di Isabella Brega | Foto di Alessio Guarino
Un reportage realizzato durante l’emergenza coronavirus svela la forza e la bellezza della culla del Rinascimento. Pronta a ridisegnare il futuro
Ripartiamo da qui. Dalle nostre città. Lo scorso 9 marzo, a seguito del DPCM per contrastare la diffusione del Covid-19, il mondo che conoscevamo, il nostro mondo, si è fermato. Chiuse le attività produttive, vietati gli spostamenti non motivati e ogni forma di assembramento in luoghi pubblici. Le strade si sono svuotate, così come musei, monumenti e chiese. Come in un libro per bambini le città sono sembrate cadere preda di un incantesimo, cristallizzate in una dimensione atemporale. Eppure questa atmosfera sospesa, questo scenario surreale, ha per contrasto fatto emergere pienamente, esaltandola, la loro bellezza.
La bellezza che restituiscono queste immagini in bianco e nero di Firenze, come altri centri d’arte troppo spesso preda di visitatori più interessati ad aggiungere un’altra tacca al loro palmarès turistico, a immortalarsi in selfie o a scattare foto instagrammabili, che a guardarsi intorno. Svuotate di abitanti e visitatori, le città si sono riempite di voli di uccelli e di silenzi. Di spazio e tempo per riflettere e progettare. Chiusi in casa, gli italiani hanno cercato di mantenere al centro la barra della quotidianità, trasformando lo straordinario in ordinario, sognando la normalità e immaginando un futuro giocoforza nuovo e diverso. Splendidi palcoscenici per scenografie senza attori, lasciate a se stesse anche le città hanno portato alta la bandiera della resistenza e cercato dentro il proprio dna nuovo valore e significato.
Sospese fra luce e ombra, fra il buio della paura e il bianco della speranza di rinascita, queste immagini restituiscono una Firenze solitaria che nessuno, nemmeno i suoi costruttori, ha mai visto. Quella che tutti i visitatori, sopraffatti dal caos dell’overtourism, sospirano di vedere. Immagini che ora sono la premessa di una nuova pagina tutta da scrivere, di una storia che sta per cominciare. Di un nuovo patto fra uomo e città, abitanti e turisti. Del cambio di passo del sistema turistico, da ricostruire rispettando le logiche e gli spazi delle nostre città d’arte. Con un’attenzione alla programmazione, alla competenza e alla conoscenza. Un turismo da gestire e non da subire, per un futuro che non sia solo una semplice, affannata, restaurazione. Ma un vero rinascimento italiano.