di Barbara Gallucci
Intervista al pittore Velasco Vitali. Dappa pittura in pandemia alla tutela del territorio. Un dialogo tra arte e patrimonio
Dopo Emilio Isgrò, un altro artista italiano ha regalato a Touring una copertina d’autore per il numero di gennaio. Velasco Vitali ha realizzato per noi un’opera concepita nel periodo di lockdown nel suo giardino di Bellano, in provincia di Lecco. Ci ha raccontato come è nata e come ha lavorato in questi mesi di pandemia. «Il piccolo acquerello che ho realizzato per il gli amici del Touring è una metafora, un punto di vista sul paesaggio che rievoca lo sguardo di un viaggiatore del Settecento; per tornare a saper guardare quel paesaggio godendo della sua ricchezza». Incontriamo Velasco Vitali prima via Skype, come esigono i tempi, e poi dal vivo, durante alcuni giorni di apertura della mostra Goldwatch, allestita alla galleria milanese Assab One (assab-one.org). Il titolo della mostra è un rimando a una scena del film di Quentin Tarantino Pulp Fiction (quella in cui Christopher Walken, nei panni di un ufficiale dell’esercito, è incaricato di portare in dono al Bruce Willis bambino l’orologio che suo padre teneva con sé durante la guerra). Ma è piuttosto su questi tempi così diversi, unici e forzatamente intimi che focalizza l’attenzione l’artista di Bellano, Comune in provincia di Lecco (e Bandiera Arancione del Touring). «Dal primo giorno di chiusura causa pandemia ho cominciato a riflettere: come posso testimoniare quello che sta accadendo? È un passaggio epocale e ho deciso di raccontare la mia intimità, ma con un annullamento dello spazio temporale, perché il tempo è diventato una dimensione personale mentre la natura continuava comunque a fare il proprio corso...», spiega così il processo creativo che l’ha portato a realizzare 24 dipinti nel suo giardino adiacente allo studio. Uno schema simile a quello di un orologio appunto, ma immerso nella natura, per contrastare l’immobilità imposta a quella inarrestabile della vegetazione che si avviava alla classica esplosione primaverile, incurante del mondo in pausa.
«La mia fortuna è stata proprio questa: avere la possibilità di fare una sorta di reportage dal vero nel mio giardino, come facevano gli impressionisti. La vera differenza è che potevo chiamare i miei amici in giro per il mondo che mi facevano compagnia mentre dipingevo. Sommavo la mia contemporaneità alla loro, mentre la natura si faceva i fatti suoi». Il procedimento ha trovato spazio anche nel suo profilo Instagram che, durante quel periodo, era raccontato dallo stesso Vitali online quotidianamente. «E dopo i primi 24 giorni, per altri 24 ho disegnato in silenzio. Prima il dialogo, poi il silenzio e infine le meditazioni sono diventati la mostra Goldwatch. Ho scelto di dipingere su fondo oro perché per i Bizantini l’oro rappresentava l’assoluto e il rapporto con dio e con l’aldilà non misurabile». La pittura che diventa uno strumento per comunicare e per relazionarsi con il mondo. «Per me è la prima forma di linguaggio virtuale. La pittura è inventare un’immagine presa dalla realtà e trasferirla ad altri. È sempre stata un detonatore per il pensiero occidentale e rimane non elitaria ma assoluta», racconta Vitali con lo sfondo reso virtuale dal computer che diventa reale mettendo a fuoco. L’acqua del lago è lì vicina, placida e imperitura. «Sono molto orgoglioso di Bellano e del lago di Como. Da qualche anno mi sono messo in gioco in prima persona per valorizzare il mio territorio. Credo che se ognuno di noi pensasse di essere il sindaco della propria città la valorizzerebbe come se fosse la propria casa. È fondamentale prendersi cura dei propri luoghi. Se ognuno ragionasse così in poco tempo tutto si rivitalizzerebbe», insiste Vitali. Che prosegue indicando quali, secondo lui, sono le parole che dovrebbero segnare la svolta e il cambiamento di questo 2021: «Condivisione, relazione umana, comunità e poi godere della ricchezza territoriale». Già, perché in Italia potrebbe e dovrebbe essere la cosa più scontata in assoluto, ma non è sempre così. «La pandemia ci ha costretti a una riflessione sugli spazi e sulla natura. E per natura intendo cose diverse, come il paesaggio e la sostenibilità. Rispettare la natura vuol dire rispettare noi stessi. Siamo microparticelle di un mondo che ci governa anche se siamo convinti di governare. Ci stiamo accorgendo che il nostro potere è cambiato, ma magari non è poi così negativo». Velasco Vitali sa bene che se avesse fatto un discorso così solo nel 2019 sarebbe risultato anacronistico, persino un po’ distruttivo, ma ora le sue riflessioni sono quelle di molti. Un cambio di prospettiva che può essere utile per guardare il mondo, l’Italia o forse anche solo il giardino di casa (o vicino a casa) in un modo diverso.