Il fascino dell'orrido

Vittorio GiannellaVittorio GiannellaVittorio GiannellaVittorio Giannella

La forza dell’acqua, l’azione del ghiaccio, il lavorìo del vento hanno scolpito il paesaggio disegnando profonde fenditure attraversate da fiumi e torrenti. Un tour nelle ultime zone “primordiali”d’Italia

Strette, profonde, spaventose. Le gole, gli orridi e le forre scavati dall’incessante e costante lavorìo dell’acqua, sono tra i pochi luoghi naturali rimasti ancora selvaggi nel nostro Paese. Qui, dove la luce del sole non arriva quasi mai, si celano spettacoli suggestivi, annunciati dal rumore delle cascate e degli zampilli. Un’infinita molteplicità di forme d’acqua a volte immobile, altre spumeggiante, acqua che turbina, scroscia, precipita...

Da qualche anno canyon, forre, orridi, gole e altre cavità, tutti ambienti naturali e misteriosi sono stati resi fruibili da sentieri e passerelle. Ne abbiamo scelti cinque per renderci conto di persona della maestrìa della natura. La sua potenza è ben visibile nei canyon e qui ne abbiamo la conferma: l’acqua è capace di una forza inimmaginabile e con la complicità del tempo riesce a modellare anche le rocce più dure. Non si può dire che l’interno di una forra sia un ambiente silenzioso, con il frastuono dell’acqua che scorre impetuosa e rimbomba tra le rocce. Entrarci però in punta di piedi entusiasma, per i giochi di luce e ombre, per le piante idrofile che crescono abbarbicate sulle impervie pareti trasformandolo in un ambiente selvaggio. Scenari da paura e proprio per questo belli, nascosti agli occhi umani per secoli perché oggettivamente inaccessibili. Luoghi dove l’acqua infiltrandosi, ghiacciandosi ha permesso l’erosione delle rocce, plasmandole.
Attenzione però: forre e canyon sono luoghi dove muoversi con la massima cautela. Le rocce levigate e umide risultano molto scivolose. I forti temporali a monte possono far alzare pericolosamente il livello dell’acqua
in pochissimo tempo: informatevi bene e non avventuratevi se le condizioni meteo avvertono di possibili intense piogge. Avventurosi sì, ma con giudizio.

 

Val di Scalve/Via Mala (Lombardia)
Da qualche anno molti orridi e gole particolarmente intricati si possono visitare in tutta sicurezza grazie a lavori certosini, con passerelle in legno che non deturpano l’area, ma meglio ancora se accompagnati da guide esperte che dispongono di tutte le attrezzature adatte per ogni esigenza. Così si può scoprire un mondo affascinante e misterioso, ancora in formazione, pieno di cunicoli, sorgenti, burroni, vicini a borghi ricchi di storia, senza contare poi l’indimenticabile avventura che rappresenta per i più piccoli. Come lo spettacolare balcone panoramico sospeso nel vuoto per quasi 80 metri sul torrente Dezzo, che si trova sull’antica Via Mala (il nome dice molto) che collegava già nel tardo medioevo la val di Scalve alla valle Camonica, tra le province di Bergamo e Brescia. Percorsa ancora fino al 1827, scavata nella dura roccia a picco sul torrente, terrorizzava i viaggiatori per via di quei vertiginosi precipizi profondi anche cento metri. Oggi una nuova strada, la provinciale 294, la “strada verde delle Orobie”, ripercorre il tracciato di quella antica via, ma in una riparata galleria. Lasciato il borgo di Angolo Terme verso Dezzo di Scalve, ci si presenta di fronte il massiccio della Presolana, che domina tutta la valle. Negli otto chilometri di percorso, caratterizzato da un paesaggio aspro e di grande suggestione l’ambiente è stato modificato solo marginalmente dall’uomo.

Maledetta in passato, la Via Mala oggi si può percorrere a piedi in alcuni tratti. In località Pedone il tracciato si affaccia sul vuoto con voragini impressionanti, le più profonde del percorso. Lasciata l’auto in un ampio spiazzo davanti alla casa cantoniera, dove si può anche mangiare, si segue l’antica strada ora sterrata, con le pareti laterali umide, che sprigionano odore di muschio, con innumerevoli sorgenti che arricchiscono di ulteriore acqua il torrente Dezzo. Da qui a poco si incontra il belvedere sospeso nel vuoto, da dove guardare giù l’acqua scorrere, così trasparente da vedere il fondo e le trote che nuotano. Il sole, lontanissimo oltre le pareti rocciose, filtra fra le fronde di conifere e contribuisce ad aumentare l’atmosfera del luogo. Si può scendere anche fino al greto del fiume con una lunga scalinata e risalirlo per un breve tratto: si procede un po’ acrobaticamente tra i grossi massi del fondo, con l’acqua che arriva al ginocchio, sino all’imbocco del canyon dove, a destra e a sinistra, precipitano cascatelle d’acqua che polverizzandosi accendono un arcobaleno; più in alto si intravedono i pascoli dell’alta val di Scalve, animati solo dal suono dei campanacci delle mandrie al pascolo. Info: viamala.net

Val Vèrtova (Lombardia)
Pozze d’acqua cristalline scavate nella roccia, cascate, massi erratici, una grande biodiversità, e un sentiero poco impegnativo accompagnato da una fresca brezza, questo il biglietto da visita del sentiero delle cascate in val Vèrtova, un ramo della più ampia valle Seriana, in provincia di Bergamo. Due ore di escursione nella natura delle Prealpi Orobie. Con un pizzico di fortuna potrete vedere merli acquaioli, scoiattoli, salamandre pezzate e, alzando lo sguardo verso il monte Alben, anche il maestoso volo dell’aquila reale che sfrutta le correnti ascensionali. Un largo sentiero, a tratti lastricato, con ai lati enormi felci aquiline e in un intrico di noccioli, fiancheggia l’omonimo torrente, che nella parte centrale scompare per affiorare più a valle grazie a uno straordinario fenomeno carsico. Il canyon è stretto e non permette al sole, se non per poco, di scaldarlo, per questo solo i più temerari si possono cimentare in un bagno “rinfrescante” nelle pozze verde smeraldo. Info: valseriana.eu

GROTTE DEL CAGLIERON (Veneto)
Siamo a Brenda di Fregona (Tv) ai piedi dell’altopiano del Cansiglio (vedi articolo a pag 62). L’acqua piovana che percola dalle rocce carsiche percorre vie misteriose e fuoriesce qui, in questa profonda forra, dove il cielo diventa una sottile striscia blu, incisa dal torrente in una decina di milioni d’anni e ancora in corso. È un susseguirsi di cascatelle, quasi fossero immensi gradini incisi dall’acqua, ma in piccola parte tutto questo è anche frutto dell’intervento umano. Infatti dal XVI secolo gli abitanti scavarono la roccia per estrarre la pietra dolza (tenera) impiegata per costruire case e architravi. Interessante il metodo di estrazione lungo i fianchi della montagna, perché inclinati del 45 per cento, per questo con grossi scalpelli e tanto sudore la roccia veniva staccata in blocchi enormi avendo però l’accortezza di lasciare delle colonne inclinate, che sorreggessero la volta. Queste cavità sono visibili durante il percorso, che si snoda serpeggiando grazie a passerelle in legno che permettono di godere dello scenario senza bagnarsi i piedi, sfiorando stalattiti e marmitte dei giganti. Al ritorno una deviazione conduce alla grotta di S. Lucio dove, nell’umidità e temperatura costante, si affina il formaggio di grotta. Non dimenticatevi di assaggiare, prima della partenza, il Torchiato di Fregona, vino passito doc. Info: prolocofregona.it

Brent de l'art (Veneto)
La prima luce dell’alba rivela, in fondo, il profilo scuro delle Dolomiti Bellunesi, la temperatura scende sottozero. Quando il cielo comincia a rischiararsi s’intravedono tra le fessure aperte, sculture di ghiaccio effimere che si scioglieranno quando, per qualche ora, il sole sosterà nella forra. Un posto davvero particolare questa gola scavata dal torrente Ardo, con la presenza sul fondo di massi quasi sferici che, rotolando da secoli, spinti dalla corrente, modellano le rocce tenere. Brent in dialetto locale vuol dire “torrente in una valle profonda”, Art è il nome dialettale del torrente Ardo. Per i geologi si è formata in seguito a una grossa frana che 8/10mila anni fa aveva ostruito la vecchia valle. Siamo a Sant’Antonio di Tortal, nel Bellunese, e seguendo le numerose indicazioni si arriva in questo posto dove, ancor prima di scorgerla si rivela con un forte rombo. Con una discesa ripida ma percorribile da tutti con scarpe adatte, ci si infila letteralmente nella gola, avanzando con cautela, sulla scalinata naturale di rocce rosse e grigie, dove si avrà la sensazione di entrare in un altro mondo, e percepire tutta la potenza dell’acqua. Le striature rosse sono dovute alla presenza di ossidi di ferro intervallati da strati di argilla grigio verdina. Sono loro che rendono così bella e grafica questa forra, come pagine di un libro, dove i più curiosi possono “sfogliare” la storia geologica del Brent de l’Art di milioni d’anni fa. Info: prolocotrichiana.it

Gole dell’Alcantara (Sicilia)
Tutta colpa di un contadino disonesto che rubava il grano a suo fratello cieco. Dice la leggenda che se oggi possiamo ammirare in tutta la loro bellezza le gole dell’Alcantara (che si trovano sulla costa Ionica, al confine tra le province di Messina e Catania) lo dobbiamo a questo contadino che con la sua ingordigia causò l’ira degli dei che scatenarono una serie di furiose eruzioni vulcaniche tali da ricoprire i suoi campi. Senza paura di causare l’ira degli dei, i geologi concordano che le gole lungo il fiume Alcantara (dall’arabo Al-qantar, vaso) si siano formate 300mila anni fa, ma nel frattempo i cambiamenti del suo corso si sono succeduti di frequente: a più riprese è stato ostruito da nuove imponenti colate dal cratere Moio, posto sul versante nord dell’Etna. È proprio per questi continui contatti e variazioni dell’acqua con la lava che la morfologia della gola è contornata da basalti di rara bellezza, soprattutto nel territorio di Motta Camastra: a canne d’organo, a ventaglio, esagonali, così perfetti che sembrano scolpiti da un abile scalpellatore. Un paesaggio geologico raro, immerso in una natura esuberante, con molte varietà di piante autoctone, la roccia scura che in certe giornate d’estate contrasta con la luce accecante della Sicilia. E l’acqua, sempre gelida, ma che si può affrontare con gli stivaloni da pescatore e un po’ di coraggio, per risalire nel cuore dell’Alcantara. Info: goledellalcantara.it

Fotografie di Vittorio Giannella
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