Piacere, Molise

Franco CappellariFranco CappellariFranco CappellariFranco CappellariFranco CappellariFranco CappellariFranco CappellariFranco CappellariFranco CappellariFranco CappellariFranco Cappellari

Sconosciuto ai più è una meta ideale per le prossime vacanze. Tra colline, “autostrade d'erba”, trabucchi sul mare, antichi castelli e piccoli borghi. Scopriremo così una regione che conserva orgogliosamente il territorio, le tradizioni, la storia e i buoni sapori

Quando il Paese ricomincerà a respirare, una delle destinazioni più interessanti da visitare sarà proprio il Molise, regione misconosciuta spesso dagli stessi italiani. In molti infatti sono rimasti sorpresi che fosse una delle mete selezionate dal New York Times a inizio anno tra le 52 da non perdere per il 2020. Un riconoscimento meritato proprio per la ricchezza di memorie storiche, per una natura intatta, ma anche per le architetture interessanti, senza dimenticare le tradizioni popolari, religiose, laiche e perché no, gastronomiche. Diversi anni fa per un’inchiesta sul Molise mi feci accompagnare da un amico fotografo toscano che viveva a New York, dove ho trascorso 20 anni. Al termine del giro entrambi eravamo travolti dalle sue bellezze naturali tanto che lui mi disse che il Molise gli ricordava la Scozia e i Paesi nordici. Forse un paragone eccessivo, ma qualcosa di quell’anima selvaggia del Nord non manca anche al Molise. I tratturi Il paesaggio molisano è un alternarsi continuo di colline e montagne punteggiate di piccole città e paesi, borghi e cascinali, in bilico sulle rupi o seminascosti nelle valli, tutti custodi di una vita a misura d’uomo oggi sempre più rara. Un modo inconsueto per scoprire il Molise è cominciare proprio dalla natura e l’ambiente attraversandolo con la “transiberiana d’Italia”, la vecchia ferrovia Sulmona-Isernia (oggi aperta solo per i treni turistici), e ammirare gli abeti soprani dell’Alto Molise e le faggete della Montagnola di Frosolone e del Matese. In questo mondo dove il verde regna incontrastato si possono scoprire i tratturi, le antiche vie della transumanza, maestose arterie carovaniere larghe 111 metri per un’antica disposizione governativa del 1549. Tracciate dapprima per rendere agevole il cammino dei viandanti, si sono trasformate in autostrade per la pastorizia migrante, grazie anche alla posizione particolare del Molise, tra l’Abruzzo e la fertile Puglia e quindi zona di transito. Da diversi anni sono sorti gruppi di appassionati di turismo verde che organizzano escursioni personalizzate alla scoperta dei luoghi più nascosti, tra cavalcate lungo i tratturi e pic-nic intorno al fuoco, scalate o discese nelle viscere della terra (moliseexplorer.com; molisedascoprire.com).

La gastronomia
Anche la cucina del Molise è molto legata alla transumanza; molti piatti sono di preparazione rapida e semplice, proprio per incontrare le esigenze di chi era in continuo movimento. Il prodotto che forse meglio rappresenta l’universo agroalimentare molisano è l’olio di oliva; grazie alla sua natura ancora protetta e alla particolare conformazione del territorio, il Molise, permette la coltivazione di prodotti nei suoi campi curati secondo metodi antichi, come testimoniano le città dell’olio di Larino, Colletorto e Casacalenda. Una delle produzioni di olio profumato e aromatizzato è quella di Ururi di Marina Colonna. Allo stesso modo il farro, legume dalle origini sannitiche e dal chicco molto piccolo e duro, cucinato a fuoco lento, aromatizzato con erbe di campagna e olio extravergine, rappresenta un modello di valorizzazione del prodotto tipico e tradizionale. Come la “pizza e minestra”, con farina di mais e pezzetti di verdura con olio e peperoncino, la pampanella di San Martino in Pensilis, maiale a fettine cotto al forno con sugo e abbondante peperoncino, e la ventricina di Montenero di Bisaccia, salame di maiale piccante essiccato. Un capitolo a parte merita il tartufo. Pochi sanno che circa il 50 per cento della produzione nazionale di questo prezioso tubero arriva dal Molise. Soprattutto nella provincia di Isernia, nel territorio dei Comuni di San Pietro Avellana e Carovilli, si raccoglie, si vende e si trasforma insieme a grandi quantità di funghi porcini, molto diffusi lungo i pendii dei monti del Matese e delle Mainarde. Il caciocavallo è un altro dei prodotti gastronomici legati alla transumanza, ottenuto dalla trasformazione di latte vaccino dei pastori; è un formaggio a pasta filata e compatta che si presenta con una forma di una grossa pera. I migliori caciocavalli si trovano ad Agnone (località Bandiera arancione Touring) e Vastogirardi. Come anche la stracciata, una tipica mozzarella lunga e filante fatta a mano. Le lenticchie di Capracotta sono considerate le più buone d’Italia, dopo quelle di Castelluccio in Umbria. Tra i dolci da provare le ostie di Agnone, la campana che viene fatta sempre ad Agnone, il pandolce del Molise, le mandorle confettate ricce. Da non perdere anche le ferratelle e la cicerchiata. La pasta fresca è altra specialità molisana, che va dai fusilli alle orecchiette, ai cavatelli.

L’Ospitalità diffusa
Grazie a una rete di imprese formata da cinque imprenditori del turismo è nato lo scorso anno Moleasy (moleasy.org) con l’obiettivo di condividere l’amore, la bellezza e l’autenticità della regione offrendo un’esperienza unica ai visitatori attraverso i quattro alberghi diffusi a Termoli, Bojano, Sesto Campano e Castel del Giudice e del centro benessere di medicina bio-integrata a Bagnoli del Trigno. Questa rete offre una serie di informazioni e aiuta il turista a scoprire un territorio incontaminato, a sperimentare vini – da non perdere la Tintilia, vino tipico artigianale, rosso e intenso – e a meglio apprezzare i piatti tipici proposti dai ristoranti locali. Storia, archeologia e castelli Il Molise è anche una terra ricchissima di parchi archeologici, castelli, chiese e monasteri. Alla periferia di Isernia è venuta alla luce, una decina di anni fa, la struttura di un villaggio preistorico dove una tra le più antiche comunità di europei visse in modo organizzato, lavorando la pietra, usando il fuoco, dipingendo con l’ocra, consolidando il suolo – la prima bonifica eseguita dall’uomo. Si tratta di un unicum per quanto attiene al modello di vita e di lavoro dell’Homo Erectus, detto anche Homo Aeserniensis, risalente a poco meno di un milione di anni fa. Analoghe caratteristiche di originalità e unicità presentano alcuni dei monumenti più importanti quali il teatro-tempio di Pietrabbondante che i Sanniti edificarono più di 2.100 anni fa a mille metri sul livello del mare, il teatro più alto d’Italia. Sullo stesso piano si pone Saepinum, città romana del I secolo a.C. ai piedi del Matese. Considerata tra le più affascinanti città dissepolte d’Italia, Sepino o Altilia accende tali suggestioni nel visitatore con le sue case rurali accanto alla Basilica Augustea o nell’emiciclo del teatro. È interessante poiché è una città archeologica ancora abitata. E differisce per il modello urbano che non segue quello consueto romano del cardo e decumano ma ricalca la viabilità dei tratturi preesistenti. Passaggio obbligato delle greggi in transito, fungeva da dazio per l’imposta sul bestiame incanalato dai tratturi verso le sole quattro porte monumentali ricavate nel grande muro di cinta intercalato da torri di difesa. Altra tappa da non perdere l’abbazia di S. Vincenzo al Volturno, un monastero benedettino ancora attivo che risale al VII secolo: al suo interno ha decorazioni e architettura ricalcate sui modelli imperiali della renovatio carolingi. E poi i castelli, che non hanno certo la sontuosità di tipo regale cui ci ha abituati l’iconografia dominante; ma qualche specificità non manca, per esempio se si considera la decorazione degli interni del castello di Venafro, con cavalli dipinti sulle pareti a grandezza naturale, o quello di Gambatesa, con affreschi mitologici e biblici. Per quanto riguarda le chiese, è possibile sviluppare un itinerario religioso che va dal neogotico del santuario di Castelpetroso al romanico di Canneto, fino al romanico-gotico del duomo di Termoli e quello di Larino.

Tradizioni popolari e religiose
Il Molise è anche terra di radicate tradizioni culturali e popolari come I Misteri di Campobasso. Per le vie del centro cittadino, il giorno del Corpus Domini sfilano dei particolari carri, detti “ingegni”, che raffigurano scene legate alla vita dei santi. Ad Agnone il 24 del mese di dicembre si svolge invece la tradizionale ’Ndocciata. Al suono del campanone della chiesa di S. Antonio, i gruppi delle varie contrade del paese accendono le ‘ndocce (torce realizzate con legno di abete bianco e fasci di ginestre secche) e danno vita a un suggestivo corteo per le strade del paese. Al termine la processione raggiunge la piazza principale dove si accende un grande falò, che simboleggia la cancellazione degli eventi negativi dell’anno che sta terminando. Sulla costa adriatica, a Termoli, si aspetta invece l’estate per la processione via mare (tra la spiaggia di Rio Vivo e quella di S. Antonio): la statua del santo – San Basso – viene collocata su un peschereccio agghindato a festa e trasportata in mare, scortato dalla flotta dei pescherecci carichi di fedeli. Una volta giunta al porto, il corteo continua per le strade del borgo antico, dove la statua sosta per tutta la notte. Nel pomeriggio del 4 agosto, la statua viene portata in processione sino alla cattedrale. Questa cerimonia trova origine in una leggenda secondo la quale alcuni pescatori ritrovarono, proprio nel mare di Termoli, le spoglie di San Basso all’interno di un sarcofago di marmo. La pezzata sulla piana di Prato Gentile sopra Capracotta invece è una festa a stretto contatto con la natura che richiama la tradizione pastorale: una sagra dell’agnello cotto alla brace e della pecora che viene bollita con erbe aromatiche. La festa è organizzata ogni anno nella prima domenica di agosto e al visitatore rimangono come souvenir la forchetta, il bicchiere e la ciotola, tutto in legno. Sempre in agosto, ma il 15, L’incendio del castello a Termoli rievoca con comparse in costume e musicanti, l’evento storico legato all’attacco turco sulle coste termolesi a opera di Piali Pascià. Dopo i combattimenti e la spoliazione del centro, le galee turche abbandonano la città, ma non prima di incendiarla: la cinta muraria opera di Federico II brilla della luce rossa dei fuochi pirotecnici, che vuole ricordare le fiamme che distrussero la città.

L’artigianato
In Molise non mancano, specie nei piccoli centri, le occasioni di trovare prodotti artigianali. Decine le produzioni che si tramandano da generazioni. A cominciare dal ricamo al tombolo, soprattutto a Isernia, dove le pizzigliare si raggruppano per produrre pizzi e merletti. Frosolone (altra località Bandiera arancione Touring) invece è diventata famosa per l’abilità e la raffinatezza dei suoi coltellinai. Qui l’arte della forgiatura ha origini antiche: ci sono documenti che testimoniano, sin dall’epoca medievale, la presenza di fabbri veneziani che si stabilirono al Sud e diedero origine alla lunga tradizione di forgiatura delle lame. Ma non basta. Non mancano le produzioni artigianali di acciaio traforato, zampogne, tessuti e gioielli. Ad Agnone, la Pontificia Fonderia Marinelli è la più antica fonderia di campane al mondo ancora attiva: fin dall’anno Mille è gestita dalla stessa famiglia che si tramanda i segreti della fusione. Fusione che si svolge in una grande fucina dove i tempi della lavorazione sono scanditi dalla recita di preghiere. Già, perché tra le eccellenze il Molise può vantare anche un papa, quel Pietro Angelerio, monaco benedettino, che divenne pontefice con il nome di Celestino V. Le campane le aveva portate da casa.

Foto di Franco Cappellari