di Mario Tozzi
Finalmente la tutela dell'ambiente è legge
Proprio non ci riuscivano, i nostri padri costituenti, al momento della stesura dell’Articolo 9, a inserire la parola “natura” nella Carta. Erano quasi spaventati, come se le giungle selvagge avessero dovuto impossessarsi improvvisamente della penisola nel momento stesso in cui quella parola fosse stata anche solo nominata. O, meglio, l’avevano inserita, ma solo nella prima stesura: “I monumenti storici, artistici e naturali del Paese costituiscono patrimonio nazionale e sono sotto la protezione dello Stato”. Nella seconda poi scomparve e rimase “La Repubblica (...) tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”. Dove, come sappiamo, il paesaggio è natura modificata dall’uomo, qualche volta in maniera mirabile, ma non è natura intatta, ambiente, insieme di ecosistemi. La natura fu così cancellata e sparì dai nostri orizzonti culturali, mentre questa mancanza l’ha posta, da quel momento, alla mercé degli interessi più svariati. Teoricamente, dopo quasi ottant’anni, finalmente, l’Italia cambia strada e inserisce la tutela dell’ambiente, della ricchezza della vita, degli ecosistemi e degli altri viventi nella Carta Costituzionale. Rafforzando l’integrazione dell’Articolo 9 con un rinnovato Articolo 41 in cui la libertà d’iniziativa economica trova finalmente anche limiti ambientali. Una rivoluzione. Va subito detto che si tratta di un indispensabile presupposto teorico che però rimarrà vanamente scritto solo su carta, se non ci sarà una vigilanza continua e se non sarà chiaro chi deciderà quali debbano essere gli interessi prevalenti. Voglio dire che la rivoluzione sarà completata solo quando la considerazione ecologica diventerà pratica comune nella legislazione italiana, cosa che appare ancora lontanissima nel tempo. Ma oggi l’ambiente e, fatto più rilevante, tutta la ricchezza della vita (la biodiversità), entrano in Costituzione insieme con gli ecosistemi e lo sguardo sulle generazioni future. In pratica si riconosce che nessun sapiens sopravvive sul pianeta Terra se non si conserva la ricchezza della vita, che fornisce una serie di servizi gratuiti ed essenziali, che vanno dalla purezza delle acque alle medicine, al cibo. E si parla anche dell’esistenza di altri viventi che devono essere tutelati, perché sono in grave pericolo e perché non può esistere un mondo popolato solo di una specie. Un riconoscimento dovuto soprattutto alla crescita esponenziale degli animali da compagnia negli ultimi decenni. Ma forse il riconoscimento più importante è aver compreso che non può esistere alcuna economia se non c’è una biosfera sana a sostenerla e che è il capitale naturale a permettere il capitale economico e non viceversa. Questo dovrebbe influire su qualsiasi scelta politica, comprese quelle che riguardano l’energia e le grandi opere. Sarà ancora possibile pensare e realizzare il Ponte sullo Stretto di Messina? O costruire centrali nucleari? E in che conto terremo le generazioni future che potrebbero non essere d’accordo con il nostro modello di sviluppo basato sul raschiamento delle risorse e sulla supertecnologia?