di Tino Mantarro
Dal Piemonte all'Umbria, dalla Lombardia al Lazio, sono undici le nuove Bandiere Aracioni del Touring Club Italiano.
A guardare un quadro completo di tutti i 262 Comuni Bandiera Arancione viene da dire che manca giusto il mare. Ma per statuto sono borghi dell’entroterra, e quindi il mare luccica lontano. A parte questo ci sono tutti i possibili panorami italiani, quasi che presi nel loro insieme fossero una summa di quell’unione nella diversità che è il paesaggio italiano.
Ci sono tantissimi Comuni circondati dai vigneti, una buona quantità di borghi turriti, poi una dozzina di paesi raccolti come una chiocciola intorno a un colle, e altrettanti dominati da un grande castello, una buona rappresentanza di paesini in riva a un lago, qualcuno contornato da nevi perenni, altri ancora in piena pianura. Tutti o quasi sono attraversati da sentieri e ciclabili, tutti sono attenti alla sostenibilità ambientale, all’innovazione digitale, allo sviluppo di un’economia quanto più circolare possibile e ovviamente all’accoglienza di qualità. Anche perché se non lo fossero difficilmente sarebbero diventati Comuni Bandiera Arancione, il marchio di qualità turistico-ambientale conferito dal Touring Club Italiano ai piccoli Comuni dell’entroterra. Un riconoscimento che una volta conquistato va però mantenuto, visto che ogni tre anni tutti i Comuni devono ripresentare la loro candidatura e sottostare nuovamente alla rigorosa analisi del Tci. Analisi i cui risultati sono stati comunicati lo scorso 14 luglio in occasione della Premiazione dei Comuni Bandiera Arancione, che ha visto la riconferma di 251 bandiere e l’attribuzione di 11 nuove, di cui 6 in Piemonte, che diventa così la regione più “arancione” d’Italia.
Un orgoglio, come ha sottolineato l’assessore regionale al Turismo del Piemonte, Vittoria Poggio, che si è detta convinta «delle necessità di una sinergia tra i territori per far conoscere sempre più in chiave turistica i nostri borghi eccellenti». Turisti che in questi ultimi due anni sempre più stanno scoprendo il piacere di visitare e vivere i borghi dell’interno, come ha confermato Giovanni Berrino, assessore al Turismo della Regione Liguria, felice che «i turisti che passano le vacanze al mare si spingano sempre più a visitare i borghi dell’entroterra ligure». Una domanda di piccoli luoghi che sta crescendo anche nel Lazio, «Dove c’è Roma che fa da traino, ma poi c’è una realtà fatta di tanti piccoli Comuni che sta a noi far conoscere e valorizzare, sviluppando una visione strategia del turismo» come ha spiegato l’assessore regionale al turismo, Valentina Corrado. E di visione e rapporto sistematico con i territorio ha parlato anche il presidente Tci Franco Iseppi, che ha richiamato a un nuovo protagonismo delle comunità locali che «rivendicano un diritto a difendere la propria identità e una volontà di diventare sempre più attrattive, per essere anche loro parte di quel progetto condiviso che si chiama Bene Comune». Che l’iniziativa del Touring Club Italiano in questo senso vada nella direzione giusta lo confermano anche le parole del ministro del Turismo, Massimo Garavaglia, che plaude «all’azione del Tci in sostegno della deterritorializzazione e destagionalizzazione del turismo e invita a valorizzare questa bellezza ancora poco conosciuta diffusa su tutto il territorio nazionale»
Intanto le statistiche del turismo premiano i borghi. L’estate scorsa, così diversa, atipica e difficile, per il 66 per cento dei Comuni Bandiera Arancione è stata in linea con la precedente, o addirittura in deciso miglioramento. La conferma che c’è in Italia una crescita di attenzione verso i paesi dell’entroterra, che in tanti hanno iniziato a considerare un’alternativa di vita possibile rispetto all’affollamento delle città. E l’attenzione generale di questi due ultimi anni “particolari” verso i borghi dell’entroterra non può che inorgoglire il Touring Club Italiano e chi al suo interno si occupa nello specifico del programma di certificazione. Non perché si abbia la voglia di alzare il proverbiale ditino, come a dire «ve l’avevo detto». Però c’è il giusto orgoglio di averci visto lontano, come conferma Isabella Andrighetti, responsabile Certificazioni e Programmi Territoriali del Tci. «La nostra associazione 23 anni fa aveva intuito le opportunità di sviluppo turistico per queste aree fino ad allora considerate marginali. E intuendola, da allora si è spesa affinché ci fosse un cambiamento sia nella percezione esterna delle opportunità offerte da questi luoghi sia nella capacità delle destinazioni stesse di accogliere». Cambiamento che è una delle parole più importanti quando si parla di questi borghi. «Il nostro programma è sempre stato concepito come uno stimolo per le comunità locali per migliorarsi e migliorare l’offerta locale» spiega Andrighetti.
Del resto il criterio di selezione è assai rigoroso, come testimoniano i numeri. In 23 anni le domande presentate sono state migliaia ma solo l’8 per cento ha ottenuto il riconoscimento della Bandiera Arancione, e di questi 262 borghi ben il 18 per cento l’ha ottenuto in seconda istanza. «Quando andiamo, in forma anonima, a fare i sopralluoghi per riscontrare i 250 indicatori che prendiamo in analisi per il conferimento della Bandiera, stiliamo anche un piano di miglioramento che invita i Comuni che non hanno passato la selezione a sistemare alcune cose che non vanno e a riprovarci» prosegue. E fortunatamente molti seguono i consigli e si ripresentano. Del resto la Bandiera Arancione è un riconoscimento che premia la passione delle comunità locali per il territorio in cui vivono. «Un riconoscimento alla capacità di progettare e lavorare insieme di amministratori lungimiranti e imprese locali in contesti anche minuscoli, come Bergolo (Cuneo), il più piccolo con soli 56 abitanti». Amministratori che, per bocca del presidente dell’Associazione Paesi Bandiera Arancione e sindaco di Dolceacqua, Fulvio Gazzola, festeggiano l’allargamento della famiglia con 11 nuovi Comuni. Ma soprattutto si dicono consapevoli «che è sulla qualità che bisogna puntare per promuovere al meglio i borghi». Ben sapendo che la Bandiera Arancione non è un cartello stradale da collocare all’inizio del paese, o una targa che fa bella mostra nell’ufficio del sindaco, ma è solo un punto di