di Luca Bonora
«Abbiamo perso 64mila visitatori fra gite scolastiche cancellate e turisti italiani e stranieri, ma finalmente siamo ripartiti». David Bruffa, vicesindaco nonché assessore al Turismo di Genga, è moderatamente ottimista. Circondata dai boschi sulla cima di un colle nell’alta valle dell’Esino, Genga, Bandiera Arancione Tci, è racchiusa tra le mura del medievale castello. Le grotte di Frasassi, fra le più famose e frequentate d’Europa, cadono nel territorio comunale e hanno riaperto al pubblico con orario ridotto il 18 maggio. Solo due visite guidate su prenotazione, con meno visitatori del solito. Ma l’importante era riaprire. «La speranza per l’estate è avere orari e ritmi il più possibile vicini a quelli di prima, ma ora è presto per dirlo», aggiunge Bruffa.
In compenso nel territorio di Genga è aumentato il turismo escursionistico. La gola di Frasassi in cui scorre il fiume Sentino e la vicina gola della Rossa appartengono entrambe a un’area naturale protetta dalla Regione. All’interno del parco si trovano numerosi percorsi escursionistici, ma anche luoghi di culto in posizioni isolate e suggestive, come l’eremo di S. Maria Infra Saxa e l’eremo di Grottafucile. Edificato prima del X secolo, S. Maria Infra Saxa è un monastero benedettino scavato nella viva roccia (infra saxa in latino). Accanto, a sua volta realizzato in una grotta, si trova il cosiddetto tempio del Valadier, una piccola chiesa a pianta ottagonale che papa Leone XII fece costruire, nel 1828, su progetto dall’architetto Giuseppe Valadier. Poco lontano sorge l’abbazia di S. Vittore delle Chiuse (XI secolo), una delle più importanti testimonianze dell'architettura romanica nelle Marche. Al suo interno, il complesso ospita un Museo paleontologico e archeologico che conserva lo scheletro di un ittiosauro, un rettile marino lungo tre metri vissuto nel Giurassico. Accanto all’abbazia ci sono delle terme con sorgenti di acqua sulfurea e un parco avventura. «Un altro punto di riferimento per gli escursionisti sono le rovine del castello di Pierosara con la torre longobarda», aggiunge Bruffa. «Da qui partono numerosi sentieri naturalistici molto panoramici. Fra questi il Sentiero dell’Aquila, un anello di sette km lungo il quale è possibile avvistare una coppia di rapaci che nidifica in quest’area».