di jacopolist
Oggi vi mostro il vulcano Melbourne, in Antartide. Ve lo mostro come lo ho visto dal finestrino dell'aeroplano che mi stava trasportando alla base americana di McMurdo. Da Lì mi sarei recato alla base italiana della Stazione Mario Zucchelli. Ai suoi piedi si osserva la costa ghiacciata, ricoperta da una fragile sfoglia di ghiaccio marino, qua e là rotta in piattaforme galleggianti. Alle sue spalle invece una catena di montagne ricoperte di neve e ghiaccio. L'Antartide infatti non è solo ghiaccio, neve, venti e nient'altro, ci sono montagne e perfino vulcani attivi.
La sua forma dovrebbe ricordarvi un vulcano a noi ben noto, l'Etna. E difatti si tratta di uno stratovulcano, con la classica forma di cono molto ampio. Perfino l'altezza del monte, 2700 metri sul livello del mare, si avvicina a quella dell'Etna. Potremmo considerarlo un vulcano addormentato, ma ancora attivo.
Siamo portati a pensare che l'Antartide sia spoglio, privo di vita (no, sappiamo tutti che ci sono i pinguini!). Non si parla certo di piante antartiche, e invece dove alcune sorgenti termali raggiungono la superficie ci sono letti di muschi e piante epatiche (Bryophyta) adattate a quell'ambiente certamente estremo. Riescono a sopravvivere perché intorno alla sorgente si trova acqua liquida, nutrienti, e la sorgente stessa mantiene una certa temperatura attorno a sé.
Sorvolare il monte Melbourne mi ha dato una emozione particolare, e non solo perché ho studiato, secoli fa, geologia e glaciologia, ma perché l'Antartide è per noi qualcosa di monotono, immobile, invece il vulcano è qualcosa di attivo, e attorno al vulcano ci sono comunità vegetali. Là sotto succedono molte più cose di quanto immaginassi, ho pensato.
