di Tino Mantarro
Negli anni Settanta la Val Masino fu teatro di una vera rivoluzione alpinistica
Le rivoluzioni spesso nascono per caso e dove meno te lo aspetti. La Val Masino per esempio è da sempre la patria dei Sassisti, scalatori estremi che a metà anni Settanta cambiarono l’alpinismo in Italia. Era il periodo della contestazione e in Valtellina un gruppo di ragazzi scanzonati che amava più la montagna che l’impegno politico prese ad andare in Val di Mello a scalare le pareti del Badile e del Disgrazia, ma anche ad arrampicare in modo assolutamente libero sui massi del fondovalle. Lo facevano per il puro piacere di farlo, per la bellezza e la libertà del gesto fisico. Per gli alpinisti convenzionali era una provocazione, così nel 1976 la conservatrice sezione valtellinese del Cai organizzò un incontro per discutere di queste “inquietanti” modalità dell’andar per montagne. Fu una seduta infuocata in cui uno degli anziani riprese i giovani dissacratori: «Queste cose che fate non dobbiamo farle passare per alpinismo, questo è sassismo…». Ai ragazzi però il nome piacque e presero a chiamarsi Sassisti.
I frequentatori della Val di Mello erano più scanzonati che ideologici, come era invece il movimento dei Nuovi Mattini con cui condividevano l’idea che arrampicare fosse un modo per trovare la “pace con l’Alpe”, ovvero una serena permanenza in parete contrapposta all’alpinismo di conquista. Non contava la vetta, l’importante era la via, il modo in cui si saliva e il divertimento. Ad ogni modo, il termine Sassismo ha avuto fortuna, lo cita la Treccani: «Nell’alpinismo moderno, arrampicata libera praticata su massi alti pochi metri, per lo più come attività atletica».
Nella realtà i Sassisti erano forti scalatori che non si divertivano solo sui massi, ma aprivano vie su pareti di granito da vertigini. Scalavano, organizzavano feste in quota appesi alle imbracature e battezzavano le nuove ardite vie con nomi un poco hippie: Nuova Dimensione, Oceano Irrazionale, Alba del Nirvana. La loro eredità ha portato la Val Masino a essere uno dei luoghi preferiti dei Sassisti d’Europa. Così capita spesso di vederli che si incamminano con enormi materassi sulle spalle, pronti a scalare a mani nude i massi erratici del fondovalle. O mentre si inerpicano nella palestra naturale di roccia più grande d’Europa, il Sasso Remenno: un enorme masso erratico con 50 metri di parete verticale.