di Elisabetta Canoro | Foto di Mauro Parmesani
Dal Nordeuropa ad Agliano Terme: la curiosa avventura di una comunità scandinava che ha fatto dell’ospitalità e del buon bere uno stile di vita
Che cosa ci fa un norvegese ad Agliano Terme? Produce ottima barbera, barbera d’Asti docg, per la precisione. Strano ma vero, eppure nel piccolo paesino di 1.600 anime a circa 20 chilometri da Asti, tra le valli di Nizza e del Tiglione, anni fa è nata un’affiatata comunità di norvegesi innamorati del luogo e del vino, ça va sans dire. La genesi di questo curioso legame affonda le radici nella storia: era il 1432 quando il mercante Pietro Querini naufragò sulle coste della Norvegia e, tornando in patria, portò con sé lo stoccafisso, già conosciuto nelle regioni del Suditalia grazie ai Normanni. Oggi si predilige cucinare lo stoccafisso nell’Alessandrino, mentre ad Asti, a pochi chilometri di distanza, si cucina il baccalà. Galeotto in questo caso è stato l’amore: quando nel 1521 la principessa portoghese Beatrice sposò Carlo III Duca di Savoia portò con sé il baccalà (il merluzzo, conservato sotto sale per la distanza che doveva superare). E se l’abbinamento della barbera con lo stoccafisso e il baccalà ha una ragione storica, l’accostamento insolito fra la ‘rossa’ e il merluzzo fresco è molto apprezzato dagli amici norvegesi che oggi popolano Agliano. Come Merete, ex direttore del Norwegian Seafood Council, l’ente di promozione del pesce norvegese, che si è innamorata di Agliano Terme proprio collaborando all’organizzazione del Barbera Fish Festival, l’appuntamento biennale che celebra il matrimonio fra il pregiato merluzzo norvegese, lo skrei pescato nelle fredde acque delle isole Lofoten, e la barbera d’Asti. A idearlo, nel 2014, Lars Mørland, del villaggio di pescatori di Henningsvær, una delle più rinomate località turistiche di questo arcipelago della Norvegia che si estende a nordest tra le contee di Nordland e Troms, tra i primi nordeuropei a comprare casa qui, inizialmente per avviare un b&b.
Nel centro del paese hanno acquistato un b&b anche Jan e Anja, altra coppia nordica che ha lasciato tutto per trasferirsi in Piemonte, così come Svein e Solvi Kristin Aronsen, che hanno preferito alla frenesia della vita lavorativa i ritmi lenti di questo angolo dell’Astigiano: «Quando lavoravo per la Norwegian Broadcasting Corporation mi mancava il contatto con la terra», ci ha spiegato Svein, «ora abbiamo un luogo dove accogliere le nostre figlie e radunare tutta la famiglia». Il senso e il desiderio di condivisione ha dato vita a Barbera Agliano, l’associazione che riunisce i produttori di vino, i ristoratori, commercianti e albergatori di Agliano Terme, una comunità dove ciascuno fa la sua parte. Ai coniugi Aronsen si sono aggiunti Tove e Are Hunskaar, coppia norvegese proprietaria della Cascina del Rosone, un agriturismo che hanno scelto come loro buen retiro. «Venivamo in Italia in vacanza», ci ha detto Are, «un giorno mi hanno mostrato la cartina di questa zona, ne sono rimasto colpito, poi quando ho visto questa proprietà, con i suoi spazi aperti e il leggero vento che soffia costantemente, me ne sono innamorato». Avvocato di grido lui, docente universitaria lei, oggi affittano due ampi appartamenti con terrazze panoramiche e sono gli unici a produrre barbera d’Asti docg superiore anche in anfora, nei grandi contenitori in terracotta dove il vino viene lasciato riposare. Sembra una fiaba la loro storia e, forse lo è davvero, come quanto è successo a Sissel e Robert: norvegese lei, inglese lui, che diversi anni fa hanno lasciato la Norvegia, dove vivevano, per trasferirsi in pieno centro ad Agliano, in una bellissima casa. Sissel ha un’agenzia immobiliare e vende case ai tanti stranieri attratti dal fascino sottile e penetrante di questo luogo. Dopo Sissel e Robert, infatti, a scegliere Agliano per cominciare una nuova vita sono stati Merete e Bjorg, Svein, Are e Tove, Jan e Anja, Berit e Sigurt, Lars e Bodil, una piccola comunità di norvegesi ben integrata nella comunità aglianese. Ciascuno con la propria favola e un filo comune che ha incrociato i loro destini.
Sono legati dalla passione per la barbera. La quasi totalità dei 675 ettari di vigneti del Monferrato Patrimonio Unesco è infatti coltivata a barbera da 184 aziende viticole (più di 30 vinificano le proprie uve), inclusa la Cantina Sociale Barbera dei Sei Castelli, il più grande produttore in assoluto della ‘rossa’. È un vino generoso, la barbera d’Asti, dal colore rosso rubino, brillante e profondo, al naso intenso e vigoroso, caratterizzato da un ampio bouquet di frutti rossi, che dopo il passaggio in botte si arricchisce di note speziate, di vaniglia e di cacao, per dar vita a un vino complesso e seducente. Dolce e avvolgente come l’abbraccio dei suoi abitanti, non solo gli autoctoni. La scoperta di Agliano si fa golosa quando la barbera d’Asti entra in cucina e nascono connubi curiosi e inaspettati, come quello che abbina il vino rosso alla semola di grano duro italiano, alle uova e all’acqua e dà forma alle tagliatelle alla barbera d’Asti, in vendita alla Macelleria Salumeria Ponzo, bottega storica nata nel 1947. A gestirla è Davide, insieme ai fratelli Maurizio e Massimo e ai genitori Aurelia e Francesco: al banco accanto a ravioli, tajarin e tagliatelle all’uovo, anche l’originale ricetta che rende omaggio alle barbere dei produttori aglianesi. È un’istituzione per i palati fini il Salumificio Truffa, in pieno centro, dove si viene accolti, o meglio travolti dal vulcanico titolare, Renzo. Dal 1908 la gastronomia propone un’eccellente selezione di insaccati e di prodotti del territorio, come il salame ubriaco alla barbera che viene confezionato aggiungendo una dose generosa di vino, senza dimenticare il salame crudo aromatizzato al tartufo. E poi, salame cotto, lardo alle erbe, culatello di Agliano con cotenna, filetto baciato. Per accompagnare i salumi è perfetto il tradizionale pane del Re Carlo (chiamato così perché lo mangiavano le truppe piemontesi) della Panetteria Alberto Alciati, plasmato da Roberto. È un pane speciale ad alto potere energetico fatto con farina, lievito, sale, acqua, olio e l’aggiunta di acciughe e noci.
Dulcis in fundo? Tappa d’obbligo la Pasticceria La Meridiana Caffè Renzo per ordinare la torta al cioccolato e barbera. Dopo lo shopping goloso, per l’aperitivo l’appuntamento è al Wine Bar La Dolce Vigna, dove si ordina il Barbera on the rocks, un cocktail a base di barbera, vodka, Cointreau, sciroppo di frutti rossi. Sapore e storia s’incontrano nell’Agriturismo Cascina Dani, dove si viene accolti da Andrea Faccio, vicesindaco di Agliano, e da sua moglie, per provare il meglio della cucina tradizionale locale. Ci si può anche fermare a dormire nelle camere arredate con mobili antichi, per poi avere il tempo per partecipare ai corsi di cucina e a degustazioni di vino nella loro cantina. Si estende su 13 ettari di vigneti diffusi la proprietà di Silvia e Daniele, che nel loro Agriturismo C’era una Volta producono dodici tipi di birra artigianale Iga. In cantina hanno tante etichette dai nomi piemontesi, come Barbisin e Cuntacc, Ferlingot, Grignolino d’Asti e Puciunin. In pieno centro si alloggia invece nelle spaziose camere della Locanda S. Giacomo, in una dimora dell’Ottocento nell’ex ufficio postale ristrutturato, dove i padroni di casa, Massimo e Barbara, si fanno mecenati di iniziative culturali. È invece da Villa Fontana, elegante casa signorile di campagna di fine Ottocento che si gode la miglior vista sulle colline Patrimonio Unesco. Qui anche la spa, ricavata nelle antiche cantine, fa venire sete. Di barbera ovviamente.