di Renato Scialpi e Tino Mantarro
Il futuro della mobilità elettrica è stato discusso nel corso di un dibattito online organizzato dal Tci. Ecco una sistesi dei temi più importanti emersi dal dibattito, che ha visto tra gli altri coinvolti il sottosegretario all'Ambiente Roberto Morassut e la consigliera Touring Anna Donati
Il futuro della mobilità è elettrico. Ne è convinta la presidente della commissione europea Ursula Von Der Leyen e la commissaria Ue all’energia Kadri Simson: insieme hanno lanciato la strategia europea sulla mobilità puntando sull’uso dell’idrogeno e dell’elettricità per i trasporti di domani. Domani che in alcuni Paesi è già oggi: in Germania lo scorso anno sono state immatricolate 63mila auto elettriche, mentre in Francia sono arrivate a 42mila, in Italia siamo fermi a poco più di 10mila. Stesse proporzioni squilibrate anche per il mercato delle bici elettriche: se in Belgio e Olanda la torta degli acquisti si divide a metà tra elettrico e bici tradizionali, in Italia l’elettrico vale intorno al 10 per cento. Ma qualcosa si muove anche da noi. Ironia della sorte il merito va alla crisi di questi mesi, che sta accelerando la transizione verso l’elettrico soprattutto per la mobilità individuale. Questo nonostante nel nostro Paese ci sia una sostanziale carenza di infrastrutture di supporto per monopattini, biciclette o scooter, dalle centraline di ricarica alle corsie preferenziali.
Di questo tema si è discusso lo scorso 9 luglio in un dibattito online organizzato dal Touring Club Italiano che ha coinvolto diversi protagonisti del settore, a partire da Roberto Morassut, sottosegretario del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare. «È un tema che non va disgiunto dal complessivo discorso della transizione energetica legata alla mobilità e all’uso di tutte le energie rinnovabili», ha sottolineato Morassut. «L’obiettivo è raggiungere la decarbonizzazione dei trasporti, sfruttando anche tecnologie di recente sviluppo che permettono di utilizzare il metano liquido e il biometano o, nel lungo periodo, l’idrogeno. In tutto questo l’elettrico è comunque centrale: nei recenti decreti del governo sono stati inseriti sia incentivi per la smart mobility (bici e monopattini) sia semplificazioni normative per l’installazione di colonnine di ricarica elettrica sulle grandi infrastrutture. Senza dimenticare gli ecobonus per i punti di ricarica da realizzare in condomini e garage pubblici». L’obiettivo è arrivare entro il 2030 alla totale decarbonizzazione del trasporto pubblico. Discorsi che però vanno legati a una rivoluzione urbanistica. «In ambito urbano bisogna creare percorsi protetti per bici e monopattini, riducendo lo spazio per le auto – ha specificato il sottosegretario –. Ma c’è ancora molto da lavorare e rapidamente. Come c’è molto da fare nei confronti delle emissioni legate al trasporto marittimo, specie per le navi da crociera, fonti di un pesante inquinamento». Quanto al mondo del turismo secondo Morassut «la chiave è la valorizzazione del patrimonio naturale che non deve essere considerato separato dalla vita economica del Paese. Per questo i decreti Rilancio hanno fornito supporto alle aziende turistiche che operano all’interno di parchi e riserve naturali».
«L’elettrificazione dei trasporti è una strada obbligata – ha detto, intervenendo nel dibattito, Anna Donati, consigliere del Touring Club Italiano e responsabile mobilità del Kyoto Club –, gli impegni internazionali impongono di dimezzare le emissioni di CO2 entro dieci anni. Purtroppo la mobilità elettrica ancora non è per tutti: costi dei veicoli, carenza di infrastrutture, trasporti pubblici vetusti sono tutti grandi ostacoli al raggiungimento dell’obiettivo. Il numero delle auto in ambito urbano deve ridursi, a maggior ragione pensando a importanti aree del Paese dove il 60 per cento dei mezzi è ancora a standard inferiori all’Euro3». Qualcosa si sta facendo, ma per Anna Donati non tutto nell’operato del governo è positivo. «Nella conversione del decreto Rilancio sono stati innalzati i limiti di emissioni per gli incentivi alle auto Euro6. Per gli autobus, il piano di ammodernamento del parco, pur accelerando verso l’elettrificazione, prevede la possibilità di acquistare nuovi bus – finanziati in toto da contributi pubblici – a gasolio, seppure a norma Euro6: scelta che preoccupa».
Secondo Piero Nigrelli, responsabile del settore bici dell’Ancma, l’associazione del ciclo e motociclo, ci sono buoni segnali, testimoniati dall’assalto ai negozi di biciclette degli ultimi mesi.«L’assalto ha avuto tre cause: il desiderio di muoversi all’aria aperta dopo il confinamento; la maggiore consapevolezza nei confronti dell’ambiente; la sensazione di maggiore sicurezza personale nei confronti dell’epidemia. A queste, nelle città dove sono previsti, si è aggiunta la spinta degli incentivi governativi». Il risultato? Secondo Ancma «sono 540mila le biciclette vendute tra 5 maggio e 5 giugno; 200mila in più rispetto allo scorso anno e l’elettrico cresce del 15 per cento». Ma gli ostacoli incontrati in fase di conversione dei decreti sulle norme per la ciclabilità «sono una nota stonata. C’è qualcuno in Italia che è restio al cambiamento, – ha sostenuto Nigrelli – nonostante la stragrande maggioranza dei cittadini voglia muoversi in maniera diversa, non più all’interno di scatole di latta».
ll nostro è ancora il Paese delle automobili. «Ci sono 65 auto ogni 100 abitanti, troppe – ha sottolineato Dino Marcozzi, segretario generale di Motus-E, piattaforma che riunisce i protagonisti della mobilità elettrica, dai gestori delle infrastrutture ai costruttori –. La transizione verso l’elettrico non può basarsi sul principio della sostituzione uno a uno. I prezzi delle auto scendono, ci sono sempre più modelli disponibili, ma soprattutto si sta superando il concetto di proprietà per considerare la mobilità un servizio, attraverso formule in grado di soddisfare tutte le esigenze, dal mezzo da città all’auto capiente per andare in ferie». Per il futuro può avere un ruolo determinante l’idrogeno «ma solo se prodotto con energie rinnovabili e se non utilizzato per le auto, dove sarebbe il modo più straordinario per sprecare energia; ha invece senso per i mezzi industriali e per la navigazione», ha detto Marcozzi. Gli scenari tratteggiati da Motus-E prevedono 4 milioni di auto elettriche circolanti nel 2030, con l’obiettivo di decarbonizzare i trasporti entro il 2050, arrivando a vendere l’ultima auto a benzina nel 2035.
«Più che di mobilità elettrica, mi piace parlare di mobilità civile – ha affermato Sonia Sandei, responsabile dello sviluppo strategico di Enel X, società del gruppo Enel nata per gestire la transizione energetica – perché in questo momento di crisi è fondamentale che le misure di sostegno pubbliche puntino alla riduzione delle emissioni. L’accento va spostato sul trasporto pubblico, fonte di emissioni nocive per l’età elevata dei nostri autobus. Senza dimenticare i costi di manutenzione dei mezzi vecchi: fino a sei volte rispetto a un veicolo nuovo». Così per le pubbliche amministrazioni il trasporto pubblico è diventato la seconda voce di spesa dopo la Sanità: «La transizione verso l’elettrico – sottolinea Sandei – ha un impatto diretto sulla spesa pubblica, ma il confronto bus diesel/bus elettrico va fatto sul costo di gestione, non sul prezzo d’acquisto».
E il mondo del turismo che ruolo gioca in questa transizione? «La mobilità elettrica è vissuta come un’importante innovazione per ampliare l’offerta di servizi – ha segnalato Davide Damiani di Repower, operatore con oltre un secolo di esperienza nel fornire energia elettrica, gas naturale e servizi di efficientamento energetico a piccole e medie imprese – di alberghi, ristoranti e campeggi. Si deve ripensare il rapporto con l’oggetto auto, sempre meno legato al concetto di proprietà». Su questo la pandemia ha contribuito a rimescolare le carte: «L’effetto è stato asimmetrico. Da un lato il calo iniziale nell’uso del car sharing, legato ai timori sulla sanificazione – segnala –. Superato dall’impetuosa richiesta di mobilità individuale per evitare il rischio contagio sui mezzi pubblici, che ha portato al boom della condivisione di monopattini elettrici e di vendite di biciclette». Situazione in cui il turismo di prossimità, protagonista di questi mesi, «può trasformarsi in un’occasione per provare sul campo la mobilità elettrica, superando “l’ansia da ricarica” viste le modeste distanze da coprire» ricorda Damiani.
Ma ci sono anche i risvolti economici per l’industria turistica. «Prendersi cura dell’Italia per il Touring significa anche prendersi cura degli italiani, in senso più ampio – ha sottolineato Massimiliano Vavassori, direttore del Centro studi del Tci –. Alla nascita dell’associazione, 125 anni fa, fu proprio la bicicletta lo strumento rivoluzionario di mobilità individuale per la scoperta del territorio». Oggi governare la transizione energetica è fondamentale: «Il 42 per cento dei 65 milioni di arrivi in Italia (ovviamente pre pandemia) avviene su strada. Ora chi parte dai Paesi d’Oltralpe, i nostri primi clienti se parliamo di Germania, Austria e Svizzera – ha spiegato Vavassori – deve poter trovare nel nostro Paese condizioni di utilizzo dei propri veicoli equivalenti a quelle di casa propria, pena la fuga verso altre destinazioni. L’accelerazione dell’innovazione tecnologica che interessa il settore della mobilità va però necessariamente coniugata con una svolta all’insegna del green del nostro modo di viaggiare». Come sempre, anche per la mobilità elettrica le crisi possono diventare un’occasione. Purché le si sappia sfruttare.