Controcanto. Rimini

Prima Augusto e Tiberio, poi Federico. Dagli imperatori romani a Fellini, i nomi che hanno reso grande Rimini e la Riviera

 

«Stabilimento Privilegiato de’ Bagni Marittimi. Nella stagione estiva grande e salutare è l’uso dei Bagni alla spiaggia di Rimini, la quale per la sottigliezza delle sue acque è tanto commoda quanto deliziosa. Perciò nel 1843 i nobili signori Conti Baldini vi eressero a proprie spese uno speciale Stabilimento, accresciuto ogni anno di più, nel quale nulla resta a desiderare dai bagnanti, si per commodità come per nettezza, e l’aggradimento è attestato dal numero sempre più maggiore dei forestieri che vi si recano dalle città più cospicue e lontane. Per la qual cosa il Municipio ha concorso a decorare e migliorare lo Stradone per cui vi si accede, facendovi larghi marciapiedi, ombreggiati e rallegrati di piante, con sedili, fanali ecc.»

Luigi Tonini, Guida del Forestiere nella città di Rimini, 1864 Rimini Tipografia Malvolti ed Ercolani

Nel ricordare Luigi Tonini, bibliotecario nella Gambalungana (oggi una via e un museo), Giosuè Carducci disse che per quello che aveva fatto per Rimini meritava un monumento più grande di quello di Paolo V in piazza Cavour (che proprio piccolo non è). I riminesi sono sempre stati gente pratica e come ricorda la Guida Rossa Emilia Romagna del Tci, quando la neonata Repubblica Cisalpina nel 1797 decise di sopprimere la statua che ricordava il dominio dei papi, visto che la statua era bella, dissero che era di San Gaudenzio, vescovo patrono della città, e tutti fecero finta di crederci «raschiata l’epigrafe e sostituita la tiara». Anche ironici e dissacranti, come la corruzione del nome del figlio di Malatesta in Malatestino, che il padre sincopò immediatamente in Mastino e che ritornò a lui come il Mastin Vecchio di Verrucchio per distinguerlo da quello nuovo, citati nel XXVII canto dell’Inferno.

 

Tra il cardo e il decumano, tra il mare e la collina, il quadrato della città è rimasto immoto, appena lambito dalla sostituzione del teatro ricavato nel salone dell’Arengario, affrescato da una non molto bene augurante Ultima Cena, con il teatro Amintore Galli «nuova quinta aulica per lo spazio rappresentativo della città» (Guida Touring), che sarebbe presto stato riempito di opere verdiane. Così il Corso d’Augusto è rimasto nel linguaggio comune la Strada Maestra «perché è l’asse principale che imperna la città da un estremo all’altro e in cui tutte le minori fan capo» e il bimillenario (nel 2021) ponte di Tiberio, rimasto in piedi a dispetto di tutte le invasioni e i bombardamenti, ne chiude un estremo e mantiene ancora l’immagine che ne hanno dato Palladio nel Cinquecento, Piranesi nel Seicento e Turner nell’Ottocento. All’altra estremità è l’Arco di Augusto con i merli ghibellini (bimillennio nel 2027), la Porta Aurea, per le epigrafi di bronzo dorato di cui restano solo i perni di appoggio; con la testa del toro verso il borgo e quella della vacca verso la campagna, come tutte le colonie romane.

Città di provincia ma piena della antica grandezza e dell’amore per lo sfarzo e l’esibizione dei suoi abitanti, come ben rappresenta la lapide dedicata «agli Immortali e alla Città» nel primo pilastro di ciascuno dei fianchi del suo Tempio Malatestiano. Recita che Sigismondo «splendidamente ne sostenne le spese e memoria lasciò celeberrima e santa». Come darle torto.
Non è quindi un caso che oggi Rimini in ogni sua parte, in ogni suo angolo, si dipinga e presenti come Città Felliniana, anche al di fuori dei quartieri delle villette piccolo borghesi, tra i viali alberati, dove lui visse. Sino a intestare il parco a ridosso del Grand Hotel, prima degli stabilimenti balneari che lì ne sono l’apogeo, al regista di Amarcord. Nell’immaginario è come se ancora tutta la città fosse sulla riva del mare per veder passare il Rex, il transatlantico illuminato e festante, con il desiderio di fuga dalla cappa dei conformismi. Fellini ne dava una immagine riflessa e deformata dalla memoria, come se fosse una seconda Cinecittà che contrasta con il quartiere degradato dietro la stazione, con le botteghe piene di paccottiglie per  rifornire i venditori da spiaggia.

Illustrazione di Franco Spuri Zampetti
Peso: 
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