Per una volta Touring dedica la sua copertina a un luogo chiuso, anzi a una casa, o meglio a un appartamento. Stravagante scelta come destinazione turistica? Solo apparentemente, perché Casa Boschi Di Stefano, nel cuore di Milano, in una discreta e silenziosa via accanto al grande asse commerciale di Corso Buenos Aires, non è una casa qualunque, visto che è stata disegnata da un grande architetto come il milanese Piero Portaluppi e che l'appartamento al secondo piano, abitato da una affiatata coppia di professionisti milanesi anche loro come Marieda Di Stefano e Antonio Boschi non è un appartamento qualunque.
Nei lunghi e prosperi anni della loro presenza Marieda e Antonio l'hanno riempita di quadri, di opere di sculture di pezzi di design di altissimo livello tanto da trasformarla in una vera galleria d'arte unica in Italia, ricca di oltre 2000 opere. Ma il motivo per cui Touring ha voluto dedicare alla loro casa e alla loro avvincente storia la copertina è che questo appartamento con tutti i suoi arredi e contenuti è nel tempo diventato una casa museo e uno dei luoghi “Aperti per voi”, dove i soci Volontari del Touring Club Italiano accolgono sapientemente e discretamente. Un luogo dove si possono fare visite guidate e assistere ad eventi programmati. Passare qualche ora in questo luogo è come tornare indietro nel tempo, fino ai primi anni del 900, e ripercorrere grazie alle opere esposte (solo 300 su 2000) l'arte moderna italiana dagli anni 20 agli anni 60, con lavori che ricoprono ogni minimo spazio sulle pareti e sul soffitto, nelle stanze come nei corridoi e nella ex cucina, tutti firmati dai grandi artisti di quel periodo.
Si tratta di nomi importanti nella storia dell'arte che vanno da Remo Brindisi a Giorgio Morandi, da Giorgio De Chirico a Giacomo Manzù, da Alessandro Mendini (anche lui di famiglia, nipote nato e cresciuto al piano di sotto) a Lucio Fontana, da Arturo Martini a Mario Sironi. Più facile dire chi manca che non chi sia presente. C'erano dunque tutti gli estremi per raccontare una bella storia sulla nostra rivista, una storia di uomini e donne e di passioni che va oltre la milanesità dei protagonisti ma potrebbe essere un modello riproducibile in tante altre città e situazioni nelle quali il Touring volentieri potrebbe contribuire a rendere disponibile altrettanti tesori nascosti a turisti attenti e visitatori consapevoli.
Da non perdere qu questo numero il confronto tra il nostro consigliere Mario Tozzi, geologo e divulgatore scientifico e noto volto televisivo tra i più autorevoli, e l'assessore all'urbanistica della regione Sardegna Quirico Sanna. Il tema del dibattito, nel quale è intervenuto anche come esponente del Tci il direttore del Centro Studi Massimiliano Vavassori, è stato il nuovo piano Casa della Sardegna che era diventato di attualità perché sembrava volesse introdurre importanti cambiamenti e novità sulle possibilità di costruire e di aumentare il volumetria delle case esistenti, sopratutto vicino alle coste, molto ambite turisticamente ma altrettanto in fragile equilibrio ambientale. Insomma la discussione, come chi avrà la curiosità di leggere, ha sopratutto ruotato soprattutto sul tema del consumo di suolo, sul modello di sviluppo turistico che si vuole disegnare e in generale sulle conseguenze sui destini economici dell'isola e degli isolani. Un intenso scambio di argomentazioni che qualche effetto deve pure averlo avuto se dopo qualche giorno sono state annunciate importanti riduzioni a quella che qualcuno aveva definito la nuova cementificazione delle coste sarde.
Tra i reportage e i servizi proposti su Touring di febbraio segnalo quello relativo a una zona tanto storicamente importante quanto defilata nei percorsi turistici tradizionali anche in una zona ad alto tasso di visitatori come la provincia di Belluno. Ebbene in un angolo di questa regione, proprio sulle prime colline che separano le Alpi dalla pianura padana e dall'Adriatico si trova l'altopiano del Cansiglio, un angolo davvero intatto dove tutto è fermo ai secoli d'oro della Repubblica Serenissima di Venezia che l'aveva letteralmente militarizzato per sfruttare i suoi vasti boschi come vivaio per la propria flotta con cui dominava i traffici commerciali dall'Adriatico. Grazie a questi boschi i Dogi si rifornivano del legno e dei remi necessari alla costruzione e alla navigazione delle loro veloci galee e dei potenti brigantini. Una zona rimasta dunque sempre di totale rispetto ambientale, regola che è stata poi conservata con l'arrivo del Regno d'Italia e poi della nostra Repubblica. Risultato? Ancora oggi si respira un'aria immobile, non ci sono insediamenti impattanti, ma piccoli frazioni, accoglienti locande, piccoli produttori di conserve e formaggi locali. Insomma a un passo da Venezia, da Belluno e da Cortina, ecco un'oasi naturalistica, che raddoppia il suo fascino anche grazie al sottostante lago di Santa Croce. Provare per credere.
Buona lettura!
Silvestro Serra
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