di Isabella Brega | Foto di Maurizio Fabbro
Autonomo fin dal 1921, l’arcipelago di 6.500 isole è un paradiso naturale che parla svedese. Ha bandiera, governo, polizia e regime fiscale propri ed è un esempio virtuoso di come si protegge una minoranza
ESCLUSIVA WEB. Guarda a destra la presentazione di Isabella Brega, autrice dell'articolo.
Un viaggio è una rivoluzione copernicana. Ognuno è al centro del proprio universo, con le sue melodie interiori, le sue abitudini, i suoi affetti. Viaggiare scompiglia le carte, cambia i punti di vista, mette a rischio le proprie certezze, costringe a dialogare con il nuovo che irrompe nella nostra vita e se ne impadronisce: il romanzo si impone allo scrittore.
Il viaggiatore non è colui che si precipita verso un obiettivo ma quello che arretra e si rende permeabile a ciò che lo circonda, chiude l’ombrello, alza la testa e si lascia bagnare dalla pioggia. Un nuovo mondo si apre davanti e intorno a lui, ribaltando le prospettiva in un’ottica relativista. Questo è ancora più vero alle Åland, incrocio di nuvole, terra e mare, grappoli compatti di casette rosse bagnati di silenzi e da una luce unica che incendia l’immaginario e il cuore.
Un mondo capovolto, dove il tempo è un orologio che va all’incontrario. Qui dove barche e velieri si arrampicano in alto, navigando nel cielo candido di chiese ruvide dai tetti ruvidi. Qui dove fra le pieghe del cielo le nuvole basse, bambagia gonfia di vento da agguantare con la mano, pesano su boschi e spiagge, schiacciano acque selvatiche e ribelli e precipitano su paesaggi non addomesticati. Il cielo si cambia in mare e il mare in memorie, regalando bottiglie di champagne che hanno dormito nel suo seno per oltre due secoli. In un abbraccio umido di pietra e aria salmastra la spuma delle onde arrivate da lontano muore dolcemente sulla spiaggia in un baluginio di scaglie di luce, mentre dai boschi si alza il fiato della terra rossa, vapori grassi intrisi di profumi pungenti e sottili inquietudini. Voglia di solitudine, voglia di compagnia, voglia di partire, voglia di tornare: le Åland, scarpe di vento e cappelli di pioggia, sono isole nelle isole. Un segno d’acqua, uno stato d’animo, una condizione di luce, qualcosa di incompiuto, di grezzo, che ognuno può completare con le proprie emozioni.
Chiese medievali che hanno il piglio di fortezze, capanni rossi per barche coraggiose, castelli potenti svuotati di potere, volumi compatti ed essenziali. Passaporto finlandese, parlata svedese, mani da pescatore, cuori da marinaio, le 6.500 isole e isolette dell’arcipelago nel mar Baltico, al centro della rotta commerciale est-ovest, sono state contese da re e zar. Anche oggi, a causa della loro posizione strategica, le Åland sono al centro delle mire del signore del Cremlino, Vladimir Putin, pronto, secondo un’analista dell’Istituto degli affari esteri finlandese, ad allungare le mani su un paio di isole per poter controllare lo spazio aereo dell’Europa Baltica. Passate di mano in mano, hanno visto arrivare vichinghi, svedesi, russi, danesi e finlandesi. Commercianti, soldati, pirati e sovrani che hanno lasciato tracce importanti non solo nel territorio ma anche nel dna dei suoi abitanti, che per un terzo provengono da 92 Paesi. Unica città e capoluogo della provincia autonoma, Mariehamn ospita il parlamento e circa il 40 per cento della popolazione, 11mila persone. Fondata nel 1861, quando l’arcipelago era un avamposto dell’impero russo, deve il proprio nome alla zarina Marijia Alekandrovna, moglie di Alessandro II. La città, che borda di bianco, giallo e rosa una penisola ai cui lati si trovano il porto turistico e quello a cui attraccano le navi che la collegano giornalmente con Finlandia, Svezia, Lettonia ed Estonia, conserva l’impianto a scacchiera ideato da Georg Theodor von Chiewitz e alcuni edifici progettati da Lars Sonck, uno dei maestri dell’architettura finlandese, come il municipio del 1939 e l’edificio del ristorante ÅSS Pavillon.
Città di marinai e armatori come Gustaf Erickson, che fino agli anni Trenta del Novecento aveva dato vita alla più vasta flotta di velieri del mondo impegnati nel commercio del grano dall’Australia all’Europa, Mariehamm, con i suoi ampi viali alberati, ha un grosso debito verso il mondo femminile. Oltre che il nome, infatti, deve ancora a una signora la sua fisionomia: Hilda Hongell, la prima donna capomastro e poi architetto dell’emisfero occidentale. A lei, fra le fine del XIX e i primi del XX secolo, si deve la progettazione di molte ville, per un totale di ben 144 edifici e il suo contributo alla trasformazione della città in una località balneare alla moda, con la creazione di appartamenti spaziosi con terrazze, destinati ai turisti. Sempre a lei si deve l’introduzione nelle Åland dei motivi tipici dell’architettura svizzera, come si può ben vedere nelle case in legno dai delicati colori pastello allineate lungo le vie Mariegatan e Södragatan, mentre il bel museo navale, ricco di polene e sestanti, tutto da visitare insieme all’imponente quattro alberi Pommern costruito nel 1903 a Glasgow e ormeggiato di fronte, racconta l’epopea navale delle Åland.
Se le rovine della fortezza di Bomarsund sono la conseguenza dei cannoneggiamenti inglese e francese che, alla metà dell’Ottocento, durante la guerra di Crimea, sottrassero le isole all’impero russo cui appartenevano insieme al granducato di Finlandia, l’alto e stretto castello di Kastelholm, fondato nel 1388, ricorda la lunga sovranità della Svezia, terminata con l’arrivo degli zar nel 1809. Qui furono di casa numerosi sovrani svedesi, primo fra tutti Gustav Vasa, salito al trono con il nome di Gustavo I, che nel 1537 lo elesse castello reale di caccia, passandovi lunghi periodi.
Ponti e agili traghetti collegano l’isola maggiore, Fasta Åland, 45 chilometri di lunghezza per 50 di larghezza, dove vive il 90 per cento dei circa 29mila abitanti, con le altre isole dell’arcipelago, permettendo di spostarsi facilmente in auto ma soprattutto in bicicletta, grazie ai circa 150 chilometri di piste ciclabili. Sono molti infatti i turisti che arrivano qui sulle due ruote da Turku, la bella città sulla terraferma finlandese che assicura collegamenti regolari con grandi e comodi traghetti che, fermandosi alle Åland (non rientrano nell’unione doganale europea), offrono a bordo la vendita di prodotti tax-free. Le biciclette possono essere affittate nella stessa Turku, la più antica città della Filandia, capitale del Paese fino al 1812 e capitale europea della cultura 2012, incernierata dal corso del fiume Aura. Un centro storico animato, dominato dalla ciminiera di Turku Energia, illuminata da un’opera dell’italiano Mario Merz, ricco di eventi e festival estivi, popolato dai molti giovani che celebrano il rito dell’aperitivo sulle vecchie barche ancorate sul fiume per poi finire la serata negli ottimi ristoranti che punteggiano le rive. Tutto da scoprire il cuore medievale, la cattedrale, il museo d’arte, il centro marittimo Forum Marinum, il possente castello del 1280 e, sempre in bici, la rete ciclabile di 250 chilometri, collegata da 12 ponti, battelli e traghetti, che si snoda nella fitta trama di migliaia di isole e isolette dell’arcipelago di Turku, prima fra tutte Ruissalo, ex isola di caccia reale.
Turku, città natale del leggendario Paavo Nurmi (mezzofondista vincitore di nove medaglie d’oro negli anni Venti) e uno fra i più importanti centri della cantieristica mondiale, vanta anche una università in lingua svedese. Circa il 6 per cento dei suoi 180mila abitanti infatti parla svedese. Ben diversa la proporzione alle Åland, dove il 93,5 per cento degli abitanti è di madrelingua svedese, la lingua ufficiale dell’arcipelago. In svedese sono i giornali Alandstidningen e Nya Aland, diverse stazioni radio e tv. D’altronde è solo dal 1921 che la Lega delle Nazioni, nonostante una petizione con la quale il 96% dei residenti chiedeva il ricongiungimento con la Svezia, ha sancito la loro appartenenza alla Finlandia, anche se con un alto grado di autonomia, con governo, bandiera, polizia, francobolli ed elezioni proprie. L’Accordo sulle Åland è uno dei pochi casi di disputa territoriale risolto da un forum multilaterale e una delle migliori decisioni internazionali sui diritti di una minoranza.
Se oggi l’economia è in gran parte basata al comparto navale, che rappresenta il 22 per cento del Prodotto nazionale lordo, l’arcipelago è ancora molto legato al mondo rurale e vanta ottimi prodotti come patate, cipolle, asparagi, latte. Ma anche tre milioni di chili di mele all’anno, circa il 62 per cento del totale della produzione finlandese, con 44 produttori che coltivano un’area di 270 ettari, fornendo la materia base del brandy locale, l’Ålvados. Fiore all’occhiello della ristorazione lo Smakbyn del gigantesco Michael Bjorklund, 39 anni, collezionista di porte e fra i migliori chef della Scandinavia, che nel suo ristorante con distilleria a Sund offre anche il meglio di una decina di produttori di cibo organico.
La grandiosa e disarmante bellezza delle Åland è soprattutto nelle piccole isole solitarie sospese su un mare inquieto che morde l’arenaria rossa e schiaffeggia le spiagge, come Kokär, con la sua candida chiesa dal tetto rosso squillante e i resti di un convento francescano, la minuscola Källskär, rifugio di pittori e di anime mute o la rigogliosa Föglö, nei cui fondali marini nel 2010 fu rinvenuta una nave con 162 bottiglie di champagne e cinque di birra risalenti alla prima metà del XIX secolo. L’anno dopo un Veuve Clicquot ritrovato in fondo al mare è stato venduto all’asta per 30mila euro. Per collezione, ma anche per essere gustato. Lo champagne, unico caso al mondo, dopo oltre due secoli è infatti ancora bevibile. Niente di strano. Siamo nella terra dove nulla è quello che sembra. Dove l’isola del tesoro non è sopra, ma sott’acqua. Siamo alle Åland.