In Viaggio con Gaia. Nelle gole di Gorroppu.

I più lo osservano dalla statale, la nota Orientale Sarda, la SS 125. Dalla Cantoniera Bidicolai il canyon di Gorropu appare in tutta la sua imponenza: una porta, no, meglio, uno squarcio nel calcare grigio-ocra-arancione del Supramonte, tra Orgoloso e Urzulei. Ma io mi ci sono voluto addentrare, attraversandolo in tutta la sua lunghezza.

Il Supramonte consiste in circa 50 chilometri quadrati di calcare e rocce dolomitiche tutte scavate in gole, forre, doline, codule e grotte dovuti al carsismo, tipico di queste rocce. È una terra aspra, dove l'acqua si infiltra nel terreno, segue percorsi nascosti seguendo i capricci della roccia in bacini ipogei (sotterranei) per sbucare poi in luoghi lontani, dove meno te lo aspetteresti.

È qui che si trova Gorropu, la gola che superando nel punto più alto anche 400 metri si vanta di essere il canyon più profondo d'Europa. Che lo sia davvero o no poco conta, quello che è certo è che quando ci si trova al suo interno, tra contrafforti rocciosi di cui non si vede la fine e che lasciano intravedere appena una fetta di cielo, è facile sentire, almeno per un momento, un istintivo desiderio di uscirsene al più presto. Prima che la magia termini e i contrafforti si chiudano, lasciando appena una cicatrice in superficie, e schiacciando i miseri visitatori.

Fantasie che ti prendono quando sei da solo all'interno della gola.

Cosa che sconsiglierei di fare se non si ha una certa dimestichezza con ambienti difficili e dove gli imprevisti non mancano.

Io mi sono fatto accompagnare dalla guida di Corrado Conca, Torrentismo in Sardegna, della casa editrice Segnavia. Perchè di torrentismo si tratta, visto che l'acqua si incontra più volte (e ancora più volte se il percorso lo si compie in un periodo piovoso), e perché è neccessario avere una certa attrezzatura per compiere delle calate con la corda (in realtà quasi tutte superabili senza mai doverla utilizzare, se ci si sa muovere in questi terreni).

Per percorrerla io sono partito da Campos Bargios, una zona di ovili raggiungibili da Urzulei. Da qui, e non senza sbagliare un paio di volte il mio percorso di avvicinamento, sono andato alla ricerca della valletta dove scorre il timido (qui) riu Flumineddu. Una volta incontrato il torrente, seguirlo è stato un gioco di salti tra le rocce e intorno al rio. Per poi lentamente sprofondare nella gola che diventa, mano a mano che si scende lungo il rio, sempre più stretta e alta. E oscura.

Al termine ho dovuto anche percorrere un lungo e assolato sentiero che mi ha riportato fino alla Cantoniera di Genna Silana, per poi camminare un tratto ancora lungo la SS 125 e poi scovare un passaggio che mi riconducesse a ovest, verso l'altipiano Planu Campu Oddeu, regno di capre, maiali selvatici, e mucche. Ai più consiglierei di organizzarsi con una navetta: lasciando una seconda auto per esempio a Ponte S'Abba Arva, o chiedendo alla associazione delle guide locali.

Oggi ci sono molte guide che offrono visite alla gola. Visite che poi sono per ogni stagione, voglia di perdersi e faticare. Anzi, è difficile districarsi nella selva di siti web che offrono tour, ma anche questo fa parte del gioco. L'importante è non sottovalutarla, la gola di Gorroppu. Del resto è la più profonda d'Europa, e quindi non si lascia avvicinare se non da chi lo fa nella maniera corretta!

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