Inchiesta. Le vacanze degli italiani nell'estate del Covid

Mare, monti e borghi: le vacanze della comunità Tci nell’estate post Covid. Come è andata questa strana stagione di vacanze?

Toglietemi tutto, ma non i viaggi. Certo, una comunità di viaggiatori per definizione viaggia, ma in un anno particolare e difficile come questo si poteva legittimamente pensare che molti rinunciassero a partire. E invece i membri della community Touring – oltre 300mila persone registrate alla piattaforma Touringclub.it che condividono contenuti, proposte e valori della nostra associazione – non hanno rinunciato a partire, neanche in questa strana estate ai tempi del Covid.

Lo ha fatto la stragrande maggioranza (circa il 90 per cento) di coloro che hanno risposto al sondaggio online realizzato a inizio settembre dal Centro Studi Tci in collaborazione con Hertz Italia. Nove su dieci tra i 5mila intervistati hanno fatto almeno una vacanza tra giugno e settembre, prendendo piano piano confidenza con una situazione che a inizio estate era ancora nebulosa. A giugno infatti un’analoga indagine previsionale condotta con lo stesso metodo evidenziava che solo la metà dei membri si sarebbe messa in viaggio con certezza. Gli altri nicchiavano, aspettando l’evolversi della situazione. Le cose sono cambiate con lo stabilizzarsi della situazione sanitaria e così tra luglio e agosto (il 59 per cento si è mosso in agosto, solo il 7 per cento lo ha fatto a giugno) i viaggiatori Touring hanno acquisito una progressiva fiducia sul fatto che ci fossero le condizioni minime per viaggiare e sono tornati in strada. E non è un modo di dire, perché questa è stata l’estate delle vacanze in auto. Più sicuro girare la chiave e partire che prendere un aereo, ammesso che non fosse cancellato: il 71 per cento di chi ha risposto ha usato l’automobile, lo scorso anno era il 44 per cento, mentre l’aereo è crollato: solo l’8 per cento delle partenze, contro il 33 per cento dell’estate 2019.

La macchina è stata scelta non solo perché assicura il distanziamento sociale, ma anche perché se c’è un dato che emerge chiaro è che le vacanze quest’anno sono state soprattutto a corto raggio ed entro i confini. Complici i divieti, la scarsezza di informazioni chiare, il caos tampone di rientro e le legittime paure, ben il 94 per cento di chi ha risposto al sondaggio Tci ha scelto di rimanere in Italia, lo scorso anno erano “solo” il 63 per cento. Le regioni preferite sono state il Trentino-Alto Adige (15 per cento) seguite da Toscana (13), Puglia e Sardegna (11), ma dati ben sopra la media degli altri anni hanno fatto registrare Piemonte, Lombardia e Veneto, ovvero tre popolose regioni da cui proviene una buona fetta dei vacanzieri italiani, a scapito delle regioni del Sud. Del resto i numeri parlano chiaro: il 72 per cento ha scelto destinazioni vicine al luogo di residenza, dato che ben illustra la riscoperta dei territori “prossimi” da parte dei membri della community Tci.
La riscoperta è passata da un deciso ritorno alle vacanze in montagna: probabilmente l’idea di poter sfruttare ampi spazi all’aperto, concedendosi passeggiate in boschi difficilmente congestionati e in alpeggi solitari ha spinto tanti a riaprire le seconde case snobbate nelle estati precedenti e a scegliere destinazioni alpine. Così se la vacanza sole&mare è la preferita dal 44 per cento degli italiani, la montagna è al secondo posto, con il 26 per cento, in netta crescita rispetto al 15 dello scorso anno.

Crescono altrettanto i piccoli borghi dell’entroterra, che non sono mare e non sono montagna, spesso semplice, stupenda campagna che però ha attirato un 7 per cento dei vacanzieri contro il misero 1 per cento del 2019, che di preferenza hanno scelto Toscana, Umbria e Marche come destinazioni, ovvero la quintessenza del paesaggio italiano. Scarse le presente nelle città d’arte, solo il 4 per cento rispetto al 10 degli anni precedenti; si vede che dopo tanto star confinati in casa gli italiani hanno preferito una boccata d’aria fresca al lusso di godersi Venezia, Firenze o Roma in beata solitudine. Contrariamente alle aspettative non hanno sfondato i viaggi a piedi o in bici, che hanno attirato solo l’1 per cento dei viaggiatori, mentre le destinazioni lacustri, solitamente invase di tedeschi – specie il Garda e il lago di Como – hanno attirato il 3 per cento del campione. Quello è che certo è che il Coronavirus per il 69 per cento del campione ha decisamente modificato il modo di fare le vacanze, sia per destinazione sia per modalità. Tanta è stata l’accortezza nel rispettare le norme di distanziamento sociale e nel ridurre al minimo il rischio di contagio: meno eventi affollati e musei al chiuso rispetto allo scorso anno (67 per cento), preferenza per destinazioni poco note (59 per cento) e una frequentazione meno assidua di bar e ristoranti per oltre la metà del campione. La situazione ha influito anche su di un aspetto fondante del viaggio: le relazioni e la conoscenza. Il 42 per cento dei membri della community Tci sostiene di aver ridotto le relazioni interpersonali, evitando di fare nuove conoscenze e di stringere amicizie. Come era lecito aspettarsi il Covid ha influito anche sui comportamenti nel quotidiano. Per quanto riguarda il rispetto delle regole, in una situazione delicata come questa il 66 per cento del campione ha registrato la frequente inosservanza del distanziamento sociale così come il mancato uso delle mascherine. Colpa, per il 64 per cento, della scarsa – o addirittura assente – attività di controllo da parte delle forze dell’ordine sul corretto comportamento di residenti e turisti. Meglio si sono comportati albergatori, ristoratori e tutti coloro i quali sono coinvolti nell’accoglienza turistica: solo una minoranza ha rilevato il mancato rispetto delle misure anti Covid da parte degli operatori, che hanno invece garantito elevati standard di sicurezza.

 

E chi è rimasto a casa perché lo ha fatto? La maggioranza, il 48 per cento, lo ha fatto per motivi di sicurezza sanitaria. Pochi, almeno tra i membri della community Tci che hanno partecipato al sondaggio, lo hanno fatto per motivi economici. Certo, ci sarebbe stato il bonus vacanze per venire in aiuto, ma il 97% della community non ne ha usufruito. La maggioranza (62 per cento) non ne aveva i requisiti, ma chi li aveva lamenta una procedura troppo complicata (9 per cento) e l’impossibilità di trovare strutture disposte ad accettarlo (3 per cento). Questo per quest’estate appena trascorsa. E per il futuro? I viaggiatori, si sa, potendo partirebbero tutto l’anno. Ma i timori per la situazione in peggioramento crescono, l’incremento dei contagi nei Paesi vicini scoraggia chi aveva pensato di avventurarsi all’estero, magari per un weekend. La stragrande maggioranza dei membri della community Touring non se la sente di andare in Croazia (l’89 per cento risponde “no”), ma neanche in Spagna, Regno Unito, Grecia e Francia. E in Italia? Alla domanda se “ritiene probabile partire per un weekend o per una breve vacanza italiana nelle prossime settimane”, su una scala da 1 a 5 il dato medio che ne risulta è 3,2. Come a dire forse: “alla vacanza non rinuncerei, ma vediamo come evolvono le cose”. Come dar loro torto?