di Tino Mantarro
Vittorio Anastasia è fondatore della casa editrice Ediciclo, dedicata alle due ruote.
È l’ora del cicloturismo?
Ci occupiamo di bicicletta da 25 anni e l’impressione è che ora ci sia molto fermento in questo settore, soprattutto nel Nord Italia. Ci sono tanti clienti potenziali e tante cose che si stanno muovendo.
Dunque è ottimista sulla bici?
Non proprio. Manca una strategia complessiva, una visione coerente di cui si faccia portatore qualcuno dall’alto in modo da coordinare gli interventi che si stanno facendo a livello locale.
Cosa si dovrebbe fare?
In Germania esiste un’entità centrale che definisce le linee guida e intorno a questa si innestano le iniziative locali. In Italia questa entità dovrebbe decidere di completare la Brennero-mare e di finire la Salisburgo-spiagge friulane. Queste sono le priorità per lo sviluppo del cicloturismo.
Come possiamo fare per non perdere quest’occasione?
Tanti anni fa l’ingegnere italiano che aveva progettato l’autostrada Milano-Como venne chiamato dal governo tedesco per una consulenza. Ora dovremmo chiamare un tedesco e dirgli: senti, non siamo stati capaci di organizzare un progetto. Decidi tu e facci delle proposte.
Che rischi corriamo?
Altrimenti il rischio è che gli altri Paesi ci sorpassino anche qui. In Slovenia e Croazia hanno quasi ultimato il recupero della vecchia ferrovia parenzana e questi Paesi hanno tutto l’interesse a intercettare il turismo che arriva dalle ciclabili austriache e portarlo al mare.