di Stefano Brambilla
Yellowstone, il parco nazionale più antico, famoso e imitato al mondo, fu istituito nel 1872
L’orsetto che sbuca da dietro un albero e si mette a ruzzolare tra le margherite, come in un cartone animato, finché la mamma lo viene a riprendere e lo riporta nel bosco. La Lamar Valley, dove ti sembra di essere entrato in una favola, in un eden perduto disegnato dall’immaginazione, con cervi che pascolano tra i ruscelli scintillanti e le montagne alte sullo sfondo. Il ranger che davanti a un fuoco, la sera, racconta di quegli uomini che nel 1872 pensarono di creare il primo Parco nazionale americano e del mondo, “for the benefit and the enjoyment of the people”, “per il beneficio e il godimento delle persone”, ispirando milioni di persone dopo di loro. Il branco muggente di bisonti che lentamente attraversa la strada davanti a te, e tu non puoi non pensare a quando l’istituzione del parco li salvò dall’estinzione, e al fatto che senza una specie così carismatica oggi saremmo tutti un po’ più poveri. La folla assiepata tutt’intorno all’Old Faithful, il “vecchio fedele”, ansiosa di assistere allo spettacolo del geyser più famoso del mondo che da millenni erutta come un orologio svizzero ogni ora, ora e mezza, e l’applauso liberatorio quando finalmente il suo sbuffo si scioglie nell’aria. La potenza dell’acqua che cade fragorosa nel canyon dalle pietre gialle, quello che gli ha dato il nome, visione sublime che non mancò di ispirare poeti e pittori, dando vita al mito della wilderness americana.
I colori allucinanti del Grand Prismatic Spring, usciti in fila da una tavolozza, e le terrazze surreali di Mammoth Hot Springs, segni inequivocabili che quando Madre Natura vuole stupire nessuna fantasia umana riesce a batterla.
I cigni trombettieri che si corteggiano al tramonto. Il giro in bicicletta tra le fumarole bollenti. L’acqua del lago blu cobalto. Le stelle. La provvidenziale assenza di segnale telefonico. L’odore di zolfo che non riesce a uscire dalle narici. L’eccitazione quando vedi un ingorgo di macchine e sai che è stato avvistato qualcosa di bello, e l’adrenalina sale. Gli scoiattoli che ti passano tra i piedi. L’emozione di entrare nell’Old Faithful Lodge e di sentirsi in una casa sull’albero, trasportati ai tempi dei pionieri.
Gli ululati dei lupi, la notte. Il sentiero nella foresta dove sei tu da solo per ore. I geyser che eruttano in modo imprevedibile, e tu sei lì per caso proprio quando decidono di farlo, e ti senti baciato dalla sorte. Ci sono molte ragioni per essere grati al parco più famoso del mondo. Queste sono le nostre. Buon compleanno, Yellowstone.