Riscopriamo la geografia. Viaggiare, un'esperienza assoluta

La geografia contemporanea prova a ridefinire i luoghi

Confrontarsi con lo spazio sollecita il nostro dinamismo fisico, cognitivo, sensoriale, culturale, sociale ed economico, all’insegna di un’esperienza che potremmo definire assoluta. Nel tempo che viviamo, però, contraddistinto dal dualismo tra la macro urbanizzazione del pianeta e i nuovi processi di localizzazione, l’esperienza nello spazio non si costituisce, né si limita, a soli punti statici in cui si risiede, ma si apre a quelli legati al movimento, in un asse di comunicazione e reciprocità con altri esseri umani e con le diverse forme di paesaggio. Già alla fine degli anni Novanta, l’antropologo britannico Iain Chambers affermava che «l’identità si configura proprio in movimento in quel passaggio, e nel senso del luogo e appartenenza che ci costruiamo, dove le nostre storie individuali, i nostri impulsi e desideri inconsci, assumono una forma che è sempre contingente, continuamente in transito». È in questo contesto che il tema della mobilità vede l’emergere di un moderno paradigma geografico, orientato verso una spatial turn, ovvero un concreto ritorno ai luoghi e allo spazio. Si tratta di un radicale cambio di visione che mira a sconfessare il ripudio a tutto ciò che si ritiene a-topos (privo di luogo). Ne sono un esempio efficace i non-luoghi elevati a paradigma della contemporaneità dall’antropologo francese Marc Augé, ai quali si preferisce, oggi, in virtù di una più attenta osservazione delle complesse dinamiche territoriali, l’enfatizzazione costruttiva dei network e delle connessioni tra luoghi, interpretando quest’ultimi come places of movement, ovvero, come luoghi di movimento. Il geografo francese Michel Lussault li indica come “iper-luoghi”: spazi specifici in cui la geografia diventa quella delle persone che interagiscono, anche se potenzialmente solo per pochi istanti. Spazi intesi e reinterpretati come piattaforme di relazione, dove si incrociano individui, flussi, materiali, oggetti e dati. Sul solco di questa prospettiva, la geografia contemporanea prova a ridefinire anche la “questione del luogo”, non più inteso come semplice spazio ricettivo avulso dalla vita sociale – la quale, ad esempio, se pur dislocata ad altro punto non muta affatto con questo movimento –, ma piuttosto, si tende ad affermare che quanto il luogo contiene contribuisce a riconfigurarlo e a farlo esistere come spazio antropico peculiare. Secondo questa tesi, quindi, diventa, pressoché, impossibile scindere il luogo da ciò che in esso accade. Così, in concreto e senza cadere nell’errore di ridurre il concetto di mobilità a quello di trasporto, dal grande nodo ferroviario di Shinjuku a Tokyo sino alla frequentazione di un qualsiasi scalo aeroportuale ma anche di una grande piazza che ospita un particolare evento, una moltitudine di soggetti partecipa, in loco, a una continua condivisione di sensazioni, emozioni, interessi e, contestualmente, per mezzo di connessioni virtuali, li trasmette immancabilmente verso altri luoghi e verso altri individui. Il luogo, pertanto, nella sua accezione più moderna, diviene un crocevia di linee di vita che si intersecano. Luoghi di movimento dove siamo sempre di passaggio, ma dove la figura del passante diventa rilevante quanto quella del residente, perché è proprio questa nostra mobilità, come esperienza spaziale, sociale e temporale, a creare e a fare luogo.  L'autore è Professore Associato di Geografia UniEnna Kore e presidente Sezione Sicilia Aiig.

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