di Redazione Touring
Le riflessioni di Franceschini, De Rita, Prodi, Iseppi e Calabrò, dopo l’incontro con il Presidente della Repubblica, sul ruolo strategico del Tci e sul volume realizzato per i soci
Dopo l’incontro con il Presidente Mattarella, nella Biblioteca del Quirinale si è tenuto un intenso dialogo su Prendersi cura dell’Italia bene comune, il volume realizzato per i soci, e più in generale sul ruolo strategico del Tci. All’incontro, coordinato da Antonio Calabrò, hanno partecipato Dario Franceschini, Franco Iseppi, Giuseppe De Rita e Romano Prodi. Questi in sintesi alcuni degli spunti emersi. Dario Franceschini: «I temi cari al Tci coincidono perfettamente con il mio lavoro al Ministero. La crescita del turismo ci pone di fronte al problema di governare questa crescita. Ma dobbiamo governarla puntando a un turismo colto, intelligente che approfondisca la nostra storia e che sia un’esperienza per capire l’Italia rispettando il nostro patrimonio e il paesaggio. Il nostro è un patrimonio infinito: artistico, archeologico, di borghi, musei, città d’arte, cammini religiosi... Ma la distribuzione non è uniforme tra nord e sud e anche tra le città, alcune in overbooking, altre deserte. Il Tci ha sempre fatto questo lavoro per far conoscere l’Italia “minore” e per trasformare i turisti in viaggiatori. L‘Italia deve essere sempre di più un Paese per viaggiatori». Giuseppe De Rita: «Oggi non si viaggia solo per vedere ma per sperimentare la vita di altre comunità. Milioni di persone hanno fatto del turismo una filiera portante dell’economia italiana e un grande settore di creazione di valore. Ma non si possono sottovalutare le possibili conseguenze negative di un turismo di bassa qualità sul tessuto sociale del Paese. La società italiana deve sollecitare un certo mondo del turismo troppo segnato da un appiattimento verso il basso a compiere un salto di qualità» Romano Prodi: «Mentre il centro dell’industria e della finanza si è spostato verso l’Atlantico e il Pacifico, la leadership del turismo resta ancora nel piccolo Mediterraneo. Solo qui convivono tutte le molteplici e diverse caratteristiche che soddisfano i desideri dei turisti. Il turismo rimane tra i più diffusi legami interpersonali in un mare che oggi è più diviso che in passato. Il turismo vive di pace ma non può da solo costruire la pace. Deve essere accompagnato dalla creazione di università, centri ricerca comuni, strutture finanziarie paritarie e collaborazioni tra i vari Paesi, liberati dal proprio passato. Il turismo svolge un ruolo centrale nel Mediterraneo, anche se è un ruolo di supplenza e non può sostituire il compito della politica». Franco Iseppi: «Fu felice l’intuizione dei fondatori del Tci che il turismo potesse rendere le persone migliori. E su questo il Club ha impostato la sua attività in 125 anni. Ma in molte parti del mondo il turismo, anziché migliorare la qualità della vita, diventa una minaccia. L’overtourism ci obbliga a una riflessione sul tema della sostenibilità dei flussi dei viaggiatori e del loro impatto sui luoghi visitati. La questione etica in un fenomeno che muove 1 miliardo e 400 milioni di persone è ormai centrale per il suo sviluppo futuro». Antonio Calabrò: «Questo Paese è di una bellezza tale che merita un’attenzione più profonda, accurata e rispettosa. La bellezza è una identità del nostro vivere civile, ma anche una qualità del nostro sviluppo economico. La bellezza produce ricchezza, l’identità produce sviluppo. Il futuro del Tci è nel prendersi cura dell’Italia. È un’indicazione strategica. In questo libro gli autori si sono fatti carico di pensare a una prospettiva per questa associazione. E siamo tutti convinti che l’Italia abbia nei suoi beni comuni un elemento fondamentale di sviluppo»