Gli uomini che fecero l'impresa

Hanno messo in sicurezza il patrimonio artistico e archeologico europeo durante la Seconda guerra mondiale. Un'impresa raccontata in bellissime fotografie in bianco e nero

Il 10 giugno 1940, mentre dal balcone di Palazzo Venezia Mussolini annunciava l’entrata in guerra dell’Italia, in sordina da Milano partiva un convoglio ferroviario. Trasportava alcuni capolavori della Pinacoteca Braidense, destinati a essere ospitati a Villa Marini Clarelli di Perugia, ritenuta un sicuro rifugio dagli eventi bellici.
Era il primo di tanti che nel corso della Seconda Guerra Mondiale curatori e soprintendenti italiani misero in atto, a rischio della vita, per salvare l’eredità e preservare l’identità culturale del nostro Paese. Uomini e donne coraggiosi che si opposero a requisizioni o gareggiarono in astuzia con SS e Wehrmacht – impegnati, soprattutto dopo l’8 settembre 1945, a razziare quadri, sculture, monete, libri destinati ai gerarchi nazisti e al sogno di Hitler di creare un grande museo privato a Linz – trasferendo con mezzi di fortuna le opere in sedi ritenute più sicure. A questi italiani, primi fra tutti Pasquale Rotondi, Palma Bucarelli, Emilio Lavagnino, Fernanda Wittgens (fu anche la prima consigliera del Tci) o Guerriera Guerrieri (di nome e di fatto, che salvò il patrimonio della Biblioteca di Napoli), dal 1943 si unirono gli esperti d’arte dell’americana Monuments, Fine Arts and Archives (MFAA), ribattezzati dai soldati Venus Fixers (Aggiusta Veneri), ma noti come Monument Men grazie all’omonimo film del 2014 diretto e interpretato da George Clooney. In otto anni, oltre a salvaguardare i monumenti, i membri di questa sottocommissione, nata dalla consapevolezza di combattere «in uno stramaledetto museo», come disse il comandante della V Armata Mark Clark, recuperarono e restituirono ai Paesi invasi dai nazisti cinque milioni di oggetti artistici che erano stati rubati. Quest’opera di tutela, importante per ottenere il consenso delle nazioni occupate in vista del futuro assetto dell’Europa, narrata nel libro Identity Man. Gli uomini e le donne che hanno difeso il patrimonio culturale italiano (1943-1951) di Alberto Meomartini e Andrea Villa (Skira, 2021), coinvolse chi, al di là delle diverse ideologie, in nome della civiltà andò oltre ai propri doveri: funzionari fascisti, impiegati che si opponevano al regime e cercavano di ostacolare le razzie dei nazisti, militari alleati, esponenti del Vaticano, studiosi tedeschi. Da ricordare l’ereditiera americana Helen Frick che, grazie alle 200mila foto, migliaia di cartoline e depliant turistici conservati nella sua biblioteca, fece realizzare oltre 800 mappe delle principali città italiane e francesi con i monumenti che non avrebbero dovuto essere bombardati e dalle quali il generale Lauris Norstad trasse un manuale per i piloti dei caccia. L’Italia non ha dimenticato l’esperienza dei Monument Men, tanto da istituire nel 1969 il Comando dei Carabinieri per la tutela del patrimonio culturale, apprezzato in tutto il mondo.

Peso: 
4