di Graziano Perotti | Fotografie di Graziano Perotti
Nel Nord dell'isola di Zanzibar la pesca è un rito antico che tiene in piedi l'economia dei villaggi e innerva la comunità
Vedi le loro ombre avanzare nella bassa marea. Prima tremule figure che distingui appena; poi, a mano a mano che avanzano nell’acqua, sempre più definite. La luce dell’alba illumina la spiaggia, ed è la luce che rende la fatica del loro incedere più definita. Il nuovo giorno è un sipario teatrale che si apre al loro rientro dopo una notte in mare. Li osservi armeggiare e la piccola vela pian piano scende per essere depositata tra grandi pesci e resti del frugale pasto notturno. Su una minuscola barchetta lavorano anche sette pescatori: per la comunità di Nungwi la pesca è una risorsa fondamentale e tutti partecipano. Il vecchio Kafil – che in swahili significa “Colui che protegge” – con la canottiera bianca piena di buchi saluta le nipotine che tra poco andranno a scuola. Fortunate, non tutti i bambini a Zanzibar riescono ad andare a scuola, li aiutano le tante organizzazioni straniere presenti sul territorio ma anche la solidarietà che in alcuni villaggi regna tra i pescatori, un mutuo soccorso che ruota intorno alla pesca, una pesca solidale.
Questa mattina il villaggio si è svegliato allegro, è stata una buona pesca. Dalle barche scendono pescatori con tonni e marlin di varie dimensioni, i pescatori più anziani portano sulle spalle curve grossi pesci vela a mo’ di trofeo. Sorridono all’obiettivo, ma questo non annulla la grande fatica della notte in mare. Nei piccoli villaggi di pescatori che punteggiano la costa dell’isola aleggia l’atmosfera di certi romanzi d’avventura che si leggevano da ragazzi, libri capaci in poche righe di far sognare viaggi ai Tropici e avventurose battute di pesca. A due passi dal villaggio di Nungwi si trova una sfilata di hotel di lusso per la gioia di chi brama le vacanze ai Tropici nei nostri mesi invernali: le spiagge sono bianche, fini, e l’alternanza di alta e bassa marea non è così accentuata come in altre zone dell’isola, il bagno è assicurato tutto il giorno. Alcuni hotel condividono le spiagge con i pescatori, è una simbiosi innaturale a volte così stridente che si fatica a capire. Poi si pensa che il turismo porta lavoro e ricchezza e la pillola è meno amara. Pensi meno anche a creme solari e happy hour a base di aragoste e bollicine, tutto sotto lo stesso sole che segna la pelle dei pescatori più anziani come una mappa della vita. Una vita all’insegna della comunità: alcuni hanno formato una cooperativa e dividono il guadagno della giornata. La loro è una pesca sostenibile che non ha bisogno di fermi per ripopolare il mare. Ormai il sole è alto a Nungwi, un vecchio arranca sulla battigia sotto il peso di un grande marlin per portarlo all’asta, sulla spiaggia: per oggi il sostentamento della famiglia è assicurato. Lo guardi avanzare sulle sue gambe appesantite, pensi a quella minuscola barca in mare nel buio della notte, immagini la lotta tra uomini e pesci e rivivi le pagine de Il vecchio e il mare. Ma questo non è il romanzo di Hemingway, è la vita di ogni giorno dei pescatori di Zanzibar.