Riscopriamo la geografia. Imparare diventa una missione

Nell’emergenza è nato un portale per insegnare con leggerezza la geografia ai più piccoli e non solo

Sarà capitato a tutti di sognare di fondare uno Stato. La gioia di disegnare una bandiera, adottare una moneta, canticchiare un inno, delimitare un territorio – fosse anche una sola stanza –, scegliersi gli abitanti e pensare a come risolvere la questione, non secondaria, della sovranità. Fondare uno Stato sulla carta può sembrare un gioco, ma è un buon modo per imparare quali sono le caratteristiche per definire le entità politiche in cui è diviso il nostro pianeta. Fondare il “Mio Stato” è una delle missioni geografiche create da Giovanni Donadelli in questi mesi di quarantena. E proprio missionigeografiche.it è l’indirizzo di un portale che si occupa di diffondere in modo originale e divertente il sapere geografico. Un’idea che Donadelli – un dottorato in geografia con una specializzazione nell’insegnamento e un impiego al Museo di Geografia dell’Università di Padova – covava da tempo e si è concretizzata durante l’emergenza degli ultimi mesi. «Se non ora quando, mi sono detto. E poi è stata un po’ una provocazione fare Geografia stando fermi a casa. Ma era necessaria perché la Geografia in questa situazione di insegnamento a distanza rischiava di scomparire». Così ha rispolverato il diploma di perito informatico e ha costruito un blog ispirandosi a Mission:Explore, una serie di libretti realizzati dal britannico The Geography Collective che, con uno stile semplice e immediato, fanno educazione in ambito geografico. In concreto Missioni Geografiche è un portale che propone attività pratiche e di riflessione mirate a sensibilizzare bambini e adulti verso l’educazione geografica. Lo fa sfruttando le possibilità di relativa interazione data da un sito internet, con uno stile che è sempre accattivante nella forma, agile nei contenuti e sfidante per chi lo utilizza. E insistendo sul valore educativo del concetto di missione: «La missione non deve risultare una consegna ma piuttosto un invito personale a svolgere un compito assegnato appositamente per mettersi alla prova in modo divergente e divertente» spiega Donadelli.

Nato in casa per necessità contingente – «L’ispirazione delle singole prove, ma anche il materiale utilizzato, sono quelli che abbiamo trovato nelle case in cui siamo stati confinati» –, coinvolgendo tutta la famiglia, dai due figli piccoli alla moglie, fino ai genitori, il progetto Missioni Geografiche è stato adottato sul nascere dal Museo di Geografia dell’Università di Padova e dall’Associazione Italiana Insegnanti di Geografia, che l’hanno proposto sui rispettivi siti e social. Da lì, grazie al passaparola, è stato un crescendo. «I numeri sono significativi, circa 25mila utenti unici nei primi due mesi. Ora si sta diffondendo per contagio, molti insegnanti lo usano con i studenti, lo girano ai colleghi, passano il link ad altri istituti». Poi, visto che la geografia non ha confini, «Alcune missioni sono state tradotte anche in spagnolo per una scuola milanese, altre in basco…». Lungo il percorso a Donadelli si sono affiancate altre due “creatrici di missioni” Valentina Ghiardi (psicologa che si occupa di percezione, arte e geografia) ed Elena Mason (maestra di scuola primaria che ha adottato e replicato creativamente il progetto). Del resto la filosofia del progetto è di creare «una comunità aperta, che punta ad espandersi con il contributo di tutti». Non solo. «Missioni Geografiche è completamente gratuito e accessibile perché la sua missione è impegnarsi per la diffusione della cultura geografica. Lo studio della Geografia aiuta a capire e apprezzare come si sono formati i luoghi e i paesaggi, come interagiscono le persone e gli ambienti, quali sono le conseguenze che derivano dalle nostre decisioni quotidiane che riguardano lo spazio e il mosaico delle culture e delle società diverse e interconnesse che esistono sulla Terra». E se lo fa divertendo ci sono maggiori possibilità che il messaggio passi. Del resto lo sosteneva anche Marshall McLuhan: «Coloro che fanno distinzione fra intrattenimento ed educazione forse non sanno che l’educazione deve essere divertente e il divertimento deve essere educativo». Missione compiuta.