Calabria. Quelle porte che narrano

Quelle porte che narrano
La comunità italo-albanese di San Benedetto Ullano (Cs), come tutte le isole linguistiche, sembra vivere al di fuori dello spazio e del tempo. Le persone spuntano dai vicoli come dalle nebbie del passato, poi l’eco della lingua arbëreshë lievita lungo le strade. Lo stesso Leoncavallo restò rapito dalla cultura locale, dai meravigliosi costumi femminili. Da un paio d’anni, per conoscere storia e cultura della piccola comunità, basta aguzzare la vista. Vagando per il centro storico troverete vecchie porte e portali settecenteschi dipinti, le “porte narranti”. Colori cupi e brillanti riportano in vita maghi e cavalieri, dame e castelli, monaci e guerrieri. Sono state realizzate nel 2019 e 2021 da artisti del territorio cosentino che per tre giorni hanno convissuto insieme agli abitanti. Raccontano una storia antica, millenaria, arricchita nella seconda metà del ’400 dall’arrivo dei profughi albanesi. Sono 15 le porte narranti. Tra queste l’antico castello di Ullano di Francesco Gravina, Rocca la normanna, signora del castello a metà dell’anno 1000, di Antonio Viscardi, lo stradiotto Teodoro Mussacchio, primo albanese giunto qui nel 1446, di Antonio Oliva, il monachesimo italo-greco dell’IX-X sec di Francesco Ortale, Giorgio Castriota Scanderbeg, l’eroico difensore dell’indipendenza albanese di Francesco Serise. E poi la porta più inquietante: Romano, abate del monastero di Ullano dal 1289 al 1292, catigumeno e ieromonaco, maestro dell’arte calligrafa, dipinto da Guido Maria Astorino, l’artista-stregone.
Prossima edizione quest’estate, il weekend dopo ferragosto; leportenarranti.it.

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