di jula
Non vorrei essere monocorde con gli argomenti di questo blog ma, nonostante quello appena pubblicato parlasse di arte albanese, anche questo tratterà un argomento che riguarda la Terra delle Aquile (così detta per la bandiera, che raffigura due rapaci, in segno di unione, su sfondo rosso, colore che deriva dall'occupazione turca): per l'esattezza, si parla di "Albanaia", lo spettacolo in scena in prima nazionale al Filodrammatici a Milano ancora fino al I febbraio, dal 27 gennaio. La drammaturgia è tratta dall’omonimo romanzo di Augusto Bianchi Rizzi, lo stesso anfitrione dell'ultimo salotto letterario e cenacolo milanese: avvocato, ma anche regista e scrittore, tutti i giovedi' sera nel suo salotto di corso Venezia si trovavano intellettuali, artisti e persone di mondo (nel 2012 gli è stato conferito anche l'Ambrogino per i suoi meriti culturali). E' morto da pochi mesi: in Albanaia, Bianchi racconta la storia di Vittorio Bellei, tenente medico. Siamo durante il Fascismo: appena nato suo figlio, Bellei parte con le truppe Alpine per la guerra in Albania. Da Brindisi, a Tirana e poi tutte le montagne albanesi fino a raggiungere il monte Guri i Topit, dove gli italiani devono al gelo sfidare le truppe greche molto meglio attrezzate. Bellei vorrebbe tornare da sua moglie e da suo figlio che ha lasciato in culla, ma essendo l'unico medico al fronte sente anche la forte responsabilita' di dover restare li'.
Lo spettacolo racconta le testimonianze della vita al fronte del medico, ben interpretato da Tommaso Amadio per la regia di Bruno Fornasari: sul palco con Amadio si trova, poi, un vero e proprio coro di Alpini diretti da Massimo Marchesotti (anche direttore della Cantoria Musicale del Duomo di Milano), che intervengono in un nuovo e interessante, ritmato e colto scambio continuo tra parole e musica. L'intero racconto sulla vita al fronte (tra trincee, feriti etc) del tenente medico Vittorio Bellei e' basato su testimonianze che Bianchi ha letto in prima persona: alla morte di sua madre, infatti, ha ritrovato il diario di guerra che il padre aveva scritto quando era partito appunto per la guerra in Albania. Su queste reali testimonianze l’autore si è basato per scrivere il suo romanzo da cui ora e' stato tratto lo spettacolo. Un'opera davvero profonda, sensibile e ben realizzata, che non assume dichiarate posizioni politiche, se non quella necessariamente condivisibile della la crudelta' e la violenza della guerra in se'.
Info. www.filodrammatici.eu
