In ricordo di Salvatore Veca

Filosofo e consigliere Tci, Veca - scomparso il 7 ottobre 2021 - era "un garbato e determinato costruttore di futuro"

 

Il 7 ottobre è mancato Salvatore Veca, filosofo, una delle principali figure della vita culturale, sociale e politica italiana.
Nato a Roma nel 1943, milanese d’adozione, Veca (il primo a sinistra, nella foto) era dal 2017 Consigliere partecipe e attento del Touring Club Italiano e dal 2018 presidente del Comitato Scientifico dell’Associazione, di cui ha ispirato i lavori sfociati nel libro scritto da tutti i membri del Consiglio Direttivo “Prendersi Cura dell’Italia bene comune” realizzato per il Bagaglio di Viaggio 2020.
Salvatore Veca ci ha insegnato, con il garbo – «la risorsa scarsa della gentilezza» – e la disponibilità che contraddistinguevano i suoi interventi, a riflettere sui contenuti di un pensiero etico sul turismo, sul viaggio come conoscenza e come disponibilità all’inclusione, nella prospettiva di una società più giusta. Ci mancano la sua umanità, i suoi pensieri, il suo ruolo di appassionato educatore e di illuminato costruttore di futuro e abbiamo voluto dedicare queste pagine a una sintesi dei suoi contributi alla consapevolezza del nostro ruolo.

In particolare vi proponiamo l’intervento che fece a Milano, a Palazzo Marino, l’8 novembre 2019, al convegno “Prendersi cura dell’Italia come bene comune”, organizzato in occasione dei 125 anni del Touring Club Italiano.

VIAGGIARE 125 ANNI FA E OGGI
«Tre anni dopo la costituzione del Touring Club Italiano, nel 1897, il milanese Luigi Vittorio Bertarelli, uno dei padri fondatori, percorreva in bicicletta – allora si diceva velocipede – le coste della Calabria. Bertarelli era uno dei maestri dell’arte del viaggio, era un viaggiatore colto: aveva la curiositas, che innesca a sua volta la voglia e il desiderio di ricerca.

Dai tempi dei velocipedisti come Bertarelli e Federico Johnson, il complesso fenomeno del turismo ha subito impressionanti trasformazioni e via via sono emersi differenti aspetti di quelli che chiamerei i molti volti del turismo, delineati dal mutamento sociale, politico, istituzionale, economico, scientifico, culturale o religioso. E l’arte di viaggiare è stata esaminata in contesti e tempi differenti da una varietà di prospettive e di approcci. Oggi gli osservatori dell’arcipelago turismo tendono a individuare nel suo carattere esperienziale e nella sua personalizzazione tratti fortemente distintivi rispetto al passato. Si potrebbe pensare che questi tratti sono così lontani dalle convinzioni dei fondatori velocipedisti, che i loro valori dell’arte e della cultura del viaggio siano ormai reperti da consegnare alla storia.

Ma noi possiamo, grazie alla memoria e alla narrazione condivisa, tracciare un filo di continuità nella complessa vicenda associativa del Touring Club Italiano. Il Tci non è semplicemente un’istituzione: fa parte degli effetti della libera arte di associarsi, è uno degli esempi luminosi di associazionismo che a me sembra la quintessenza del civismo. E quella Italia bella che circonda (o è circondata da) un Italia che non ci piace è l’Italia in cui la virtù, il senso della civitas è vivo. E il civismo è una risorsa straordinaria.

 

SCELTE ETICHE
Ma che cosa vuol dire che il Touring Club Italiano si propone oggi di prendersi cura dell’Italia come bene comune? Prima risposta: il prendersi cura ha un indubbia valenza etica. Costituisce uno strato dei nostri atteggiamenti etici che modella le nostre scelte, le nostre condotte e i nostri comportamenti. E ciò ha effetti importanti sui modi di esercitare l’arte del viaggio. Esemplifica le virtù del viaggio responsabile. Il viaggio risponde in modo coerente al rispetto nei confronti della varietà dei suoi contesti, naturali, culturali, religiosi, sociali, enogastronomici.

Il viaggio è sempre connesso all’esperienza dell’incontro con l’altro, con gli altri, in una molteplicità essenziale di modi di vivere. E il rispetto è compatibile con l’empatia e la voglia di conoscenza del diverso, quando il diverso non viene stigmatizzato o demonizzato, che sembra essere uno sport molto diffuso anche a casa nostra, anche in Italia.
Ma il viaggio responsabile prende sul serio la dimensione del tempo. Prende sul serio il passato, non in senso nostalgico, ma come repertorio di possibilità alternative che è incarnato nel presente. E prende sul serio anche il futuro di ciò che è un bene, di ciò che vale oggi e perciò è degno di valere domani, in un orizzonte temporale che deve includere le generazioni future, altrimenti chiunque parli di sostenibilità è un imbroglione. Questo rapporto tra il prendere sul serio il passato e farne una moda per l’innovazione e il progetto del futuro è qualcosa che io mi sento di comunicarvi come omaggio a una grande cittadina italiana, la senatrice Liliana Segre.

È così che il viaggio responsabile incontra i molti volti della sostenibilità: sostenibilità ambientale, ma anche ecologica, sociale, culturale. Il turismo sostenibile è un dovere e non un optional, se ci prendiamo cura dell’Italia come bene comune. La coerenza con la sensibilità e per la sostenibilità sfugge così alla trappola di quello che io chiamo “presentismo”, cioè la contrazione dell’ombra del futuro sul nostro presente, ed estende l’ombra del futuro sul nostro presente, un futuro in cui bellezza, cultura, natura, memoria siano preservate nel tempo e nella staffetta fra le generazioni. E questo è quanto ci suggerisce la riflessione sul prendersi cura dell’Italia come bene comune che oggi è consapevolmente e progettualmente la missione del Tci.

 

UN’IMPRESA TANTO DIFFICILE QUANTO AFFASCINANTE
Una delle caratteristiche dei beni comuni è il loro carattere non escludente: l’accesso ai beni comuni non esclude, ma include chiunque. Così “Italia bene comune” suggerisce che debba prevalere la virtù dell’inclusione che nel nostro caso ha a che vedere con chiunque eserciti l’arte di viaggiare. Essa chiama in causa anche la gestione cooperativa del bene comune, e ciò ha a che vedere con la responsabilità di una pluralità di attori sociale e istituzionale.

Il Touring assume oggi, alla luce della sua lunga storia, che la memoria condivisa assegna a tutti noi il ruolo di partner civile e sociale nella governance del bene comune Italia: è un’impresa tanto difficile quanto affascinante. Sappiamo che l’impresa è difficile, ma sappiamo al tempo stesso, per le ragioni della storia e della memoria, che ne vale la pena. Sentiamo che l’impresa è affascinante e questa è alla fine la migliore ragione per partecipare, per aderire. Una ragione che vale in primo luogo per le ragazze e i ragazzi che rappresentano il futuro, quel futuro minacciato ma speriamo condiviso.
Alle ragazze a ai ragazzi posso confidare che ai loro bisnonni velocipedisti questa cosa piace un sacco, e che soddisfatti sorridono davanti al Touring che si avvale del passaggio di testimone in quella staffetta di celebrazioni in cui consiste la Storia.

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