Giordania. Tra le capitali del regno

Amman, Salt, Madaba: raccontano le tante storie del Paese più accogliente e sicuro del Medio Oriente

È bastato un secolo a trasformare Amman da piccolo villaggio di 800 case a polo culturale, economico e artistico del Medio Oriente, con grattacieli che fanno da contrappunto ai vicoli della street art e alle dimore ottomane trasformate in gallerie d’arte e ristoranti alla moda. Ma basta spostarsi di pochi chilometri per scoprire altre capitali, altre storie e altri colori di una Giordania che sa stupire anche oltre Petra.

Dall’alto della Cittadella, il panorama su Amman è impressionante. E se oggi è ambitissima dagli appassionati di instagram, in passato la sua posizione strategica attrasse già i sovrani dell’Età del Ferro che vi insediarono la capitale del regno e la chiamarono Rabath Ammon. Poi vi arrivarono i Greci, per cui divenne Philadelphia, una delle più floride città della lega delle Decapoli. Quassù la dinastia degli Omayyadi stabilì il quartier generale e da qui, oggi parco archeologico, in un batter d’occhio si può compiere un viaggio nella storia. Soprattutto in quella dell’ultimo secolo, durante il quale le colline circostanti si sono vestite di case di pietra bianca, l’orizzonte si è arrampicato su prodigi multipiano di vetro e acciaio e i residenti si sono riappropriati delle vestigia del passato. Grazie a una intelligente politica sull’accesso al patrimonio, i giordani hanno diritto a tariffe agevolate per visitare siti e monumenti. Così, per esempio, il magnifico teatro romano si colora dei foulard delle donne e risuona delle voci dei bambini che giocano nello spazio dell’orchestra, regalando ai turisti l’impressione che le pietre prendano vita. Poco oltre, il balad è stipato di bancarelle di frutta, vetrine che brillano grazie all’oro per le future spose, caffè, ristoranti e opere di street art. A due passi, la vecchia stazione dei bus di Abdali si è trasformata nel Boulevard, un modernissimo centro commerciale all’aria aperta che fa il paio con i grattacieli e gli hotel di lusso. Per avere un’idea di quello che doveva essere Amman prima della modernizzazione basta percorrere i trenta chilometri che la separano da Salt, la città che nel 1921 fu scelta dall’emiro Abdullah bin Hussein (elegantissimo e affascinante ritratto sulla banconota da 5 dinari) come capitale del regno di Transgiordania.

Dall’alto della Cittadella, il panorama su Amman è impressionante. E se oggi è ambitissima dagli appassionati di instagram, in passato la sua posizione strategica attrasse già i sovrani dell’Età del Ferro che vi insediarono la capitale del regno e la chiamarono Rabath Ammon. Poi vi arrivarono i Greci, per cui divenne Philadelphia, una delle più floride città della lega delle Decapoli. Quassù la dinastia degli Omayyadi stabilì il quartier generale e da qui, oggi parco archeologico, in un batter d’occhio si può compiere un viaggio nella storia. Soprattutto in quella dell’ultimo secolo, durante il quale le colline circostanti si sono vestite di case di pietra bianca, l’orizzonte si è arrampicato su prodigi multipiano di vetro e acciaio e i residenti si sono riappropriati delle vestigia del passato. Grazie a una intelligente politica sull’accesso al patrimonio, i giordani hanno diritto a tariffe agevolate per visitare siti e monumenti. Così, per esempio, il magnifico teatro romano si colora dei foulard delle donne e risuona delle voci dei bambini che giocano nello spazio dell’orchestra, regalando ai turisti l’impressione che le pietre prendano vita. Poco oltre, il balad è stipato di bancarelle di frutta, vetrine che brillano grazie all’oro per le future spose, caffè, ristoranti e opere di street art. A due passi, la vecchia stazione dei bus di Abdali si è trasformata nel Boulevard, un modernissimo centro commerciale all’aria aperta che fa il paio con i grattacieli e gli hotel di lusso. Per avere un’idea di quello che doveva essere Amman prima della modernizzazione basta percorrere i trenta chilometri che la separano da Salt, la città che nel 1921 fu scelta dall’emiro Abdullah bin Hussein (elegantissimo e affascinante ritratto sulla banconota da 5 dinari) come capitale del regno di Transgiordania.

Chiese e campanili disegnano l’orizzonte anche di Madaba, cittadina a maggioranza cristiana che si trova a una trentina di chilometri a sudovest di Amman ed è famosa per i mosaici. Tradizione che cominciò con i Romani e proseguì con i Bizantini (la città fu sede episcopale) che pavimentarono le chiese con pietruzze colorate disposte in modo da raccontare la natura e le stagioni, i personaggi mitologici, le città, l’abbondanza delle messi e della pesca. Lo straordinario patrimonio dei mosaici di Madaba – oltre 270 siti in città e nei dintorni – ha portato alla fondazione del Mimar, il Madaba Institute for Mosaic Art and Restauration, attraverso cui studiosi e archeologi stranieri hanno passato il testimone della conservazione patrimoniale alla gente del posto. L’istituto, infatti, amplia il progetto iniziale della Scuola del Mosaico, iniziato negli anni ’90 in collaborazione con la città di Ravenna, che condivide con Madaba l’iscrizione nella rete internazionale delle città del mosaico, in una sorta di gemellaggio artistico e patrimoniale promosso dalla città italiana. La celebre Mappa di Palestina, custodita all’interno della chiesa di S. Giorgio e considerata il capolavoro musivo della città, fa parte del Parco Archeologico insieme alla chiesa della Vergine con i mosaici della Sala di Ippolito, e a quella degli Apostoli, a ridosso del centro, con uno splendido tappeto di pietre di epoca bizantina dedicato al mare e firmato da “Salaman, il mosaicista”. Ma non è tutto. Pietre (e capitelli) si rincorrono per le strade bianche della capitale giordana del mosaico ed entrano nelle case, molte delle quali costruite su precedenti strutture di cui hanno inglobato gli antichi pavimenti. Succede nella Burnt House, nascosta fra le botteghe artigianali che espongono i caratteristici tappeti di lana per cui questo piccolo centro è celebre in tutto il Medio Oriente. Lo sarà ancora di più nel corso dell’anno poiché Madaba, inserita dall’Unesco nel 2017 fra le città creative per l’artigianato, porterà lo scettro di Capitale araba del turismo per il 2022

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