di luca_bonora
E’ difficile da accettare, ma anche la pandemia da Covid-19 che ci ha messo in così grande sofferenza dipende dalle azioni scriteriate dei sapiens ai danni dell’ambiente.
E non è la prima volta: il 70% delle malattie infettive emergenti deriva da un’interazione più o meno diretta fra animali selvatici, addomesticati e sapiens. Determinata da noi. Vediamo come.
1) I cambiamenti di uso del suolo e l’intensificazione degli allevamenti intensivi amplificano i rapporti sapiens-fauna domestica-fauna selvatica. La deforestazione è il necessario preludio a queste attività, come dimostra il caso del virus Nipah (Malesia 1998), probabilmente legato all’aumento degli allevamenti intensivi di maiali al limite della foresta, dove cioè si disboscava per ottenere terreni a spese dei territori di pertinenza dei pipistrelli della frutta, portatori del virus. Lo spillover (il salto di specie) viene favorito dove si impiantano allevamenti intensivi e monoculture, come le palme da olio, a spese della foresta tropicale, cioè proprio dove la fauna selvatica è più importante per numero di specie e di individui e dove, di conseguenza, i patogeni sono più presenti e importanti.
2) Gli animali selvatici scacciati dai loro habitat raggiungono così le aree urbane densamente popolate: più sapiens concentrati in areali ristretti vuol dire maggiore rischio di contagi. I nomadi cacciatori-raccoglitori di oltre 10mila anni fa si ammalavano molto meno dei cittadini-agricoltori e non sviluppavano certo epidemie, dispersi com’erano nel territorio e con numeri inferiori. A questo va aggiunta la straordinaria rapidità dei collegamenti internazionali: qualsiasi vivente si sposti, porta con sé tutto il suo corredo microbico.
3) Il commercio illegale della fauna selvatica e i wet market asiatici. Nel caso di Covid-19 il pangolino cinese, le scaglie della sua "corazza" lo rendono molto ambito dai bracconieri. Il commercio illegale di animali selvatici vivi o di parti del loro corpo è veicolo per vecchie e nuove zoonosi, ovvero le malattia infettive, degli animali trasmissibili agli uomini, aumentando il rischio di pandemie: non è la prima volta che si sospetta che l’ospite intermedio di una malattia infettiva sia un animale vivo venduto in un mercato cinese.
Tutto questo porta a inevitabili spillover e ricade sotto la nostra responsabilità. Con la distruzione delle foreste distruggiamo anche il nostro antivirus naturale più efficace. Infine, sta iniziando a essere inquadrabile scientificamente un legame diretto fra diffusione del virus e particelle di condensazione atmosferiche, in pratica l’inquinamento dell’aria.
Non sfuggirà certo che sia la provincia di Hubei, sia la Pianura Padana sono regioni estremamente degradate dal punto di vista della qualità ambientale in generale e dell’aria in particolare, cosa che favorisce virus e malattie respiratorie.