di lgriglie
Tokyo.”I biscotti italiani sono migliori dei biscotti inglesi”,sosteneva D`Annunzio.Ma non aveva, forse, mai assaggiato quelli nipponici che sono davvero squisiti. Sono piu` di cent`anni,ormai, che in Giappone si sforna un`eccellente pasticceria da te`(da non confondere con i “wagashi” della omonima cerimonia!) . Gusto assolutamente europeo,franco-anglo-belga,venduti a caro prezzo -magari su prenotazione(un anno di attesa!)- in negozi snobissimi , fornitori della casa imperiale, come Murakami o Izumya, i biscotti,sono omai un prodotto di consumo ordinario per tutte le famiglie giapponesi. Democraticamente disponibili, in tutte le fogge e gusti , sugli scaffali dei supermercati e degli economici, onnipresenti Kombini. Buoni e per tutte le tasche.
Questo preambolo per dire che sono stato nei giorni scorsi, di calura agostana,a Shimoda,cento chilometri da Tokyo. Una bella e storica cittadina marinara quasi al fondo della penisola di Izu dove ho assaggiato delle straordinarie” madeleines” sfornate da una vecchia bottega locale,Nisshindo.
La curiosita` e` che degli spugnosi dolcetti proustiani, a forma di conchiglia, era ghiotto Mishima, un habitue`dei luoghi.
Il grande e celebre scrittore trascorreva,infatti, molto tempo a Shimoda.In una suite del raffinato Shimoda Tokyu hotel-una preservata(Anni Sessanta) meraviglia alberghiera dove ho avuto il piacere di soggiornare- scrisse il finale della sua ultima ,complessa opera:” Il mare della fertilita`”.Si era nell`estate del 1970.A fine novembre, lo scrittore ,si uccise, con rito da samurai, al termine di una plateale dimostrazione politica.
Lo straordinario paesaggio che avvolge Shimoda, non ha affascinato solo Mishima.Un altro grande personaggio della letteratura giapponese, il premio Nobel ,Yasunari Kawabata,che gli era stato in qualche modo maestro,vi aveva gia` ambientato il suo romanzo piu`famoso “La danzatrice di Izu” nel 1926.
Tra i tanti e tanti ,l`ospite, indesiderato,ma piu`famoso di Shimoda e` il commodoro Mattew Perry.L`ufficiale di marina che,nel 1854, vi approdo`,al comando di quattro fumose vaporiere americane-le leggendarie “kurofune” o“navi nere”- dotate,pero`, di cannoni-obici Paixhans.
La splendida baia piacque molto al commodoro(poi promosso contrammiraglio e gratificato, dal Congresso riconoscente ,con venticinquemila dollari) e con l`accordo non entusiastico del Bakumastu-l`ormai debole regime shogunale- decreto` l`apertura dello storico porto giapponese al commercio americano.E dopo piu`di due secoli al mondo di fuori.
L`anno dopo fece scalo, sempre a Shimoda,`con lo stesso scopo, una flotta delle marina imperiale russa .I giapponesi,un`altra volta,, come dicono a Roma, abbozzarono.