di Oscar Fremantle
Fin dagli anni Sessanta meta sarda del jet set più anticonformista, oggi vi si respira l'atmosfera di tranquilla oasi naturale
Quando finalmente, giusto una sessantina di anni fa, Rafael Nevile andaluso di Malaga, conte di Berlanda y del Duero, vi approdò lo riconobbe al volo: «Questo è il posto che ho visto in sogno». Lo aveva cercato a lungo, dopo una vita di spensierato giramondo tra Marocco, Londra e Parigi (studente di architettura alla Sorbona poi boy di fila alle Folies Bergères con Josephine Baker) e finalmente, dopo aver visitato le spiagge di Corsica e Sardegna, da Stintino ad Alghero, ecco il colpo di fulmine di fronte all’arcipelago della Maddalena, su un tratto di costa che da Palau sale fino a Punta Sardegna e Capo Faro. Tre ettari di paradiso, un trionfo di macchia mediterranea, mirto, lentisco, asfodelo e ginepro, levigati menhir di granito e un mare turchese. Sorse così dal nulla Porto Rafael (il nome, anche sulle carte nautiche, glielo concesse l’allora presidente della Repubblica Antonio Segni, sassarese).
Un porticciolo che dagli anni Sessanta è cresciuto di altri 150 ettari costellati da residenze (firmate da architetti come Andrea Busiri Vici e Alberto Ponis), perfettamente integrate nella natura divenne, presto, grazie alla fama di Rafael, sinonimo di dolce vita in bikini e pareo, di atmosfera cosmopolita, spensierata, allegra e festaiola, il punto di approdo (molti vi arrivavano in yacht) degli happy few di mezzo mondo in cerca di avventure, lo spazio di libertà per molti “anticonformista e licenzioso”, il raduno riconosciuto e segnato nelle agende di tanti globe-trotter internazionali che non perdevano le indimenticabili feste del 21 agosto in occasione del compleanno (e con la sua meticolosa regia) dell’anfitrione malagueño. Una sorta di alternativa chic&choc alla più borghese Costa Smeralda, Porto Cervo, Porto Rotondo. Il cuore ovviamente pulsava nella piazzetta che porta il nome del conte, nei pochi locali, la Perla blu, Harris’s, chiamato Pilarino, il Gattovolpa e la “casita” di don Rafael. Con la scomparsa del conte, nominato nel frattempo cittadino onorario del Comune di Palau, Porto Rafael entrò in una zona di bonaccia.
Come riportare allora a nuovi splendori questa perla del Nord della Sardegna essendo cambiati i tempi, i gusti, i riti e i personaggi di un tempo? è la domanda che gli attuali 577 membri del consorzio di proprietari si sono posti. E che Nino Tatriele, napoletano, un passato da dirigente all’Alfa Romeo e “portorafaeliano” da 35 anni, nominato presidente da agosto 2019, ha preso sul serio, deciso a ridare un nuovo smalto al borgo gallurese. «Qui si respira ancora l’aria di vacanze d’élite e spensierate ma non più così frenetiche e libertine di un tempo» dice Tatriele a Touring. «Ora la frequentano italiani, tedeschi, inglesi, russi... tutte persone che credono che nella vita non ci siano solo i diritti ma anche i doveri. Primo tra tutti quello di rispettare l’ambiente, di conservare questa meravigliosa natura oltre che del rispetto degli altri. Quindi è diventata un’oasi di calma, discrezione, silenzio e amore per la bellezza. Scarsa la mondanità, che si svolge soprattutto nelle case. Unico luogo di socialità, la piazzetta. Quello che è rimasto del primo Porto Rafael, riassunto nel nostro motto “Sognare è vivere” è lo spirito di libertà, la voglia di stare all’aria aperta in un contesto davvero unico e di praticare sport».
A cominciare dalla vela. Qui si tiene la regata del trofeo Mario Formenton e presto anche la Porto Rafael Cup, qui è stato realizzato “Il giardino dei sogni”, un percorso a piedi lungo la costa, illuminato la sera, tra mare e rocce, con punti panoramici per ammirare l’arcipelago e costellato dalle foto di Angelo Mereu, che ripercorrono la storia del romantico borgo. Da dove godere lo stesso intatto panorama ammirato da Nelson, da Napoleone e da Garibaldi. Da qui si parte per facili escursioni alla fortezza di monte Altura, al faro di Punta Sardegna, alla spettacolare ottocentesca vedetta di avvistamento. E che l’aria flamboyant di Porto Rafael sia radicalmente cambiata lo dimostra la frequentazione della messa del pomeriggio della domenica quando sulla piazzetta all’aperto, davanti alla chiesetta di S. Rita, don Paolo Pala, giovane sacerdote di Palau ha cominciato a vedere via via adunarsi i fedeli, prima una ventina, poi 80 e infine 150. «E sì, è cambiato il pastore ma è cambiato molto anche il gregge» conclude Tatriele.