi, si trova il Museo vivente della Dieta Mediterranea, omaggio del borgo allo scienziato statunitense Ancel Keys, che nella frazione visse per oltre 40 anni conducendo i suoi studi sulla dieta divenuta Patrimonio culturale immateriale dell’umanità Unesco nel 2010.
La Via Silente continua lungo uno dei tratti più suggestivi della costa cilentana, passando per il borgo di Agnone. Pedalando ancora si arriva a Castellabate. Lasciando la via del mare serve forza di gambe per affrontare la salita che raggiunge il borgo antico dominato dall’imponente Castello dell’Abate fondato nel 1123 da S. Costabile Gentilcore. Affacciandosi dal belvedere si domina il Tirreno e tutta la costa, specie al tramonto vale la fatica. Addentrandosi tra vicoli e vicoletti, si arriva nella piazza che ha fatto da sfondo a diverse scene di Benvenuti al sud, film di qualche anno fa con Claudio Bisio e Alessandro Siani. Un esempio di cineturismo che ha prodotto notevoli risultati in termini di arrivi in questa località che già ammaliò Gioacchino Murat, re di Napoli e maresciallo dell’Impero ai tempi di Napoleone Bonaparte, che lodando Castellabate per la sua salubrità avrebbe detto il famoso «qui non si muore», ora ricordato da una targa.
Lasciata Castellabate ci si addentra per le colline. La seconda tappa termina a Vatolla dove non si può non fare sosta a Palazzo De Vargas per rendere omaggio a uno dei più importanti filosofi italiani, Giambattista Vico. Oggi è sede della Fondazione omonima e ospita anche l’interessante Museo vichiano. In sella per la terza tappa: lunga solo 26 chilometri è un susseguirsi di paesi, tra chiese e conventi come quello di S. Francesco nei pressi di Rocca Cilento. Si attraversa Prignano Cilento e oramai il Tirreno è alle spalle. Da segnalare, lungo la quarta tappa, Trentinara: un borgo costruito su una rupe da cui si gode di un maestoso panorama della Costiera Amalfitana che spazia fino all’isola di Capri. A metà agosto si tiene ogni anno la Festa del Pane. Il percorso termina dopo 45 chilometri di saliscendi a Felitto. Se si arriva con il sole ancora alto conviene andare a rinfrescarsi alle selvagge gole del Calore, dove con un po’ di fortuna si può avvistare l’inavvicinabile lontra.
Continuando lungo il percorso ci si può fermare alle Grotte di Castelcivita, tesoro speleologico lungo 4.800 metri in cui si fa lo slalom tra stalattiti e stalagmiti. La quinta tappa fa sosta a Petina, borgo medievale circondato da fitti boschi. Da qui parte una delle tappe più impegnative che raggiunge i 1223 metri. Siamo nel massiccio dei Monti Alburni. La Via Silente si inerpica in direzione Corleto Monforte dove si trova il Museo naturalistico degli Alburni e poi scende verso Roscigno, noto per il suo vecchio borgo abbandonato dall’inizio del secolo scorso. Un’architettura carica di fascino, una Pompei del Novecento. Un’altra area toccata dalla Via Silente è quella del Vallo di Diano. Teggiano, è una delle cittadine più importanti di questo territorio, un centro storico arroccato che vanta innumerevoli luoghi di interesse tra chiese e musei. La maestosa Cattedrale di Santa Maria Maggiore con un portale del 1279 di Melchiorre di Montalbano. Notevole e imponente il Castello Macchiaroli. A Teggiano, ogni anno la storia si ripete con l’evento Alla Tavola della Principessa Costanza rievocazione del matrimonio tra Antonello di Sanseverino e Costanza da Montefeltro, celebrato nel 1480. Riscendendo il viaggio continua verso Padula con la sua Certosa dedicata a San Lorenzo, fondata nel 1306 da Tommaso Sanseverino. Il grande complesso monastico si articola in vari ambienti di incomparabile bellezza: la chiesa, il chiostro grande con i suoi oltre 15mila metri quadrati, la sala del capitolo, il refettorio. A poche centinaia di metri il Battistero paleocristiano di San Giovanni in Fonte merita una visita.
Padula è la cittadina del Vallo di Diano che diede i natali al poliziotto Joe Petrosino che, emigrato a New York, combatté contro la mafia, ma venne ucciso a Palermo nel 1909. Nel centro storico la Casa museo ne ricorda le gesta. Da Padula lo sguardo arriva al monte Cervati. È una delle sfide più impegnative della Via Silente, si sale fino a 1899 metri, lì dove nasce il Bussento. La tappa verso il Cervati parte da Sanza, comunità che mantiene un legame stretto con il monte: ogni estate tutti i fedeli salgono a piedi per venti chilometri per portare la statua della Madonna della Neve in una cappelletta del X secolo posta in vetta. La decima tappa tocca Caselle in Pittari, dove il fiume Bussento si inabissa per riemergere solo a Morigerati, piccolo comune che è anche l’unico in provincia di Salerno ad essersi meritato la Bandiera Arancione del Touring. Si riprende il viaggio scendendo dritti verso il mare. Prima Policastro Bussentino, poi Scario, elegante centro balneare. Risalendo la collina si arriva Bosco, frazione di San Giovanni a Piro dove visse esule l’artista spagnolo José Ortega le cui maioliche ricordano le vittime della repressione borbonica del 1828. La tappa successiva porta a Marina di Camerota – dove si trova il Villaggio Touring – e dove si possono ammirare falesie calcaree, grotte e cale che sono entrate a far parte dell’area marina protetta Costa degli Infreschi e della Masseta. Il percorso continua verso Palinuro, ad averla fatta tutta di fila si sarebbe alle tredicesima tappa, con quasi 500 chilometri alla spalle e una giornata di riposo al mare sarebbe più che meritata. Anche perché subito si torna a salire verso Pisciotta e i suoi grandi ulivi. Passando per Ceraso si arriva ai piedi del Monte Gelbison dove ogni anno giungono migliaia di fedeli in visita al Santuario della Madonna di Novi Velia, da cui si gode una ampia vista sul Vallo di Diano e il golfo di Salerno. Qui parte l’ultima tappa che tocca il colorato borgo di Piano Vetrale, ravvivato da una miriade di murales, prima che il cerchio si chiuda: altri 20 chilometri e si torna a Castelnuovo Cilento. Pedalando in silenzio, stanchi di certo, ma sorpresi, vien da dire quasi ammirati da tanta, inaspettata, bellezza.