di jula
I viaggi sono stati fondamentali per la formazione della sua poetica. Joan Jonas, l’artista newyorkese settantanovenne pioniera della performance, è oggi in mostra all’Hangar Bicocca (in via Chiese 2, www.hangarbicocca.org ), l’ex stabilimento Pirelli alle porte di Milano e ora luogo aperto alla città e al territorio: fino al I febbraio gli ampi spazi dell’ex fabbrica ospitano Light Time Tales, un’antologica sull’opera della Jonas a cura di Andrea Lissoni.
Il viaggio in Arizona, nella seconda metà degli anni Sessanta, in cui entra in contatto con la comunità Hopi e assiste alla Snake Dance (la “danza del serpente”, un rituale durante il quale sacerdoti e serpenti entrano in sintonia attraverso dei movimenti). O quello intrapreso fino a Creta, nel 1966, in cui assiste ad un matrimonio della durata di tre giorni. O, ancora, quello in Giappone (1970), quando scopre il teatro No: il viaggio per la Jonas è un percorso di avventure in cui incanalare, accogliere sensazioni nuove e poter realizzare diverse esperienze. Ogni spunto ricavato da un viaggio diventa, poi, materiale per la sua arte, e non solo: l’arte stessa è per lei anzitutto esperienza: “dovete disperdervi della mostra, non cercate di capire opera per opera: bisogna cogliere le emozioni che tutto l’ambiente vi restituisce” dice la sera dell’inaugurazione all’Hangar.
Teatro, danza e cinema sono i generi da cui la Jonas parte per creare le sue opere: le dieci installazioni, nove video e una nuova opera (“Beautiful dog”, i cani sono spesso protagonisti delle performance della Jonas), sparsi all’interno dell’Hangar, permettono di capire come sia possibile accostare tutti questi spunti insieme simultaneamente e creare una mostra in cui non è il rapporto dialogico tra l’opera e il visitatore ad essere protagonista ma, al contrario, è l’insieme delle installazioni, dei video, dei rumori e delle luci che dà il senso completo del percorso museale. E’ necessario, insomma, diventare dei visitatori-performer per capire esattamente lo spirito di avventura che interessa alla Jonas: lo spazio intero è una “materia” artistica, e lo spettatore ha un ruolo attivo nell’accostarsi ad esso. Il tema dello specchio, degli animali, della femminilità e il ruolo della donna nella società sono i concetti principali che guidano la poetica della Jonas, ma, prima ancora, forse ad ispirare l’artista c’è l’idea stessa di arte come fusione tra i generi (cinema, musica, teatro, pittura, scultura), che crea un’occasione di esperienza e permette di uscire dagli schemi abituali in cui viviamo.