Volpedo, dove è nato il Quarto Stato

Illustrazione di Franco Spuri Zampetti

Una gita tra Voghera e Pavia, a Vopedo, paese natale di Giovanni Pellizza. Il modo migliore per scoprire l'uomo e l'artista che ha dipinto Il Quarto Stato, simbolo delle lotte operaie e contadine in Italia

Nella verde collina che corre fra Voghera e Alessandria, a Volpedo, fra pescheti e vigneti che salgono verso la val Curone, vale la pena di sostare, in un weekend, non tanto in un museo quanto in un atelier d’artista. Uno dei pochi conservati, riportato ai primi anni del Novecento, quando purtroppo vi si spense a soli 39 anni uno dei pittori più interessanti d’Italia, in piena evoluzione: Giuseppe Pellizza da Volpedo, autore dell’oggi notissimo Quarto Stato, col popolo proletario in marcia verso un futuro di emancipazione, terminato nel 1901, dopo anni di lavoro, quando si stava aprendo la stagione del dialogo riformista fra Giovanni Giolitti e Filippo Turati.

La grande tela si trova a milano, al Museo del Novecento. Come quella che l’ha preceduta e preparata, La fiumana, terminata nel 1897, ora a Brera. Poco più che trentenne (era nato nel 1868), Pellizza le elaborò entrambe in questo luminoso atelier usando una tecnica sempre più avanzata che l’avrebbe portato al divisionismo di Gaetano Previati e del primo Giacomo Balla (e chissà dove se non si fosse tolto la vita nel 1907). Nell’atelier – dove Pellizza tornò a lavorare dopo gli anni formativi a Brera, a Bergamo e a Firenze – si trovano i ritratti della madre e del padre, della sorella, e un autoritratto in due versioni, una a olio molto giovanile e un’altra più scaltrita in carboncino. Ci sono i suoi libri, le sue foto, una velina con disegni di figura per Il Quarto Stato, una tela di passaggio verso nuove forme e tecniche, La preghiera al cimitero (1887), e le riproduzioni dei pittori più amati, soprattutto l’ultimo Raffaello. Più tardo, del 1903, un disegno a tecnica mista, gessi, inchiostro e pastelli, su carta per la paradossale Indisposizione artistica di Voghera, la vicina città che l’artista frequentava avendo per amici lo scrittore Alessandro Maragliano e lo scapigliato socialista libertario direttore del periodico L’Uomo che ride, Ernesto Majocchi, al quale portava disegni e illustrazioni.

A Volpedo – dove si è lavorato molto e bene per riproporre l’esperienza e l’eredità di Giuseppe Pellizza – si apre ogni sabato e domenica pomeriggio un interessante, utile Museo didattico Pellizza. Da qui si può cogliere anche il senso antico di questa cittadina di matrice contadina.
Il percorso didattico, animato da pannelli, foto, documenti, oggetti di vita quotidiana illustra le fasi della vita del tormentato pittore e della famiglia, nel passaggio dal realismo sociale al divisionismo. Un approfondimento è dedicato al quadro che forse meglio lo esprime: La processione.
Pellizza sarebbe diventato futurista? Difficile dirlo, anche se opere come Automobile al passo del Penice lo fanno presagire.  E poi Filippo Tommaso Marinetti era originario di queste parti…

Info utili.
Museo-studio di Giuseppe Pellizza da Volpedo, via Rosano 1;
Museo didattico Pellizza, palazzo del Torraglio, piazza Quarto Stato 1; tel. 0131.80318; www.pellizza.it.

Disegno di Franco Spuri Zampetti