di Isabella Brega
È il 13 dicembre 1819 quando Carlo Vidua scrive alla matrigna: «presto sarò ai piedi delle piramidi... ieri sera n’ero... ubriaco di soddisfazione perché il gusto di viaggiare è il più bello di tutti i gusti soprattutto nei Paesi ricchi di rovine e di memorie grandi». È da questa decisione che nasce il Museo Egizio di Torino. Sbarcato ad Alessandria il 28 dicembre, infatti, Carlo raggiunge Il Cairo dove incontra il viceré Mohamed Alì Pascia ma soprattutto Bernardino Drovetti, console di Francia e proprietario di una straordinaria collezione di antichità egizie. Vidua impiega i mesi successivi a visitare il Paese, inviando in patria all’amico Domenico Balestrino quattro casse di curiosità, tra cui sei statuine funerarie dalla tomba di Seti I a Tebe. È in questo contesto che matura in lui, e negli amici Cesare e Prospero Balbo, Cesare Saluzzo di Monesiglio e Roberto d’Azeglio, l’idea di spingere il Regno di Sardegna all’acquisto della collezione Drovetti, soffiandola alla Francia, altro possibile acquirente. A tale scopo il 15 luglio 1820 scrive a Cesare Balbo «Questo affare parendomi contribuire all’onore del Piemonte mi sta tanto a cuore, che principalmente per esso ho qui prolungato il mio soggiorno». Carlo è spinto dal desiderio di far crescere nel mondo il prestigio culturale non solo della propria terra ma, più di 41 anni prima dell’Unità, dell’Italia intera. A tale proposito il 3 agosto scrive: «Desidero che i forestieri non possano più dire: Torino è una città molto bella... ma non c’è praticamente nulla da vedere. In fatto di belle arti non si percepisce ancora di essere in Italia».
Le trattative sono lunghe ma il 24 marzo 1823, per 400mila lire, il Piemonte si aggiudica la collezione, composta da 5.304 antichità e 3.007 fra medaglie e monete, il nucleo originario del museo di Torino, che aprirà le porte l’anno successivo. Vidua esulta: «Il Piemonte avrà dunque la gloria di conservare, e di mostrare agli stranieri una raccolta unica, e formata da un suo figlio, e sarà l’Italia quella che possiederà il primo e il più ampio museo Egizio in Torino, come possiede la prima raccolta di sculture Greche e Romane in Roma, e la prima di tutte le gallerie in Firenze. Gl’Inglesi, malgrado enormi spese, non avranno che la seconda collezione Egizia, e non c’è da temere, che col tempo non se ne formi un’altra...».