Italia Uno. Nella continua e infinita scoperta dell'Italia sconosciuta, segreta o “zitta” come la definisce qualcuno, quella per capirsi che viene tagliata fuori dalle righe tirate dritte dalle autostrade, abbiamo riscoperto la Val Vigezzo. Ora accade che in questa piccola, pittoresca, scenografica piccola laterale della val d'Ossola si verifichi una concentrazione di interessanti spunti tali da rendere una visiat, in auto o in trenino estremamente profittevoli.
Bastano tre dati. E' la valle dei profumi naturali (è da qui che venne l'inventore dell'acqua di Colonia). E' la valle degli spazzacamini (si riuniscono da sempre qui, una volta all'anno con i loro riti e cortei da tutto il mondo, Giappone compreso). E' la valle dei pittori (causa il panorama, la disposizione geografica, la luce, generazioni di paesaggisti si sono arrampicati fin quassù e hanno piazzato i loro cavalletti per ispirarsi alla natura).
Italia Due. A causa di un microscopico parassita che si annida negli abeti del bosco di Paneveggio in Trentino, crescono alberi che hanno come caratteristica la grande sonorità. Un difetto-qualità che sfruttata da generazioni di liutai ha fatto si che con questi legni si sono costruiti i grandi violini e gli strumenti a corda firmati da eccelsi artigiani come Stradivari e persino imponenti organi.
Così (complici della Amplifon, impegnata in una campagna sociale per il controllo dell'udito) abbiamo seguito il percorso di un tronco dal Trentino fino alla bottega di un liutaio di Cremona e, ancora, al museo e all'auditorium della città lombarda per vedere e soprattutto ascoltare dal vivo l'effetto che fa e che cosa si sente.
Italia Tre. Una grande festa a Parigi l'anno scorso ha celebrato l'ingresso nelle lise delle località Riserve Unesco della Biosfera l'Appennino tosco-emiliano, un territorio montagnoso ricco di boschi, cime e crinali (è qui che passa l'ideale linea di demarcazione tra l'Europa continentale e quella mediterranea, il confine tra le culture del burro e dell'olio...) anch'esso facilmente raggiungibile dall'autostrada eppure ancora remoto, autentico, selvaggio, ricco di leggende e di miti ma anche di storie dell'oggi.
L'Unesco infatti ha voluto riconoscere con questa assegnazione proprio il costante e tenace lavorio della gente del parco dell'Appennino tesa a salvaguardare il proprio territorio ma soprattutto capace di dialogare con la natura, mantenere vive le tradizioni, la propensione all'accoglienza, i ricchi e variegati sapori della gastronomia locale. Ci siamo avventurati in questa zona trans-regionale e abbiamo conosciuto e raccontato di giovani cervelli non in fuga ma anzi motivati a restare nei loro territori ma con una mentalità decisamente cosmopolita e internazionale.
Silvestro Serra
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