di biscalchin
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Giacomino Leopardi era prevalentemente un poeta. Ma che prosa, quando scriveva in prosa! Le volte che tralasciava i versi per dedicarsi al discorso, al racconto, alla narrativa (anche se non romanzesca), imbastiva miracoli. Come il testo più trascurato dalla nostra storia letteraria: Lo Zibaldone. O le Operette morali. O i Pensieri…Tutto questo blablabla sul nostro miglior poeta moderno è una scusa per trascinarlo nei territori dell’alta cucina. La scusa palese di questa tirata per i capelli del sommo è la marchigianità.
Troppo facile, visto che si parlerà dei due senatori della gastronomia della Marca: Mauro Uliassi e Moreno Cedroni. I due, due stelle Michelin a testa, lavorano a pochi chilometri di distanza a Senigallia. E, loro malgrado, vengono sempre visitati dagli appassionati in tandem. Il bravo gourmet li prova uno a pranzo e l’altro a cena, o il contrario. È quindi inevitabile il confronto. Reso più difficile dallo stesso blasone stellato. È così che si creano, italianamente, i due partiti: i cedroniani e gli uliassiani. Loro malgrado, ripeto.
Per questo è utile tirare in ballo il Poeta. Ma andiamo per ordine. Uliassi e Cedroni hanno quasi la stessa età, lo stesso background, le stesse stelle, le stesse materie prime a disposizione ma non potrebbero fare due cucine più diverse. Per questo Leopardi, marchigiano di Recanati, serve a disinnescare guelfismi e ghibellinismi. I due chef operano in due settori letterari distinti. Pur avendo una stessa matrice. E questo serve a capirne le differenze.
Uliassi scrive prosa, Cedroni fa poesia. Uliassi racconta, Cedroni evoca. Uliassi accumula storie, pensieri sociali, letture storiche. Come nel suo piatto Il fosso, un racconto meraviglioso di ragazzini che si calano nei corsi d’acqua vicino al mare e prendono lumache, rane, erbe profumate trasformati in un piatto che trascina il palato in quell’acquitrino. Uliassi racconta di contadini che, pur vivendo vicino al mare, non mangiano pesce. E non mangiano carni ricche, destinate ai signori. Si piglia quello che c’è: rane e lumache. Ma il mare a Senigallia è incombente. Ecco allora che l’umile pollo, morbido, travolgente, sugoso, si accompagna con un’insalata macchiata di nero di seppia. Il mare c’entra, ma Uliassi lo guarda da terra. E da lì la racconta.
Cedroni invece è nato nell’acqua. Si vede dai suoi occhi liquidi, dalle parole fluttuanti che usa per raccontare i suoi piatti come fossero altrove e non lì davanti a te. Sono i versi dell’Infinito. L’altrove. Il mare per Cedroni è tutto. Ci vive dentro. Lo mette in tavola. Talvolta si incontra la carne, ma è vista dal mare, come per Uliassi il pesce è visto da terra.
Questi due signori dimostrano che la cucina d’autore ha un senso. Si può raccontare una stessa terra, e uno stesso mare, con due generi letterari diversi. Radicalmente diversi. È solo una questione di linguaggio. Alto.