di jula
I prossimi 5-7 aprile si avrà l’occasione di fare il giro per le gallerie d’arte di tutto il mondo e di conoscere meglio la città di Milano. Il motivo è Miart, la Fiera d’arte contemporanea che si svolge a Fieramilanociy, padiglione 3 gate 5, ma non solo. Le 186 gallerie presenti in Fiera provengono infatti da 19 paesi diversi, per ben 72 estere. E non è tutto: grazie alla Milano Art Week, infatti, negli stessi giorni tutta la città di Milano sarà invasa da un ricco programma di eventi, inaugurazioni e performance.
“Abbi cara ogni cosa” è la frase che riunisce tutte le mostre e i progetti che le varie gallerie portano in Fiera. È senza dubbio un titolo anche indicativo del clima che si respira quotidianamente nella città di Milano, nonché un buon punto di partenza per aggirarsi tra i vari spazi di Fieramilanocity e i luoghi in cui si svolge la Fiera. Secondo Alessandro Rabottini, direttore del Miart, “questo appuntamento è anzitutto un momento di riflessione. Si pongono le basi per valutare i cambiamenti che stanno avvenendo nell’arte contemporanea”.
Ecco, quindi, una Fiera che vuole essere “un invito all’attenzione: l’arte non esplora solo gli aspetti più estremi della vita, ma anche quelli all’apparenza meno rilevanti, trasformando ciò che appare insignificante in un simbolo potente dell’esistenza umana”. Nel Padiglione 3 le varie gallerie saranno divise in sette sezioni: le opere esposte non guardano solo all’arte degli ultimi anni, ma analizzano anche il secolo scorso per capire meglio i cambiamenti attuali, per una fiera sempre più caratterizzata dal suo essere un momento di analisi sulla situazione dell’arte oggi.
Se 45 sono le gallerie che partecipano al Miart per la prima volta, le sezioni in cui saranno divise sono “Established” (le 129 gallerie di arte moderna e contemporanea), “Generations” (8 gallerie che propongono dialoghi tra artisti di generazioni diverse), “Decades” (9 gallerie che danno vita ad un percorso che attraversa il Ventesimo secolo in una scansione per decenni), “Emergent” (21 gallerie emergenti impegnate nella promozione delle generazioni più recenti di artisti), “On Demand”, sezione trasversale dedicata a opere che vivono nella relazione con il contesto e con il pubblico, e “Object”, con gallerie che operano nel campo del design in edizione limitata.
Un Fiera che legge l’attualità, ecco perché, continua Rabottini, “la parte a cui quasi teniamo di più sono i ‘miartalks’”, ovvero le conversazioni e le tavole rotonde che coinvolgeranno per le tre giornate di apertura al pubblico del Miart. 40 artisti, curatori, collezionisti, designer, direttori di musei e critici d’arte per approfondire svariati temi dell’arte contemporanea. Venerdì 5 aprile si parlerà di “Commissionare, produrre e collezionare nel contesto degli attuali cambiamenti sociali, economici e climatici”, conversazione a cura di Matteo Lucchetti, Capo Curatore Visible (città dell’arte-Fondazione Pistoletto/Fondazione Zegna). Sabato 6 aprile Alberto Salvatori, curatore delle sezioni Established Masters e Decades della Fiera, coordinerà la conversazione su “La storia dell’arte italiana come patrimonio collettivo e la sua diffusione a livello internazionale”. Domenica 7 aprile, infine, il critico, giornalista e curatore della sezione Object in Fiera, curerà la conversazione a tema “Lo spazio e gli usi del bene comune: le sfide del design”.
E non finisce qui, Miart risveglia l’intera Milano con mostre e appuntamenti sparsi dal centro alla periferia. È confermato anche per quest’anno il Fondo Acquisizioni Fiera Milano, che prevede da metà marzo a metà maggio una selezione delle opere di Fondazione Fiera Milano esposte alle Gallerie d’Italia in piazza Scala, e sono previste inaugurazioni di mostre parallele. Come “Carlos Amorales” alla Fondazione Adolfo Pini in corso Garibaldi a cura di Gabi Scardi, “The last supper after Leonardo” alla Fondazione Stelline in corso Magenta a cura di Demetrio Paparoni, “Lygia Pape” alla Fondazione Carriero in via Cinodel Duca, “Anna Maria Maiolino, I amore se faz revolucionario” al Pac di via Palestro).