di Isabella Brega | Foto di Isabella Brega
Una vacanza diversa con un’houseboat ibrida, per essere protagonisti del proprio viaggio. Da Casale sul Sile alla laguna di Venezia, fra aree naturali ricche di avifauna, paesi poco noti e isole famose
Per chi li sa ascoltare ci sono ancora in Italia luoghi che sussurrano. Geografie dimenticate, custodi di culture d’acqua, mondi a parte che viaggiano a due velocità e non conoscono la parola overtourism. E quando ci si avvicina a questi luoghi dello spirito in punta di piedi, con rispetto, l’incanto è totale. Una vacanza slow e a basso impatto ambientale, a contatto con una natura complice e generosa, un momento di pausa dalla quotidianità per confrontarsi con saperi e sapori diversi ma anche tempo per sé, per ascoltarsi e ritrovarsi, a volte concedersi anche il lusso della pigrizia: questo il sogno del turista di oggi, attento, consapevole e curioso. Un sogno possibile grazie a una houseboat con motore elettrico ad alimentazione ibrida che concorre a ridurre il più possibile il proprio impatto sul territorio, sia in termini di inquinamento sia per quanto riguarda il moto ondoso. Un’esperienza unica, semplice ma coinvolgente, alla portata di tutti (non è necessario essere in possesso della patente nautica), ideale per gruppi di amici e famiglie e accessibile anche alle persone con disabilità motoria, che può iniziare da Casale sul Sile, in provincia di Treviso, nel cuore di un parco naturale regionale istituito nel 1991, per andare poi alla scoperta della laguna veneta settentrionale, di quella di Marano o della riviera del Brenta con la libertà, carta alla mano, di tracciare ogni giorno il proprio itinerario.
Una vacanza lenta e dinamica al tempo stesso, rilassante come solo la quiete del fiume, con i suoi ritmi pacati e rassicuranti, sa regalare, pronti a esplorare località e territori meno conosciuti, scoprendone le potenzialità escursionistiche e ricreative. L’Italia vanta oltre 1.560 chilometri di idrovie navigabili che, se ben tutelate con la pulizia dei letti dei fiumi e degli argini e la realizzazione di opere infrastrutturali, e incrementate dalle locali amministrazioni pubbliche, potrebbero sostenere e promuovere lo sviluppo e la crescita turistica ed economica. È stato calcolato infatti che ogni crociera fluviale sia in grado di generare un valore di indotto indiretto su ristoranti, servizi vari e negozi di circa 2.500 euro. Eppure a oggi, a causa di una percorribilità non sempre garantita, la frequenza di barche nelle idrovie italiane è in media solo di una ogni 10 chilometri, contrariamente a quello che succede per esempio in Francia, nel Canal du Midi dove, grazie a un’attenzione per le idrovie e a una manutenzione costante, il rapporto è invece di una ogni chilometro.
Dopo un corso teorico di un’ora, durante la quale si impara anche a consultare le carte nautiche, in uno specchio d’acqua chiuso ci si cimenta con la pratica, imparando a conoscere l’imbarcazione e le manovre di attracco e partenza. Presa dimestichezza con quella che per una settimana sarà la nostra confortevole e sicura “casa” si può partire. La prima prova è quella di uscire dal bacino di stazionamento grazie a una piccola chiusa, superata la quale si allarga placido il corso del Sile, il fiume di risorgiva più lungo d’Europa. Dieci chilometri all’ora è il massimo che può raggiungere l’houseboat, una velocità ideale per ammirare il paesaggio che ci scorre accanto, costeggiando piste ciclabili e sentieri per il trekking che si perdono lungo l’argine. Il fiume che divide ora raccorda un territorio di acqua apparentemente monotono, quasi bidimensionale, percepito come una sorta di vuoto da riempire di pensieri e suggestioni. Schiere di pioppi allineati come soldatini, canali e ponti tessono un paesaggio che ha consapevolezza di sé, fra chiesette dai campanili aguzzi, pescatori pazienti e ottimisti, ville storiche ed edifici rurali, rive assonnate, giardini che muoiono dolcemente sulle sponde del fiume mischiandosi a canneti e salici piangenti. Il fiume è scontato.
Capita spesso di attraversarlo o di costeggiarlo gettandogli appena uno sguardo, in modo distratto e superficiale. Senza prestare attenzione alla sua bellezza sommessa, alla sua grazia leggera, alla sua semplice magia. Eppure anche il fiume ha musiche e profumi: i richiami degli uccelli, i sentori di umido delle rive, il volo leggero delle libellule, lo sciabordìo della barca, il guizzare argenteo dei lucci, il tuffo elegante dei cormorani, i rintocchi solenni delle campane che si rincorrono sulle acque. Il fiume è pazienza. È comodo, è piano e arrendevole, lusinga e accarezza il placido fluire dell’acqua. Libero da aspettative, ignora i tormenti ma anche la grandiosità, il mistero e la promessa di altrove del mare. I suoi orizzonti sono miti, le linee semplici, sfumate e timide, i colori pacati e sommessi. Nel silenzio il sole che filtra fra gli alberi e chiazza la corrente regala una sensazione di umile, domestica poesia. L’acqua è un nastro vivo, una pennellata di luce che vibra, si rinnova, si colora e si accende col capriccio delle nubi.
Gli argini un tempo occupati da buoi che trainavano lentamente e con fatica i tradizionali burci, i barconi carichi di merci fra Treviso e la laguna veneta, ora sono allegramente percorsi da ciclisti e coppiette, mentre sulle sponde si alternano sobrie ma eleganti residenze storiche come Villa Fanio Cervellini, eretta nel XVIII secolo, dal bel frontone con tre finestre e mascheroni in chiave d’arco, Villa Barbaro Gabbianelli, secondo la tradizione voluta alla fine del Quattrocento da Caterina Cornaro, regina di Cipro per farne dono di nozze alla sua damigella Fiammetta, e la seicentesca Villa Bembo Gradenigo. Superate Villa Riva, costruita nel 1650 per la famiglia Da Riva di Venezia, la cui barchessa è oggi abitata dall’ex componente dei Pooh, Red Canzian, e la neoclassica Villa Mantovani Orsetti, si trova il centro della Lipu per il reinserimento delle cicogne, che nidificano sui camini delle case circostanti. Alla quiete di Casale sul Sile, con la chiesa di S. Maria Assunta, dal soffitto affrescato da Gian Domenico Tiepolo, segue, vicino al ristorante Villa Odino, l’oasi di S. Michele Vecchio, paradiso per gli amanti del birdwatching e poi l’approdo di Quarto d’Altino, noto per il museo e gli importanti resti archeologici, nei cui pressi il fiume Musestre confluisce placidamente nel Sile.
La chiusa di Pontegrandi introduce alle rive slabbrate del canale Silone, costeggiando la valle Perini, uno dei sei siti più importanti per l’avvistamento di anatidi, con i suoi canneti che ospitano fenicotteri rosa, cormorani, cavalieri d’Italia, beccacce di mare e aironi, mentre sui pali più alti sono appollaiati marangoni e falchi. Alla fine del canale la laguna veneta ci accoglie in tutta la sua vastità. Insieme alla via d’acqua anche il cuore e gli orizzonti si allargano. Serpeggiando fra barene e velme, aree di terreno fangoso che emergono con la bassa marea – perfette per ammirare stormi di limicoli, ma anche di piovanelli, albastrelli, pittime –, i lunghi pali abbracciati tre a tre delle briccole disegnano un’ampia autostrada acquatica, mentre in lontananza il luccichìo dorato dei palazzi e delle cupole di Venezia è un richiamo irresistibile. Le aree incontaminate si alternano alle barche dei pescatori, agli sportivi che si allenano con la voga alla veneta su affusolate imbarcazioni, ad antiche isole (la laguna ne vanta più di 80 fra grandi e piccole) che, quando parte l’ultimo vaporetto affollato di turisti, ritrovano silenzi e ritmi d’altri tempi.
Primo insediamento di quest’area e nucleo originario da cui ebbe origine la città della Serenissima, la minuscola Torcello, antico centro per la lavorazione della lana, sito archeologico e patrimonio Unesco, è dominata dall’imponente basilica di S. Maria Assunta dell’XI secolo, con lo straordinario mosaico del Giudizio Universale, il solitario campanile, la chiesa di S. Fosca e gli edifici del Museo provinciale, mentre la storica Locanda Cipriani, che nel novembre del 1948 ospitò Ernest Hemingway durante la stesura del suo romanzo Di là dal fiume e tra gli alberi, accoglie con i suoi manicaretti gli amanti dell’arte e della cucina italiana. Ai sussurri di Torcello si sostituiscono le grida dei colori squillanti di Burano, che si impongono in questo panorama indefinito di acqua e cielo, mentre i delicati trafori dei suoi merletti lasciano il posto alle trasparenze e ai giochi di luce dei vetri di Murano, con le sue fornaci e i suoi maestri noti in tutto il mondo.
È un frate ad accompagnare i visitatori alla scoperta del complesso monastico dell’isola di San Francesco del Deserto, scrigno di spiritualità fondato dallo stesso Santo di ritorno dall’Oriente, mentre merita una sosta anche la lunga striscia di terra fertile dell’isola di Sant’Erasmo, che vanta una pista ciclabile di otto chilometri ed è famosa per quegli orti che riempiono di sapori e di colori il mercato di Rialto e regalano prodotti eccellenti come il carciofo violetto o il miele dei fiori di barena. Ultimo approdo prima del bagno di folla l’isola di Vignole dove, lasciata l’houseboat, si può evitare il traffico acquatico e, con un comodo vaporetto, chiudere trionfalmente questo viaggio nella splendida e unica Venezia.