Vite avventurose. Augustus Earle

Augustus EarleAugustus Earle

Storia di Augustus Earle disegnatore che raccontò il mondo prima prima dell'avvento della fotografia

È stato battezzato «primo artista di viaggio freelance», ma potrebbe anche essere definito uno scrupoloso osservatore animato da una curiosità insaziabile, che passò gran parte della vita spostandosi da un continente all’altro, per raccontare con pennelli e colori com’era il mondo dei suoi tempi, quando la macchina fotografica ancora non c’era. Augustus Earle, nato a Londra nel 1793, non è un pittore sconosciuto, ma nemmeno notissimo. Eppure meriterebbe di più perché raffigurava quello che vedeva con l’occhio adeguato al soggetto che aveva davanti: da antropologo quando ritraeva un guerriero maori tatuato, da botanico di fronte a una pianta esotica, da zoologo quando fissava sulla carta un animale bizzarro, da coraggioso reporter quando denunciava le sofferenze delle popolazioni indigene travolte dal peggiore colonialismo. Nell’epoca in cui gli artisti che seguivano le spedizioni scientifiche venivano assoldati da governi o istituzioni scientifiche, Augustus Earle viaggiò sempre per proprio conto, saltando da un veliero all’altro.

Le tappe dei suoi viaggi raccontano bene la vita che scelse di fare. A tredici anni espose i primi lavori alla Royal Academy e a ventidue (1815) s’imbarcò per il suo primo viaggio nei Paesi del Mediterraneo, poi salpò per gli Stati Uniti dove visse un paio d’anni, quindi si spostò in Sudamerica visitando Brasile, Perù, Terra del Fuoco. Nel 1824 decise di cambiare continente e si imbarcò, diretto in India, ma in mezzo all’Atlantico una tempesta costrinse il veliero a fare sosta nella minuscola Isola di Tristan da Cunha. Earle sbarcò per esplorare l’isola accompagnato dal suo fedele cane Jemmy e da un marinaio. Ma non fu una buona idea. La nave ripartì lasciandoli sull’isola dove vivevano solo sei persone, che li ospitarono per otto mesi, finché un’altra nave di passaggio li prese a bordo e li sbarcò a Hobart, in Tasmania. Earle raggiunse subito Sydney, visitò la costa orientale dell’Australia e le Blue Mountains; quindi rientrò a Sydney dove espose e vendette diversi dei suoi dipinti. Ma non perse tempo e s’imbarcò di nuovo diretto in Nuova Zelanda, dove rimase nove mesi dipingendo paesaggi e accampamenti maori, poi raggiunse le isole Caroline, Guam, Manila, Singapore, l’India e l’isola di Mauritius. A quel punto cominciò a soffrire di artrite e fu costretto a rientrare a Londra, dopo quindici anni di assenza.

Ma ancora una volta la smania del viaggio ebbe la meglio. Nel 1831 non riuscì a rifiutare la proposta del capitano FitzRoy di imbarcarsi sul Beagle in partenza per la Terra del Fuoco e le isole Galapagos, con un passeggero che sarebbe diventato celebre: Charles Darwin. L’ammiragliato acconsentì all’imbarco di Earle come «artista soprannumerario con vettovaglie», cioè con l’alimentazione a carico della marina britannica; privilegio che non fu concesso al giovane Darwin. La stima tra i due si incrinò quando il giovane scienziato si rese conto che l’artista non era astemio ed era incapace di resistere al fascino femminile. Arrivati a Montevideo, Earle dovette sbarcare a causa del peggioramento del suo stato di salute e rientrare a Londra, dove nel 1838 morì per «asma e debolezza», a soli 45 anni. ­