di Silvia Costa
A proposito del progetto di recupero dell’ex carcere di Santo Stefano nell’arcipelago Pontino: i diversi pareri di Silvia Costa e Mario Tozzi
Il progetto di recupero dell’ex carcere di Santo Stefano riveste un ruolo strategico per la simbolicità europea, storica e ambientale delle isole Ventotene e Santo Stefano, per i flussi migratori dell’avifauna e per i transiti della fauna marina, luoghi di contemplazione della natura, di cultura e ricerca di riconosciuta valenza internazionale. La vera minaccia oggi per Santo Stefano, e per l’ex carcere Borbonico, il “Panopticon”, è l’abbandono e il degrado in cui è stato lasciato per oltre 56 anni, nell’indifferenza di tutti, anche degli odierni paladini dell’ambiente. Un chiarimento è doveroso rispetto a illazioni infondate: il recupero dell’intero ex complesso carcerario non prevede alcun intervento di cubatura aggiuntiva all’esistente, ma solo interventi di restauro conservativo e recupero di manufatti nell’area demaniale, valutati anche con l’Istituto Centrale per il Restauro e la Sovrintendenza. L’obiettivo primario è sottrarre Santo Stefano al degrado, liberarlo dalle erbe infestanti che lo dominano, restituirlo alla biodiversità mediterranea, come sarà dimostrato dall’esito del Concorso Internazionale di progettazione architettonica, per il quale è al lavoro la commissione di valutazione presieduta dall’architetto Mario Cucinella. I criteri alla base del concorso rispondono a una visione che vuole riconnettere il Capitale culturale con il Capitale naturale in modo innovativo, ispirati alla valorizzazione della storia dell’ex carcere e prevedono percorsi di visita culturali e naturalistici, nella attenzione alla conservazione dell’habitat naturale.
Parallelamente sta andando avanti il progetto museologico, che prevede un percorso integrato ambientale e storico, nel rispetto dei luoghi e della loro vocazione. Stupisce che si insinuino interessi privati rispetto a un progetto guidato da otto amministrazioni pubbliche che fanno parte del tavolo che presiedo (dalla Presidenza del Consiglio al Ministero della Cultura, al Comune di Ventotene...). La foresteria, citata in un articolo su questa autorevole testata come “prodromo” di un futuro sfruttamento ai fini di “turismo di massa”, è il recupero di un edificio già esistente a rischio di crollo, senza cubatura aggiuntiva, sito al di fuori del carcere, noto come la “Casa del Direttore” già adibito a residenza. Ma perché è così importante recuperare il Panopticon? Ispirato all’opera del filosofo illuminista Bentham, realizzato nel 1757, l’ex carcere rappresenta un monumento e un documento storico dell’evoluzione dell’architettura e cultura carceraria, del concetto di pena e dei diritti umani. Come Commissario ho adottato un approccio innovativo: lavorare in contemporanea sul recupero del Bene, sui contenuti, sulla comunità di Ventotene e territorio limitrofo e sul contesto europeo e mediterraneo. Siamo al lavoro per definire con Governo, Demanio, Regione e Comune il futuro soggetto di Governance e gestione, a capitale pubblico, e gli accordi di “valorizzazione” e partenariati. Per quanto riguarda l’approdo abbiamo accantonato il progetto che prevedeva una banchina di 40 metri e un molo di 70. L’attuale progetto riduce le dimensioni e pone attenzione all’habitat della posidonia. Abbiamo deciso di sottoporlo alla procedura di Valutazione impatto ambientale statale.
Come Commissario di Governo vorrei sottolineare che lo Stato è presente al tavolo che io coordino e che la proposta finale del progetto di approdo sarà il frutto del più alto livello di equilibrio che mi impegno a favorire tra le esigenze di accesso in sicurezza a un monumento nazionale e la tutela dei Beni ambientali e faunistici dell’isola e del mare. Ritengo che siano state messe in atto le premesse di un ampliamento e destagionalizzazione dei flussi di visita a favore di un turismo culturale e ambientale legato agli interessi di studiosi, ricercatori, giovani, scuole e ambientalisti italiani e europei, che favorirà una ricaduta economica positiva sulla comunità di Ventotene. È questo che ha guidato il mio approccio per la realizzazione di un progetto che intende essere esemplare per le nuove generazioni in linea con il Green Deal e la New European Bauhaus. Nessuna attività quindi per danneggiare il capitale naturale, ma semmai per restituire alle future generazioni la conoscenza di questo luogo di dolore perché parli di libertà e di valori, nel rispetto di vincoli e tutele. Non c’è spazio per speculazioni di privati. Mi auguro che tutti coloro che manifestano interesse per questa sfida cooperino per il suo successo.
*Silvia Costa, è Commissario Straordinario per il recupero dell’ex carcere di Santo Stefano-Ventotene
RISPONDE MARIO TOZZI
Nella lettera di Silvia Costa vengono espressi, per la centesima volta esattamente gli stessi concetti che, in altri cento casi, vengono dichiarati quando si concepiscono e realizzano opere di presunta “valorizzazione”: sottrazione del bene al degrado, ripristino di valori storici e ambientali, nessuna interferenza con i processi naturali eccetera. È una litania che, personalmente, conosco benissimo e in nessun caso, ribadisco nessuno, ha portato a un vero recupero dei valori ambientali correttamente intesi. Valgano per tutti gli esempi dei fari italiani, oggi diventati ricettacoli di un turismo elitario o abbandonati una seconda volta, o dei beni demaniali militari delle Sardegna (Punta Giglio). Non si vuole capire che questo approccio non funziona, perché slegato dai contesti naturali che si dice di voler proteggere, ma che a malapena si conoscono, e perché, guarda caso, sempre teso a fabbricare teste di ponte per la turistificazione successiva. In questo caso si potevano prevedere tutte le opere citate, modificate dopo gli interventi delle associazioni ambientaliste (a testimonianza che i progetti, inizialmente, tanto consoni non erano), ma evitare come fumo agli occhi la “foresteria”: a Santo Stefano non si può e non si deve dormire, salvo che per ragioni di ricerca e documentazione. La domanda finale è questa: la eliminiamo la possibilità di soggiorno sull’isola? Se lo si farà verranno meno anche molte perplessità. Attendo una replica di cui, però, conosco già la risposta.