di Giuseppe Roma
Una indagine sulle prospettive del turismo in Italia dopo l'emergenza legata al Covid19
Quasi tre mesi di forzata sospensione delle relazioni sociali e di buona parte delle attività produttive mettono alla prova i più solidi sistemi di convivenza umana e a rischio anche le più resistenti economie nazionali. In questo quadro il colpo sulle attività turistiche non ha precedenti: a causa del blocco della mobilità nazionale e internazionale, si è interrotto quel trend espansivo che ormai durava da quasi vent’anni. Secondo le stime dell’Unwto il turismo internazionale nel 2020 potrebbe registrare una riduzione fra il 58 e il 78%, facendo scendere il numero dei viaggiatori ben al di sotto dei 674 milioni dell’anno 2000. È prevedibile che anche l’economia turistica italiana risenta di una significativa riduzione, visto che gli stranieri costituiscono oltre la metà delle presenze nel nostro Paese, con una spesa, nel 2019, di 44 miliardi di euro. Teoricamente possono essere riversati nei confini nazionali parte dei 27 miliardi spesi dagli italiani per vacanze all’estero, e il Touring Club Italiano si è impegnato per questo con la campagna Passione Italia.
Ma dipenderà da ferie e reddito disponibile, dalla sicurezza e dal più generale sentimento di fiducia nell’attuale situazione. In ogni caso, quasi la metà della prevista riduzione del Pil italiano per l’anno in corso va attribuita al vasto comparto viaggi e vacanze, che comprende fiere e congressi, terme, crociere, parchi a tema e non solo. Così anche gli aiuti statali ed europei per il rilancio dell’Italia dovrebbero attribuire al turismo una quota di pari valore. Per le ristrettezze della finanza pubblica si è, invece, puntato quasi esclusivamente sul sostegno alla domanda per le famiglie a reddito medio-basso, attraverso un “tax credit vacanze”. Il bonus può costituire un utile incentivo a sollecitare la domanda interna soprattutto per un ceto popolare provato, anche economicamente, dal lockdown. Tuttavia, la sua efficacia non è affatto certa e, in ogni caso, per riemergere dalla crisi il turismo deve ripensare il proprio ruolo e riorganizzare la propria offerta. Allo stato attuale, si possono formulare alcune ipotesi su come evolverà il mercato e come cambieranno motivazione e attese dei viaggiatori. Le tendenze del futuro si vanno sempre più conformando ad alcuni principi che non mancheranno di orientare anche la scelta delle destinazioni turistiche. Sarà certo apprezzato un mondo più sicuro sotto il profilo della salute, più verde con aria e acqua pulita. Un mondo meno globale e più territoriale, la scoperta di un ambiente vicino anche se meno esotico. I servizi al viaggiatore, già molto digitalizzati, comprenderanno nuove funzioni senza contatto fisico, forse anche modi virtuali di viaggiare. Le destinazioni turistiche più appetibili affiancheranno ai tradizionali servizi complementari (per il divertimento, per il relax) anche funzioni più strutturali a salvaguardia della sicurezza personale sotto ogni profilo. Lo smart working può anche portare a una scelta più libera del luogo dove risiedere stabilmente e una crescita del viaggiare per piacere (e molto meno per lavoro). Auto, treno o bici è probabile sostituiranno l’aereo; mentre come ricettività potrebbero essere preferite strutture più piccole o case vacanza.
L’Italia, se queste tendenze corrispondessero all’evoluzione dei comportamenti che segneranno il ritorno alla normalità, sarebbe ancora una volta il Paese favorito per poter recuperare quote nel mercato mondiale. Il possibile, graduale mutamento del turismo di massa potrebbe portare a scelte di viaggio basate sull’ambiente, sul bello, sulla conoscenza, sull’esperienza autentica e attiva, sulla residenzialità; scelte che rimettono in gioco la nostra riserva unica al mondo di borghi, aree interne, patrimonio culturale inesplorato e parchi. Una geodiversità che attende di essere tramutata in opportunità di visita attraverso una rinnovata e riqualificata rete di operatori del turismo.
*L'autore di questo testo, Giuseppe Roma, è consigliere del Touring e presidente Delegazione romana