di barbaragallucci
Scegliere Maurizio Cattelan per curare una mostra è già di per sé una performance. L'artista contemporaneo italiano di maggior successo noto per le sue provocazioni, compresa quella di andare in pensione, di certo non avrebbe smentito se stesso con una mostra convenzionale. Inaugurata in questi giorni, come evento parallelo della fiera Artissima di Torino, Shit and die (che non credo abbia bisogno di traduzioni) è allestita a Palazzo Cavour fino all'11 gennaio. Già il luogo scelto fa capire che non si scherza coi confronti. Qui visse il simbolo di Torino e dell'Italia intera, il conte Camillo Benso di Cavour, e tutta la mostra ruota intorno alla storia e ai simboli della città. Dall'omaggio a Carlo Mollino ai ritratti dei vip che con Torino hanno un legame (compresi Del Piero, la Littizzetto, gli Agnelli junior e il sindaco Fassino), fino alla terra delle montagne circostanti incapsulata sotto una pedana, e allo studio del Cavour messo sotto un telone di plastica come a bloccarne per un attimo l'impolveramento. Immediate le polemiche, soprattutto per un paio di sale dedicate alla sessualità, anche spinta, che ha fatto arrossire più di un visitatore, nonché convinto un consigliere comunale a chiedere che il Comune togliesse il patrocino per par condicio nei confronti di un'altra recente mostra torinese, che utilizzava una donna obesa e nuda come immagine di lancio, alla quale il patrocinio era stato effettivamente tolto. Ma vuoi mettere Cattelan? Ogni polemica, discussione, protesta è solo linfa ulteriore per un evento che non può che avere successo sia per il nome del curatore sia per la qualità effettiva del progetto espositivo. È una mostra che merita punto e basta. Una delle migliori proposte in Italia da molti anni a questa parte. E infatti, già in questi primi giorni di apertura è invasa da tantissimi appassionati stranieri (e collezionisti che prima vanno al Lingotto a fare affari in fiera e poi arrivano a Palazzo Cavour per rimanere a bocca aperta). Al di là delle opere esposte è proprio il concetto di base dell'esposizione che è vincente. Ben oltre la provocazione fine a se stessa.
