di Gaetano Savatteri | Foto di Paolo Simoncelli
Lo scrittore siciliano nasceva un secolo fa a Racalmuto. Da allora il paese agrigentino si è via via identificato con i libri e le parole del suo cittadino più illustre. Il racconto d’autore di un altro racalmutese doc, Gaetano Savatteri
Racalmuto è un paese di circa 8mila abitanti, sull’altipiano solfifero, a venti chilometri da Agrigento, fondato dagli arabi prima dell’anno Mille: quando arrivarono da quelle parti trovarono un villaggio diroccato e lo ricostruirono col nome di Rahal-Maut che, secondo alcune fonti, significa villaggio morto o abbandonato. Regalpetra è un paese di circa 8mila abitanti, sull’altipiano solfifero, a venti chilometri da Agrigento, fondato dallo scrittore Leonardo Sciascia nel 1955 quando pubblicò per Laterza il suo libro Le parrocchie di Regalpetra, nel quale racconta le cronache di un paese siciliano con i suoi zolfatari, salinai, arcipreti, galantuomini, poveri, amministratori. Sciascia è nato cento anni fa a Racalmuto, da una famiglia antica («Ho l’impressione – ha scritto, citando Jorge Luis Borges – che la mia nascita sia alquanto posteriore alla mia residenza qui. Risiedevo già qui, e poi vi sono nato»). Non vi è dubbio che la presenza di uno scrittore importante abbia di fatto modificato il luogo stesso e la sua percezione: Racalmuto e Regalpetra – che per Sciascia confinavano nel regno dell’immaginazione – ormai si sovrappongono.
E ogni cittadino di Racalmuto, entrando a far parte di una geografia letteraria, si sente a pieno titolo anche un abitante di Regalpetra. In fondo, il racalmutese si avverte come l’abitante di Macondo o di Vigàta, personaggio di un luogo che non è più in cerca d’autore, perché ha trovato il suo autore. Sciascia non è cresciuto dal nulla, come un fiore nel deserto. Sia pure nella limitatezza del suo tempo e delle sue condizioni, era consapevole che quelle case strette attorno al castello Chiaramontano, alle chiese (la Matrice, il santuario del Monte, S. Francesco, S. Giuseppe e le molte altre parrocchie), erano un contenitore di memorie e di storie. Alcune le ha esaltate e fatte diventare metafora. E pensiamo, solo per fare un esempio, al frate agostiniano Diego La Matina di Racalmuto, che nel 1658 uccise allo Steri di Palermo, sede del Sant’Uffizio, l’inquisitore don Lopez de Cisneros che lo sottoponeva alla tortura, spaccandogli la testa con i ferri che aveva ai polsi. Storia che nei secoli diventò leggenda e che Sciascia ha ripercorso nel suo Morte dell’Inquisitore, per rintracciare il peccato di eresia di cui Diego La Matina era accusato.
Storie di Racalmuto che ora sono anche storie di Regalpetra. Storie e luoghi che sono stati ridisegnati in una nuova mappa letteraria, ricostruita fedelmente nel libro di Salvatore Picone e Gigi Restivo Dalle parti di Leonardo Sciascia, pubblicato dall’editore Zolfo. In questa biografia, personale e toponomastica, gli autori pedinano le tracce di Sciascia per il paese che ha abitato e che ha ricreato. La pagina di Sciascia è talmente intessuta con il suo paese che oggi, a Racalmuto, non c’è luogo – partendo dalla piazza, dove una statua di bronzo di Sciascia è posata a terra, senza alcun piedistallo, quasi stia passeggiando ancora tra la sua gente – che non abbia profondi riferimenti allo scrittore e alla sua scrittura. Frasi di Sciascia sui muri, sui bastioni, nei circoli di conversazione, nella cartoline illustrate, perfino sulle scatole di taralli, i tradizionali biscotti ricoperti di zucchero e scaglie di limone per i quali Racalmuto è rinomata nel circondario. È evidente che per l’abitante di Racalmuto/Regalpetra questo può avere dei contraccolpi clamorosi. A partire da una fede quasi assoluta nella parola («un colpo di penna come un colpo di spada» dicevano i contadini analfabeti, a conferma che una frase scritta su un pezzo di carta poteva salvare o uccidere, condannare o assolvere). Fede che oggi si ritrova in una forte produzione di libri, opuscoli, poesie, articoli, giornali, fotografie, testimonianze, memorie: addirittura sproporzionata, considerando le dimensioni di questo paese al trentasettesimo parallelo.
Ma se Racalmuto può essere una piccolissima città, Regalpetra è invece un continente vasto quanto i libri di Sciascia, i libri su Sciascia e i libri ispirati da Sciascia. Regalpetra comprende l’intera Sicilia, e forse l’intera Italia. Racalmuto e Regalpetra come metafora, dunque. «Tutti amiamo ed esaltiamo il luogo in cui siamo nati, e siamo portati ad esaltarlo» diceva Sciascia. «Ma Racalmuto è davvero un paese straordinario. Di Racalmuto amo la vita quotidiana, che ha una dimensione un po’ folle. La gente è molto intelligente, tutti sono come personaggi in cerca d’autore». Giudizio che si ravviva anche in tempi di globalizzazione, di social, di spopolamento del paese, destino comune a molti altri centri dell’interno della Sicilia. Come sarebbe oggi Racalmuto senza Sciascia? Ci sarebbero meno pizzerie e ristoranti chiamati Regalpetra, ci sarebbero meno visitatori, forse ci sarebbero meno aspettative tra la popolazione. Ci sarebbero meno persone dalla “dimensione un po’ folle” come Pippo Di Falco, il mecenate che ha acquistato, ristrutturato e riaperto CasaSciascia, la casa dove lo scrittore ha vissuto fino quasi agli Sessanta. Se non ci fosse Sciascia, forse non sarebbe stato restaurato il teatro ottocentesco, delizioso di stucchi e velluti, dove lo scrittore imparò ad amare il teatro e il cinema. Insomma, senza Sciascia ci sarebbe Racalmuto, ma non sarebbe Regalpetra.
Questo forse avrebbe evitato alcuni malintesi, come quello in cui sono caduto fin da ragazzo, da studente. Crescere in un luogo letterario può far venire il capogiro: la stortura di muoversi in un luogo trasfigurato nei libri è come vivere davanti allo specchio. Leggi il libro, esci da casa e personaggi, situazioni, edifici sono davanti a te. Reali e concreti, eppure più spogli di come apparivano sulla pagina scritta. È la scrittura e la letteratura che colgono l’essenza delle cose, delle persone, dei fatti. Insomma, la convinzione che non si possa vivere senza narrazione. La vita o la si vive o la si scrive, diceva Pirandello, anche lui cresciuto a venti chilometri da qui.
Ma in realtà la vita la si vive solo raccontandola o scrivendola. Racalmuto/Regalpetra è oggi una libreria da sfogliare andando a piedi: da CasaSciascia alla Fondazione a lui dedicata, dalla scuola dove fu maestro di scuola, dall’ombra misteriosa delle chiese allo scroscio d’acqua delle sue fontane, dal Circolo Unione dove trascorreva i pomeriggi carpendo volti e parole al Circolo Zolfatari e Salinai dove si raggrumavano fatiche e delusioni. Un paese antico, di pietra e di memorie antiche. Un paese fatto di storie. Molte raccontate, molte ancora da raccontare. Un microcosmo. Una metafora della Sicilia e forse del mondo.