di Isabella Brega
Il Père-Lachaise, il parco più vasto della capitale francese è anche il luogo dove dall’800 riposano i grandi artisti, poeti, musicisti, politici... Tra questi molti “expat” del nostro Paese. Ora un libro li racconta
Custodi di memorie famigliari o collettive, oggetto di pellegrinaggi sacri o profani, musei all’aria aperta, da molto tempo i cimiteri sono meta di visitatori spinti dalle più differenti motivazioni e pronti a caricare tombe e monumenti di significati diversi. Le sigarette sempre accese nella mano della statua del cantante Carlos Gardel sulla sua tomba nel cimitero della Chacarita di Buenos Aires, le bottiglie di birra sulla pietra sepolcrale dello scrittore Charles Bukowski a San Pedro, in California, gli spinelli lasciati sulla sepoltura di Jim Morrison al Père-Lachaise di Parigi, i pennelli infilati nel vaso di fiori che orna la lapide del pittore Umberto Boccioni a Verona o le violette fresche deposte ogni anno sul sarcofago di Maria Luisa d’Asburgo, Duchessa di Parma, nella Cripta dei Cappuccini di Vienna non sono solo omaggi di ammiratori e testimonianze di una comunione di sentimenti e valori con la persona scomparsa ma anche l’esempio di come le stesse tombe siano diventate per il loro valore simbolico una vera e propria icona, oggetto di venerazione al pari dei personaggi che racchiudono.
Con i suoi 47 ettari di superficie e la quantità di tombe di personaggi che racchiude, quello di Père-Lachaise, che si arrampica su una delle sette colline di Parigi, è il cimitero più visitato del mondo. Inaugurato il 21 maggio 1804, destinato agli abitanti di uno dei quattro arrondissement della riva destra della Senna, agli inizi questo cimitero non è amato dai parigini, che non vogliono essere sepolti in un quartiere considerato popolare, tanto che nel 1812 non accoglie che 833 tombe. È un’abile iniziativa “pubblicitaria” attuata dal sindaco della città, che organizza il trasferimento qui delle spoglie di personaggi famosi come Abelardo ed Eloisa, Molière e La Fontaine, a cambiare le cose e ad assicurargli la fama. Da allora il complesso, immerso in un paesaggio fatto di memorie e di 500mila alberi, che lo rendono il più grande parco cittadino, ospita non solo francesi ma anche gli esponenti di quella comunità cosmopolita che viveva a Parigi. Sono 61 gli uomini e le donne nati nel nostro Paese, figli di emigrati o legati all’Italia (come Maria Callas, italiana per matrimonio) che riposano qui: Rossini, Bellini, Modigliani, De Nittis, ma anche personaggi caduti nell’oblio. È nostro dovere riscoprirli e celebrarli per tenere vivo il ricordo di ciò che hanno rappresentato e rappresentano ancora. Per non perdere un pezzo della nostra storia, una parte di noi.
Un luogo della memoria europea
Italiani e francesi di origine italiana, sono 61 i personaggi illustri sepolti nel cimitero monumentale parigino celebrati in questa pubblicazione. Dall’industriale Ettore Bugatti alla soprano Adelina Patti, dalla Contessa di Castiglione alla ballerina Maria Taglioni, L’Italia del Père-Lachaise, a cura di Costanza Stefanoni, pubblicato da Skira editore (pag. 276, edizione bilingue italiano-francese; 60 €), è un progetto editoriale promosso dal Comitato elettivo degli italiani residenti all’estero di Parigi e dal Consolato Generale d’Italia a Parigi.
Molti “cari estinti” anche a Venezia, all'isola di San Michele
I sassolini disposti a forma di chiave di violino sulla tomba di Igor Stravinskij, l’anfora in marmo ornata dalle sciarpe nerazzurre di Helenio Herrera, cui è appoggiato un trafiletto ingiallito di giornale che recita Inter nella leggenda, trionfo in Champions, le scarpette da danza lasciate sul monumento del fondatore della compagnia dei Balletti Russi, Sergej Diaghilev, il Père-Lachaise della laguna sembra così lontano dai trolley gracidanti e dal circo turistico veneziano. Decadente quanto basta, nasce nel 1837 quando, per ampliare la superficie del camposanto dell’isolotto di San Cristoforo della Pace, fu interrato il canale che lo divideva da quello di San Michele. Le sue mura accolgono una città dei morti che con i suoi più di 60mila defunti supera i 54mila abitanti del centro storico della Serenissima.
Qui, fra semplici sepolture e cappelle gentilizie con prezzi da capogiro (nel 2017 cinque di queste, la cui proprietà era decaduta, furono messe all’asta con prezzi che partivano da 256mila euro) si trovano fra le altre le tombe del pittore Emilio Vedova, del musicista Luigi Nono e, seminascoste dall’erba, le lapidi di Ezra Pound e della compagna, la violinista Olga Rudge. La più romantica fra le sepolture è però quella di Sonia Kaliensky, la Bella Addormentata di Venezia, una gentildonna russa di 22 anni suicidatasi per amore con una overdose di laudano all’Hotel Danieli durante il Carnevale del 1907. La statua a grandezza naturale, che la ritrae distesa sul letto, colpisce non meno della sua tragica morte. Come testimonia il bronzo della mano destra, lucidato dalle carezze pietose dei tanti visitatori.