di lgriglie
Tokyo.Sembra si sia tornati al sakoku,alla seclusione,all`isolameno forzato dei bei tempi andati.Le difficolta`di viaggiare all`estero durante quest`estate di Covid,ci hanno indotto ad approfittare degli incentivi offerti per invogliare i giapponesi ,costretti dalle vigenti restrizioni a tralasciare mete vacanziere esotiche, a visitare il loro paese.Viaggiare per turismo e far vacanza all`interno del Giappone,non e`,molto allettante per chi ci abita tuttol`anno .I treni,gli aerei, sono ,relativamente ad altre destinazioni in Asia o in Europa,piuttosto cari e l`offerta alberghiera- Tokyo,non fa testo-e`generalmente ,rigida esenza molte proposte.Gli hotel sono quasi dappertutto noiosi e privi di offerte promozionali intressanti. Le B&B sono spesso da Terzomonodo o comunque da saccopelisti induriti.
La nostra scelta,questa volta,e`caduta ancora sul Setouchi, il “mare interno”imprigionato dalle tre maggiori isole,Honshu,Shikiku e Kyushu,piu`precisamente sulla costa ,estrema, dell`Honshu occidentale, nella prefettura di Yamaguchi. Questa include nel suo territorio odierno alcuni tra i feudi storici piu`famosi del Giappone, come il Choshu(detto anche Nagato)patria di valorosi samurai, artefici della Rivoluzione Meji e in seguito, di una vasta schiera di illustri generali e uomini politici di grande capacita`e potere.La famiglia dell`attuale premier Shinzo Abe (il famigerato nonno Kishi !) e`di queste parti.
Nostra meta e`stata l`isola di Suo-Oshima,una delle tante,sono migliaia, nel Setouchi,ma rinomata per i suoi profumatissimi agrumi ,dalle varieta`piu`strane e squisite,come il costoso Dekopon, un delizioso mandarinone arancioso di cui sono ghiotto.
Arrivarci (niente aereo,di questi tempi!) in treno,con biglietto scontato(circa 400 euro andata e ritorno )e`stato abbastanza lungo,ma tutto sommato piacevole.Abbiamo,interrotto il viaggio,pernottando sulle rive del grande lago Biwa,non lontano da Kyoto(tre ore di viaggio da Tokyo) e siamo ripartiti comodamente al mattino per O-Atake.La cittadina,raggiunta dopo un po`piu` di tre ore che da il nome al ponte( lungo un chilometro) che porta all`isola.Suo-Oshima,spiegano le guide giapponesi che amano dare graduatorie numeriche ai siti turistici,e`la terza isola,in termini di grandezza,del Mare Interno,con un`area di 138 chilometri quadrati,ha meno di ventimila abitanti e possiede una delle piu`celebrate spiagge del Giappone,la Katase beach,che il ministero per l`ambiente classifica bislaccamente all`ottantottesimo posto tra quelle,innumerevoli, del paese .La spiaggia,di sabbia dorata con palmizi, e`comunque molto bella sotto tutti i punti di vista e gli standard internazionali.
Il Sunshine Sazanseto,l`albergo- resort dove abbiamo trascorso un paio di giorni vi si affaccia dominandola.Il Sazanseto, rinomato per la cucina del suo chef di scuola francese Akihito Kamishio somiglia a un villone mediterraneo e presenta,nella decorazione e nell`abbigliamento del personale ,uno stile hawaiano.Vi si celebrano spesso matrimoni e concorsi nazionali di danze polinesiane che sono molto popolari tra il pubblico femminile giapponese. Il legame di Suo-Oshima con le Hawaii non e`fittizio,ma antico e molto sentito.Alla fine dell`800,infatti,quando le Hawaii erano ancora un regno indipendente(ma gia` un protettorato degli Stati Uniti)i piantatori dell`arcipelago polinesiano,a corto di mano d`opera locale, importarono braccianti giapponesi per lavorare nei campi di canna da zucchero.Tra i pionieri di questa immigrazione furono alcune migliaia di abitanti di Oshima.Una storia di lavoro durissimo,di soffererenze che le famiglie giapponesi vissero con coraggio e abnegazione.Ritornarono a casa in molti,altri si fermarono e divennero americani.Alcuni fecero una modesta fortuna,ostentata,come i Fukumoto, in una casa- di stile nippoamericano- che ,oggi,si puo`visitare come un museo.Ecco,dimenticavo,la piacevole sorpresa di questo viaggio e`stata il constatare che ,a differenza di molte altre parti del Giappone,devastate da un`orribile edilizia privata,le vecchie belle case di legno annerito ,a Suo-Oshima, sono state restaurate e conservate. I proprietari-caso molto raro- hanno saputo dire di no ai materiali plastici per l`edilizia e all`alluminio anodizzato dei serramenti.Quasi intatta e`poi la vicina (e ormai parte integrante)isoletta di Okyamuro dove oggi vivono un centiniaio di persone-vecchi maestri d`ascia,pescatori- che ospita un elegante e storico tempio dedicato a una miracolosa incarnazione del Budda che,per trarre in salvo i naufraghi, assumeva le sembianze di uno squalo.
Il perimetro dell`isola non e`completamente percorribile in auto.Esistono sentieri e stretti viottoli adatti alla motocicletta.All`estremita`orientale c`e` anche un piccolo museo nautico a ricordo di una tragedia nautica dell`ultima guerra mondiale.Al largo delle coste di Suo-Oshima, nel 1943,improvvisamente,in un momento di calma, esplose e affondo`la corazzata Mutsu,gemella della leggendaria Nagato.Morirono piu`di mille marinai.Si parlo`di sabotaggio:le cause non furono mai chiarite.