di Luca Bonora | Fotografie di Cristiano Bonora
Dall’Egitto delle piramidi all’Italia del Rinascimento, il mondo dei videogiochi moderni offre straordinarie opportunità per spostarsi, nel tempo e nello spazio, senza uscire di casa. E per rivivere la storia in prima persona
Ezio Auditore, nobile fiorentino appartenente alla Setta degli Assassini (un immaginario ordine segreto in secolare lotta contro i Templari), sorvola piazza S. Marco a Venezia con l’aliante inventato da Leonardo da Vinci, suo contemporaneo. è una delle scene simbolo di Assassin’s Creed II, videogioco pubblicato da Ubisoft nel 2009, parte di una saga che ha ormai raggiunto i dieci capitoli e milioni di giocatori in tutto il mondo.
Assassin’s Creed II si svolge in Italia al tempo del Rinascimento, fra le città di Venezia, Roma, Firenze e altri centri minori della Toscana. Tutte ricostruite nel dettaglio. E ha contribuito in maniera insospettabile a far conoscere questi luoghi a un pubblico di giovani e giovanissimi.
La scena condensa in pochi istanti storia, arte e architettura, presentandoli con un linguaggio moderno, immediato e proponendo un’esperienza culturale, per quanto virtuale. Qualcosa che coinvolge e attira non solo i ragazzini: la saga di Assassin’s Creed, iniziata oltre 13 anni fa, ha ormai unito due generazioni. Del resto, se è vero che oltre il 90% dei nati dopo gli anni Ottanta utilizza videogiochi, è anche vero che oggi l’età media dei videogiocatori è 35 anni, come spiega Fabio Viola, esperto di gamification. «Quella dei videogiochi è un’industria che fattura un miliardo di euro l’anno in Italia e quasi 100 nel mondo.»
Spiega Alberto Ziello di Ubisoft Italia (la casamadre è francese ed è la più importante produttrice di videogiochi moderni nel Vecchio continente): «Il team di sviluppo di Assassin’s Creed II visitò di persona i luoghi e studiò in archivi, biblioteche e musei. Utilizzarono mappe, dipinti e libri di quel tempo per ricostruire l’atmosfera dell’epoca, coinvolgendo anche storici e storici dell’arte».
Per comprendere il livello di accuratezza, basti un esempio: in Assassin’s Creed Unity (2014), ambientato in Francia nel XVIII secolo, la cattedrale di Notre-Dame di Parigi è stata riprodotta in maniera così dettagliata che dopo l’incendio del 15 aprile 2019 si è pensato di usare le immagini del videogioco per aiutare la ricostruzione del tetto e degli elementi distrutti dalle fiamme.
Questo lavoro così accurato ha avuto anche imprevisti e piacevoli effetti collaterali: in alcune località riprodotte c’è stato un incremento di turisti. è il caso di Monteriggioni, minuscolo borgo fortificato in provincia di Siena, Bandiera Arancione Tci come la vicina San Gimignano, e come San Gimignano presente in Assassin’s Creed II. Nel 2010, come racconta Andrea Capone nella sua tesi Turismo videoludico: in viaggio con Assassin’s Creed II tra Monteriggioni e San Gimignano, c’è stato un incremento dei pernottamenti (+16%) e degli ingressi al Museo delle armature e ai camminamenti sulle mura (+30%). Ma il dato più interessante è un altro: dalle risposte a un questionario per i visitatori realizzato dal Comune di Monteriggioni nel 2016, risultava che l’11 per cento dei turisti arrivati nel borgo medievale avevano scoperto la sua esistenza grazie al videogioco. A distanza di diversi anni dalla pubblicazione del videogioco, il nome del borgo di Monteriggioni era ancora legato ad Assassin’s Creed II.
In Ubisoft utilizzano un neologismo oggi piuttosto diffuso, infotainment (da information + entertainment, informazione più intrattenimento), per definire i videogiochi della serie Assassin’s Creed. Che hanno anche creato una vera forma di turismo virtuale. «Sia in Odissey, ambientato nell’antica Grecia, sia in Origins, che si sviluppa nell’antico Egitto, esiste una modalità parallela al gioco vero e proprio, quella delle visite guidate nei luoghi del videogioco: si chiama Discovery Tour» racconta Paolo Cupola, giornalista esperto di giochi e videogiochi. «Un turismo virtuale che permette di visitare luoghi ormai scomparsi, ma ricostruiti nei minimi dettagli. In Origins è possibile assistere all’imbalsamazione di una mummia dentro la piramide di Cheope. Facendo una battuta, chi gioca ad Assassin’s Creed impara la storia suo malgrado...».
La saga di Assassin’s Creed è la punta dell’iceberg di un fenomeno piuttosto diffuso nel mondo dei videogiochi: ricostruire città e location reali, permettendone così la conoscenza e la scoperta. Qualche esempio? Caucaso, Georgia e Azerbaigian fanno da sfondo a Tom Clancy's Splinter Cell (Ubisoft, 2002), spy story con protagonista un agente segreto americano. Una copia digitale dell’attore Vin Diesel è protagonista di The wheelman (Ubisoft, 2009), agente infiltratosi in una banda criminale di Barcellona: durante il gioco è possibile ammirare i monumenti più famosi della città, come la Sagrada Familia e la Cattedrale. Ancora, Grand Theft Auto V (Rockstar Games, 2013), videogioco ambientato nel mondo della malavita, ricostruisce fedelmente alcune città della California, pur cambiando loro il nome: sono riconoscibili Los Angeles (ribattezzata Los Santos), Miami (Vice City) e New York (Liberty City).
E anche il cult movie del 1969 The Italian Job, uscito in Italia come Un colpo all’italiana, ha avuto una sua versione videogioco nel 2001: come il film si dipana fra Torino, le Alpi e Londra, tutto ricostruito nel dettaglio; i giocatori sfrecciano in auto davanti alla Mole Antonelliana così come a Piccadilly Circus. «Sono oltre 300 i videogiochi ambientati, in toto o in parte, in Italia», racconta ancora Viola, «e sono stati giocati da circa 500 milioni di persone nel mondo: un bacino enorme che sta conoscendo ed ammirando il nostro Paese attraverso un videogioco».
Non sono però mancate le polemiche. Una ebbe fra i protagonisti addirittura il governatore della Regione Veneto Luca Zaia. Era il 2016 e il videogioco era Battlefield 1, pubblicato da Electronic Arts e ambientato nella prima guerra mondiale. Tra i vari scenari in cui era possibile giocare, c’era una missione sul Monte Grappa. In questo caso, l’esperienza di gioco permetteva di conoscere un episodio della Grande Guerra in un modo diverso rispetto ai libri, e di comprendere meglio, vivendola in prima persona, l’esperienza della guerra in trincea. Il livello di dettaglio e di immedesimazione nei videogiochi moderni è altissimo e molti esperti concordano che un’esperienza diretta, per quanto virtuale, possa insegnare molto. L’Associazione Nazionale Alpini protestò: non si può trasformare in gioco un luogo sacro, disse. Zaia condivise l’indignazione. «Eppure» racconta ancora Cupola, «all’epoca diverse scolaresche andarono a visitare il Monte Grappa dopo che alcuni studenti avevano giocato a Battlefield 1 e avevano chiesto di approfondire il tema».
Anche in questo caso, la capacità di un videogioco di raccontare un luogo reale, oltre che un momento storico cruciale, ha incrementato il turismo culturale. «Un luogo di memoria è un posto dove si va a ripensare il passato. E lo posso ripensare in tutte le forme che la mia cultura permette: racconti, mostre, spettacoli teatrali, musica, o anche giochi. Perché anche il gioco, per quanto divertente, è uno strumento di conoscenza», aveva chiuso le polemiche Antonio Brusa, storico e docente in Didattica della Storia. Se sui luoghi legati alle guerre la questione rimane delicata e controversa, è innegabile che la possibilità di esplorare e visitare attraverso i videogiochi luoghi reali, tuttora esistenti come Venezia, Firenze, Monteriggioni, oppure in gran parte scomparsi come Roma antica, l’Acropoli di Atene, l’antico Egitto è affascinante. Come scrisse Goethe, «Il sapere è come una sfera: più è grande, più sarà vasta la nostra superficie di contatto con l’ignoto».