di Clara Svanera
Bjørvika, l’ex porto abbandonato per anni, ora è rinato come il nuovo centro della cultura e della movida del Nord
Nella breve e inebriante estate di Oslo, nella quale la parola d’ordine è “vivere all’aperto”, esiste un posto baciato dal sole per più di 20 ore al giorno, un’oasi avveniristica votata all’architettura contemporanea che vive in perfetta armonia con la natura: Bjørvika. Qui un vecchio quartiere marittimo dismesso è stato trasformato in pochi anni nel regno della sostenibilità, grazie a una rivoluzione urbanistica che ne ha cambiato i connotati, all’uso sapiente di materiali in buona parte di riciclo e a un gioco di vetri e riverberi che gli attribuiscono luminosità. È una zona residenziale a ridosso della stazione centrale, che si apre sull’Oslo fjord. Bjørvika, che in norvegese significa “baia della città”, nel XX secolo era il porto marittimo più importante del paese, ma con lo sviluppo di un nuovo scalo ritornò a essere un’area portuale marginale, declassata a cantiere navale.
Il Comune nel 2003 ha deciso di riqualificare il quartiere, trasformandolo in un nuovo waterfront moderno, con l’ambizione di ricongiungere il centro cittadino al fiordo, anima della capitale, e di restituire alla popolazione vasti spazi sostenibili, tanto residenziali quanto commerciali. Il risultato è un insieme di dodici grattacieli ad altezza mista, con i lati lunghi paralleli tra loro e distanziati in modo da apparire a chi li guardi da lontano come un immenso codice a barre. Non a caso si chiama Barcode, un progetto totalmente green che ha puntato sull’efficienza energetica e su materiali ecosostenibili, senza però trascurare l’eleganza. Disegnato da progettisti olandesi e norvegesi, è diventato una fucina di architetti di fama internazionale.
Uno dei risultati più spettacolari del Barcode è quello firmato dagli architetti norvegesi Snøhetta che, su una superficie di 20mila metri quadrati e 15 piani, hanno creato un effetto ipnotico grazie all’utilizzo di pannelli in alluminio e vetro, montati su una struttura metallica fissata a pilastri circolari. La ricostruzione radicale del quartiere ha avuto il momento di maggiore impulso nel 2008, sempre con gli Snøhetta, con il nuovo Teatro dell’Opera, che evoca un iceberg in simbiosi con l’acqua. Una creazione che è valsa loro il prestigioso premio World Architecture Award for the Best Cultural Building. Appare come un tetto bianco proteso verso il mare, una struttura che dialoga con il paesaggio esterno e «che offre una fruizione democratica dei suoi spazi – racconta il leader Kjetil Thorsen – disponibile persino sul tetto, una piattaforma aperta a un vasto pubblico, a prescindere dall’interesse per l’opera».
All’estremità meridionale di Bjørvika si trova la piscina di acqua salata di Sørenga, popolare luogo ricreativo, riadattato agli standard futuristici del contesto. Una delle ultime strutture a vedere la luce è stata la biblioteca Deichman, la sede principale della biblioteca civica di Oslo. Si interfaccia dinamicamente con il paesaggio esterno grazie a linee minimaliste; offre oltre 450 mila libri e laboratori multimediali, zone gioco, un ristorante e un cinema. Si sviluppa su sei livelli, di cui uno interrato, illuminati da tre lucernari e dalla luce naturale che filtra attraverso le superfici vetrate del rivestimento.
Sarà invece battezzato in autunno il palazzo Lambda, che si inclina verso il fiordo, dalla lettera dell’alfabeto greco. Sarà il nuovo museo di Edvard Munch, l’artista simbolo della Norvegia. Realizzato dall’architetto spagnolo Juan Herreros, si estende su 24.500 metri quadrati ed è alto ben 60 metri su 13 piani. Ospiterà tutte le opere di Munch (28mila) distribuite tra l’attuale museo e altre istituzioni cittadine. La silhouette, realizzata con pannelli riflettenti di alluminio riciclato, è in perfetta armonia con la vicina Opera, creando un unicum urbanistico nello skyline di Oslo.
Bjørvika è collegata al centro grazie a un vertiginoso ponte pedonale di vetro e acciaio, Akrobaten, di 206 metri, che sovrasta la stazione. Da qui si ha la migliore prospettiva sul rivoluzionario quartiere e per questo è luogo privilegiato per riprese cinematografiche e fotografiche. Akrobaten conduce a Grønland, il quartiere più multietnico di Oslo, dove l’olfatto si perde in un cocktail di spezie orientali mescolate con aneto norvegese, e la vista in un abbraccio culturale, dove i bikini lasciano il posto al chador, e Munch alla moschea. E chissà che non passi proprio da questo ponte un nuovo futuro progetto urbanistico che faccia sposare l’anima avanguardista e nordica con quella cosmopolita e inclusiva della città.