di lgriglie
Hiroshima.Non abbiamo camminato ne` pedalato lungo lo Shimanami kaido,il “ Cammino delle isole”: i sessanta chilometri di autostrada che, grazie una bella sequenza di ponti panoramici collegano l`Honshu,principale isola dell`arcipelago giapponese allo Shikoku, la minore delle grandi quattro.
Ma avremmo potuto, perche`lo Shimanami ,che attraversa sei isole del mare interno di Seto(Mukaishima,Innoshima,Ikucijima,Omishima,Hakatajima,Oshima, tutte molto gradevoli, interessanti e con cose da vedere) e`-eccezionalmente-accessibile a pedoni e ciclisti.
Questi ultimi sono oggi i protagonisti di una rivoluzione turistica che,da qualche anno, ha trasformato la sonnacchiosa cittadina portuale di Onomici in una meta preferita per giovani e sportivi cultori della bicicletta.Le organizzazioni locali con efficienza nipponica hanno fatto un ottimo lavoro predisponendo tutta una serie di mete escursionistiche destinate ad attirare e stimolare questo tipo di turismo.Offrendo, ad esempio, noleggio di bici a prezzi moderati ,assistenza tecnica e logistica gratuita(cartine geografiche,stampati,ecc) facilitazioni alberghiere.
Sul porto,accanto a caffe`europeizzanti,ristorantini e boutiques ,un vecchio e pittoresco capannone nautico e`stato trasformato in un Cycle hotel dedicato specialmente ai piu`accaniti(e meno frugali) cultori del pedale.Il” Cycle”arredato con eleganza minimalista e` dotato di servizi logistici”dedicati” (come quello per spedire o ricevere la propria bici e i bagagli )di un` officina per le revisioni meccaniche ,di un bar,il “Kogu”, dove si puo`bere pedalando seduti su un sellino.
Onomichi ,fortunatamente per noi poco amici della pedivella,non e`soltanto una mecca ciclistica. Ha circa centomila abitanti, e`stata residenza di scrittori,autori famosi e lo scenario di molti film e manga di successo.Abbarbicata,stretta tra le colline e il mare conserva un`atmosfera un po`retro da Giappone anni Cinquanta con vecchie botteghe del caffe`(kissaten) sparse in un dedalo di ripidissime stradine .Ha ,poi, una lunghissima e anacronistica mall di negozi a ridosso del porto commerciale.Cantieri navali,pescherecci,traghetti per le isole.La citta`era anche, come Kobe, sede di una sezione storica della yakuza,la mafia giapponese.
Una trentina di templi in citta`e sparsi lungo il cammino ciclo-autostradale(molto bella la Oyamazumi shrine di Omishina!) , qualche castello feudale(ricostruito)ricordano un passato pieno di eventi.
In particolare l`epopea tardo medievale dei Murakami kaizoku ,letteralente i “pirati”Murakami in realta`un clan di samurai marittimi che per un secolo e mezzo ,fino agli inizi del Seicento,furono i padroni della citta`e delle isole Geiyo che in sequenza uniscono Onomici,oggi parte della prefettura di Hiroshima con Imabari ,moderno(1920) accorpamento di alcuni antichi borghi marinari dello Shikoku.Lo stesso percorso,in pratica,aperto ai ciclisti di oggi dallo Shimanami kaido.
I Murakami(tre clan familiari legati da vincoli di sangue e di interessi) non erano pirati nel senso occidentale della parola,dei predoni del mare,ma una marina militare antelitteram.
Erano dall`alto dei loro castelli, guardiani della costa,piloti di barche, traghettatori e gestori del traffico navale tra le isole.Era,quel mare, difficile per le imbarcazioni del tempo.Li conobbe ,alla fine del Cinquecento, il gesuita portoghese Louis Frois che si rivolse a loro in pieno Sengoku,il periodo delle feroci guerre tra feudatari per il controllo del Giappone,per avere un lasciapassare che gli consentisse di raggiungere incolume la meta del suo viaggio.I”pirati” gli diedero un vessillo con il loro stemma da issare sul pennone.Tutto ando` liscio e la traversata si concluse felicemente .Ma,business is business, al missionario chiesero un obolo.