di pierocarlesi
Si è tenuto dal 27 al 29 agosto scorso (2021) ad Ardesio, in alta Val Seriana (Bg) la seconda edizione del filmfestival Sacrae Scenae, sulla devozione popolare.
Organizzato da Vivi Ardesio, con la partecipazione del Comune e della Pro Loco e la direzione artistica di Cinema e Arte, associazione di Bergamo il cui presidente è Roberto Gualdi, il festival ha presentato in tre giorni 22 opere selezionate fra le sessanta pervenute da tutto il mondo. Ardesio, che è stata le cornice dell’evento, dista solo 3 chilometri dal borgo di Gromo, ben noto ai nostri lettori e soci perché paese Bandiera arancione del Touring.
L’evento ha avuto un notevole successo e un significato particolare perché è stato uno dei pochi festival cinematografici con il pubblico in presenza, pur nel rispetto di tutte le norme anticovid, ossia ingresso in sala previa esibizione del certificato verde e misurazione della temperatura corporea.
Il festival Sacrae Scenae è nato nel 2020 grazie a una intuizione di Fabrizio Zucchelli, già sindaco in tempi passati di Ardesio e oggi presidente del Festival; la tematica tutta particolare rende l’evento unico nel suo genere e finora inimitato.
La serata finale, tenutasi nel moderno e prestigioso cinema parrocchiale di Ardesio, ha visto il concerto della Compagnia delle chiavi con la soprano Silvia Lorenzi e le premiazioni, con la partecipazione di numerosi ospiti, tra cui l’assessore regionale alla Cultura e Autonomia Stefano Bruno Galli, il presidente della Banca di credito cooperativo di Bergamo Duilio Baggi, il presidente di Vivi Ardesio Simone Bonetti, vari amministratori locali e rappresentanti degli sponsor.
La giuria, presieduta da Nicola Bionda ha assegnato il primo premio e vincitore assoluto al film Brothers in Buddha del regista Beth Wishart Mackenzie per aver documentato attraverso l’esperienza di Michael, un adolescente canadese alle prese con la definizione della propria identità di uomo, il punto di vista nuovo sulle implicazioni di una radicale scelta spirituale e sulle concrete possibilità di una vera integrazione multiculturale.
Una menzione speciale è poi andata al film Wells of hope della regista trentina Lia Beltrami per essere riuscito a testimoniare con forza lo sfruttamento delle donne e la tratta degli organi con testimonianze di vibrante forza emotiva in una regione martoriata da soprusi e guerre.
Una seconda menzione è infine andata al film Our lady’s peace del regista montenegrino Vladimir Perovic’ per essere riuscito a mostrare con forza poetica l’affascinante contrasto tra il luogo e il tempo del sacro e la vita, più o meno consapevole che lo attraversa ogni giorno. Una denuncia sul turismo mordi e fuggi delle crociere ambientato in un’isola nelle Bocche di Cattaro.
