di Barbara Gallucci | Foto di Lorenzo De Simone
La città lombarda si rialza ed è pronta a ripartire. E lo sono anche i numerosi soci volontari Touring del territorio
La Leonessa per soprannome. Leonessa per istinto. Leonessa per sopravvivenza. Brescia in 3.300 anni di storia le ha viste praticamente tutte e la pandemia che l’ha così duramente colpita non l’ha comunque annichilita. Anzi. Di leonesse e leoni ne è piena Brescia. Non si erano ancora conclusi gli strascichi della prima ondata di pandemia, lo scorso maggio, quando, accantonando una storica rivalità con la vicina Bergamo, le due città si sono candidate come Capitali italiane della Cultura per il 2023 (candidatura trasformata in realtà dal Parlamento poco dopo). Una corsa contro il tempo e contro le successive ondate che hanno di nuovo lasciato il segno nelle strade e nei Comuni limitrofi dell’antica Brixia. A rendere così forte il legame col proprio territorio è la giusta convinzione che sia ancora poco valutato e considerato nei tradizionali circuiti turistici. Spesso è proprio il bresciano a non conoscere del tutto il patrimonio che lo circonda. Claudio, che qui è nato, è volontario Touring per passione e lo conferma: «Sono molto legato alla mia città, ma solo quando sono andato in pensione mi è venuta la voglia di conoscerla e scoprirla meglio. E poi di mettere a disposizione il mio tempo per raccontarla ad altri». Il gruppo dei soci volontari Touring di Brescia è folto (sono circa cento), molto variegato e attivo. Giuseppe Ge è uno dei referenti (insieme a Barbara Trevisiol) e soprattutto cerca di coinvolgere anche i più giovani in questo percorso di accoglienza. Ed è proprio lui a farci conoscere Valentina, appassionata di storia dell’arte nonché operatrice del settore turistico, che spiega il suo incontro con il Touring mentre percorriamo quello che viene definito il chilometro della bellezza e della storia, ovvero via dei Musei. Prima tappa palazzo Martinengo Cesaresco, dove i soci volontari Touring del progetto Aperti per voi accolgono, in collaborazione con la Provincia, i visitatori nel percorso archeologico. «Circa quattro anni fa ho scoperto l’iniziativa Tci e, dopo essermi informata, ho deciso di partecipare per imparare qualcosa in più anche sulla mia città». E improvvisamente tre millenni di storia si palesano davanti ai nostri occhi. In seguito agli scavi archeologici eseguiti alla fine degli anni Novanta sono emerse, nelle cantine del palazzo, tracce di un abitato preromano (databile tra il IX e il IV secolo a.C.), una domus romana del I secolo a.C., un complesso termale del II secolo d.C. ed elementi che riconducono ai periodi longobardi e carolingi. Importante centro di scambi, politica, commerci e comunicazioni, Brescia, come si diceva, ne ha viste parecchie.
Mentre prendiamo una boccata d’aria immersi nel rigoglioso giardino del palazzo che conserva piante inaspettate e anche sculture contemporanee con fattezze bestiali, è Giuseppe a riprendere il racconto: «Nel 2020 avremmo festeggiato i dieci anni dell’iniziativa Aperti per voi a Brescia, ma diciamo che abbiamo messo solo in stand by la nostra voglia di festeggiare. Migliaia di bresciani hanno riscoperto il percorso archeologico e gli altri luoghi dove operano i soci volontari Touring. Ma anche molti stranieri che per primi rimangono stupiti dal patrimonio della città. Mi ricordo un neozelandese che non stava nella pelle dallo stupore». Proseguiamo la passeggiata nella storia raggiungendo la chiesa di S. Maria della Carità. Marzia, un’altra volontaria Tci che ha scoperto l’iniziativa in famiglia, ci lascia entrare in modo tale che sia l’arte a parlare al posto suo. La pianta ottagonale delle chiesa (ispirata alla basilica di S. Maria della Salute a Venezia), i marmi, i pavimenti, gli altari sono travolgenti nella loro profusione barocca. E il lampadario al centro della volta disegnato da Achille Castiglioni per Flos, azienda vanto della città (ora di proprietà cinese), si inserisce perfettamente. «Questo rullo era utilizzato per distribuire la comunione alle suore dell’adiacente convento», spiega Marzia aprendo una porticina nascosta da un trompe l’oeil, «ma seguitemi che vi porto a Loreto». La geografia direbbe che Loreto è un po’ fuori mano, ma arte e fede seguono vie misteriose quindi la talloniamo per scoprire, dietro all’altare, la sala che ospita la riproduzione seicentesca in scala ridotta del Santuario della Santa Casa di Loreto. «È significativo che, in seguito alla peste del 1630, sia stato anche grazie al contributo dei cittadini che la chiesa ha preso queste forme. E quando l’edificio ha avuto bisogno di interventi di ristrutturazione, negli anni Dieci del Duemila, sempre i cittadini insieme a UBI Fondazione Cab hanno nuovamente dato il loro contributo affinché S. Maria della Carità potesse tornare agli antichi splendori», conferma Giuseppe.
È significativo e importante da ricordare, soprattutto in questo momento storico, che il ruolo attivo della cittadinanza può fare la differenza. Ci vuole credere Brescia, così desiderosa di farsi conoscere ben oltre la pandemia, ci credono profondamente i soci volontari Touring e ci credono anche altri personaggi della città che nel loro ruolo di calamite sociali si spendono per farla scoprire, anche solo virtualmente. Come Cristina Fogazzi, l’imprenditrice bresciana nota sui social come Estetista Cinica che, con il Touring, la scorsa estate è andata alla scoperta delle Bandiere Arancioni del Centro Italia e che, per la sua città, si impegna costantemente. Già perché per trasformare un’identità meramente industriale in una più propensa all’arte, alla cultura e al turismo serve lo sforzo di tutti. Questo può cambiare proprio il volto della città. «Negli ultimi anni i turisti sono aumentati costantemente. Brescia è entrata nei radar di molti villeggianti sul lago di Garda, per una gita e magari qualcosa di più», conferma Claudio. Il ruolo dei volontari Touring è proprio quello di valorizzare luoghi chiave che danno un senso alla sua storia e al suo futuro. Ed è ancora in parte da definire il futuro del Mo.ca, il Centro per le nuove culture a palazzo Martinengo Colleoni di Malpaga dove i soci volontari Tci accolgono i visitatori dal 2017. «Questa è un po’ la nostra centrale operativa per certi versi e qui abbiamo portato avanti un’iniziativa del Touring che ha coinvolto gli studenti dei licei e che speriamo di poter ripetere presto. Siamo convinti che prima si comincia a conoscere il proprio patrimonio meglio è», conclude Giuseppe. Forse gli studenti non lo sanno nemmeno che questo imponente palazzo dalla facciata verde costruito tra la fine del Settecento e gli inizi dell’Ottocento è stato a lungo anche il palazzo di giustizia della città. Possono quindi salire il monumentale scalone di marmo con leggerezza. Magari pensando a cosa riserva loro il futuro. Leonesse e leoni che guardano a un domani da capitale, sicuramente della cultura.